La nuova Honda Clarity

Clarity, l'Honda perfetta. Arriva la nuova generazione: grande comfort e facilità di utilizzo

di Mattia Eccheli
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COPENHAGEN - Il domani a idrogeno è vicino, almeno negli Stati Uniti ed in Giappone dove esiste un mercato. Meglio: una micro nicchia di mercato. Negli Usa un costruttore sta collaborando perfino con l’esercito americano per la messa a punto di un veicolo Fuel Cell, ritenuto particolarmente interessante dal punto di vista tattico. In Europa, invece, il domani a idrogeno è solo un po’ meno lontano, se non altro perché è quasi impossibile fare rifornimento. Di sicuro in Italia, dove esiste appena un distributore, a Bolzano. In Germania saranno 50 entro la fine dell’anno ed in Europa dovrebbero diventare 200 prima con il 2019.
 

 

Il domani a idrogeno di Honda è cominciato quasi trent’anni fa. Nell’ambito di alcuni progetti, la casa giapponese ha portato nel Vecchio Continente 10 esemplari della nuova Clarity Fuel Cell, di cui sei con guida a destra. È una presenza ancora simbolica dal punto di vista numerico, ma importante a sostegno della strategia globale di sensibilizzazione. La Clarity Fuel Cell è già stata venduta in circa 400 unità fra Stati Uniti e Giappone e la capacità produttiva di Honda è di 1.000 unità all’anno.

Oltreoceano – dove Honda conta di vendere 75.000 unità entro un paio di anni della gamma Clarity, della quale sono appena state presentate le declinazioni hybrid plug-in ed elettrica – il modello a idrogeno viene offerto in leasing con una formula decisamente appetibile: 2.800 (duemilaottocento) dollari di anticipo, contratto di almeno 3 anni a 369 dollari (trecentosessantanove) di canone mensile ed un “bonus” in idrogeno equivalente a 150.000 chilometri di autonomia. A listino Clarity costerebbe attorno ai 60.000 dollari, un prezzo ben lontano dall’assicurare profitti al costruttore, ancora impegnato in un’opera quasi pionieristica su questo fronte.

La berlina, evoluzione della precedente Clarity, misura oltre 4.9 metri di lunghezza (6 centimetri più di prima) ed offre cinque posti veri e comodi con un peso di 1.840 chilogrammi ed un’autonomia dichiarata vicina ai 700 chilometri, che diventano 500 rispettando il codice della strada.
Nella prova sulle strade pianeggianti attorno alla capitale danese si è rivelata una percorrenza assolutamente possibile, considerando i consumi dei primi 150 chilometri. La velocità massima è di 165 km/h: un’andatura ritenuta soddisfacente per tutti i mercati ad eccezione di quello tedesco, per il quale è possibile che Honda introduca una versione più sofisticata in grado di superare i 200. Ma per il momento si tratta ancora di ipotesi.

Le linee sono “insolite”, per impiegare un eufemismo, soprattutto dal montante B in poi. Ma le forme di Clarity Fuel Cell seguono la funzione. I due serbatoi che contengono l’idrogeno sono piazzati nella parte posteriore, con quello più grande sistemato sotto il divano dietro. La batteria è tra i due assi, mentre il sistema a celle combustibile (che assieme ai serbatoi in alluminio rivestiti di fibra di carbonio incidono per quasi la metà sul costo dell’auto) è stato ottimizzato e posizionato all’anteriore.

I costi di manutenzione dovrebbero essere inferiori a quelli di un’auto alimentata da un motore termico, mentre dal punto di vista della sicurezza, assicura Honda, il livello è lo stesso delle auto tradizionali a benzina o turbodiesel.
Per Honda e per altri costruttori, il domani a idrogeno vale soprattutto per i modelli oltre il segmento C: per le auto più compatte la scelta più razionale è quella elettrica a batterie. La tecnologia Fuel Cell viene giudicata la scelta giusta per le vetture di dimensioni maggiori destinate ad utilizzi su distanze più lunghe. Clarity Fuel Cell si guida come qualsiasi altra auto, rispetto alla quale è molto più silenziosa, rotolamento e fruscii a parte.

Con i suoi 176 cavalli di potenza (300 Nm di coppia) vanta uno spunto interessante, che diventa più brioso quando si opta per la modalità sport, che naturalmente incide sui consumi. La batteria da 30 kW si rigenera quando si rallenta e si frena. La reazione del pedale è insolita: anche quando lo si rilascia, l’auto resta “trattenuta” ancora per qualche istante. Il pieno, se si trova il distributore, si completa in pochi minuti (meno di 5) ed in completa sicurezza con una pressione di 700 bar, ormai il nuovo standard. I sensori rilevano eventuali problemi e bloccano immediatamente il flusso. Tutto molto semplice e veloce.

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Lunedì 14 Agosto 2017 - Ultimo aggiornamento: 15-08-2017 19:19 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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