Il piccolo Toyota Rav4 a tre porte degli anni Novanta

Toyota Rav4, festa di compleanno:
ha 20 anni l'inventore dei Suv compatti

di Giampiero Bottino
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NAGOYA - Ci perdoneranno gli altri numerosi aspiranti che rivendicano l'invenzione, ma a nostro avviso l'onore della primogenitura nel campo dei Suv spetta alla Toyota, che vent'anni fa con il primo Rav4 riscrisse le regole del gioco, spiegando al mondo - sulle ali di un successo strepitoso e inatteso - che i terreni difficili potevano essere affrontati anche con la scocca autoportante di scuola automobilistica e non solo con il robusto, ma più scomodo e rigido, telaio a longheroni tipico dei fuoristrada dell'epoca.


Mezzi che la nuova arrivata, inizialmente accolta con irridente diffidenza dagli appassionati di off-road, spinse irrimediabilmente sul viale del tramonto, visto che oggi anche molti eredi dei fuoristrada duri e puri hanno si sono convertiti alla scocca autoportante che, grazie anche all'apporto di un'elettronica sempre più sofisticata, può affrontare con assoluta disinvoltura i terreni più impegnativi pur garantendo su asfalto un comfort e una guidabilità da automobile di alto livello.

Fu questa versatilità, unita a una carrozzeria morbida e sinuosa priva delle tipiche spigolosità off-road e all'agilità della vettura che nel 1994 debuttò con la versione 3 porte a passo corto, le cui dimensioni hanno anticipato di quasi un ventennio la moda oggi imperante dei cosiddetti «Urban SUV». Un 4x4 compatto, agile e scattante, a proprio agio su qualsiasi terreno, seguito due anni dopo dalla 5 porte lunga 4,10 metri.

Dal punto di vista tecnico, il RAV4 parlava un linguaggio talmente nuovo da apparire persino eretico per i puristi dell'off-road: motore a benzina 2.0, cilindrata contenuta per l'epoca, lunghezza inferiore a 3,7 metri, telaio monoscocca e sospensioni indipendenti, il primo Recreational Active Vehicle 4 ruote motrici (questa la definizione di cui il nome è l'acronimo) aprì di fatto la strada a una categoria di veicoli che ha caratterizzato l'ultimo scorcio della storia dell'auto.

Il prodotto che Toyota presentò al Salone di Ginevra del 1994 per avviarne subito dopo la commercializzazione, rappresentava la risposta a una domanda latente ma reale. Le vendite partirono in maggio - per estendersi il mese successivo a Europa, Africa, Australia e America Latina - con un ritmo iniziale basato su una stima di 4.500 veicoli al mese. Passati i primi 30 giorni e con 8.000 ordini già in cassaforte, si decise di raddoppiare immediatamente la produzione.

Fu la trionfale conclusione di un progetto che, come accade spesso alle idee troppo innovative, ha avuto un iter molto tormentato, ostacolato da forti resistenze interne - molti in Toyota ritenevano improponibile una vettura destinata a inserirsi in un segmento che non esisteva - che arrivarono quasi a indurre il team di sviluppo a gettare la spugna. Per fortuna - loro e del costruttore - l'ipotesi fu quasi subito accantonata.

Le 53.000 unità vendute nel primo anno (parziale) di commercializzazione raddoppiarono l'anno successivo e triplicarono in quello seguente, segnando l'avvio di un'escalation che non ha mai dato segni di rallentamento. Lo scorso anno - quando lil RAV4 si è inserito tra le 20 auto più vendute al mondo - se ne sono consegnate 10 volte di più dell'anno di esordio. E il totale cumulato fino a oggi supera i 5 milioni di unità, di cui 1,3 milioni consegnati alla clientela europea.

La quarta generazione, cambiata nello stile e nella tecnologia, diventata più efficiente grazie a consumi calati mediamente dell'11% rispetto alla precedente, resta protagonista - nonostante di 19 rivali diretti rispetto ai 10 disponibili quattro anni fa - di uno dei pochi segmenti ancora in crescita (+36% dal 2008) del mercato europeo, che nel 2013 ha totalizzato 848.000 vendite, alle quali bisogna aggiungere l'apporto delle 387.000 unità consegnate in Russia.

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Mercoledì 30 Aprile 2014 - Ultimo aggiornamento: 10-05-2014 16:33 | © RIPRODUZIONE RISERVATA