Stabilimento Brembo

Fase2, da Brembo a Pirelli, da Prada a Ferrari, chi fa i test sierologici ai dipendenti

di Roberta Amoruso
  • condividi l'articolo

Da Brembo a Pirelli, da Prada a Ferrari, fino ad aziende più piccole con poche centinaia di dipendenti sono tante le aziende che si sono mossa da sole per pagare di tasca propria, anche senza un protocollo nazionale, i test sierologici ai dipendenti. Per altre, però, è ben più difficile l’impresa per tornare al lavoro con qualche sicurezza in più rispetto a mascherine, termoscanner e distanziamenti. Se è vero, dunque, che per sconfiggere il virus come sostengono gli immunologi, sono necessarie le tre T, “testare”, “tracciare” e “trattare”, allora è possibile che questa Fase2 non sia partita con tutti i presupposti.

Dal 4 maggio sono tornati al lavoro 4,4 milioni di lavorato, ma non tutti sono stati “testati”. Anzi, solo una parte e quasi sempre a carico delle aziende che si sono mosse in autonomia. Una mossa per certi versi anche azzardata, visto che per legge i dipendenti possono essere sottoposti a test sierologici soltanto su base volontaria. Sono ben noti a tutti i limiti dei test che rilevano gli anticorpi del Covid19, non costituiscono affatto da soli una patente di immunità, ma se seguiti da un tampone molecolare qualora il test risulti positivo, allora si può almeno dire che quel lavoratore rischi di meno per sè e per gli altri.

Tra chi ha deciso di muoversi c’è Brembo, che ha appena annunciato il via ai i test sierologici. Sottoporrà 300 dipendenti, tutti volontari e rappresentanti del 10% della forza lavoro dei 7 stabilimenti della provincia di Bergamo, a quattro specifici test per la misurazione del Coronavirus e dei suoi effetti. Si tratterebbe di un kit completo: vi è un tampone di “ingresso” e uno di “uscita” dallo screening, più almeno uno sierologico. Le prove verranno condotte nell’arco delle prossime due-tre settimane e si svolgeranno anche negli stabilimenti di Curno e Mapello, non lontani dal focolaio principale dell’area bergamasca. Già nei giorni scorsi invece è scattata la possibilità di sierologici gratuiti per tutte le aziende lombarde.

Il gruppo MultiMedica annuncia l’avvio di “Mustang Occupation”: “La prima indagine che si occuperà di valutare la prevalenza di anticorpi contro Sars-CoV-2 in una popolazione di lavoratori”. L’obiettivo della ricerca, “partita in questi giorni con l’approvazione del Comitato etico MultiMedica e in partnership con l’università degli Studi di Milano-Bicocca”, è «comprendere meglio la diffusione del virus e quanto l’averlo già contratto protegga da future infezioni». Pirelli, da parte sua, ha programmato dal 4 maggio un rapporto di collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche del Sacco, diretto dal professor Massimo Galli.

L’obiettivo è «verificare, secondo criteri di tipo scientifico, la coerenza delle proprie procedure operative adottate e a definire un protocollo sanitario con esami di screening sierologico rivolti, a scopo preventivo, al proprio personale», ha spiegato la società. Di qui la scelta di un rientro «graduale» dei dipendenti. Nello stabilimento di Settimo Torinese, i livelli produttivi saranno ridotti in considerazione della minore domanda. Nel sito di Bollate - stabilimento che si focalizzerà sul business Velo - nel corso del mese di maggio riprenderanno solo le attività essenziali con una presenza estremamente ridotta.

A Bollate sarà «successivamente implementata la produzione di mascherine, esclusivamente destinate ai dipendenti e alle loro famiglie, permettendo così di azzerare i potenziali rischi di discontinuità nella fornitura da parte di terzi e la conseguente sospensione delle attività industriali». Per il resto il protocollo seguito un po’ in tutte le aziende: tra sanificazione costante, rilevazione temperature, mascherine obbligatorie, e turni di presenza ridotti, con una gestione adeguata al distanziamento dei flussi in ingresso e in uscita e delle aree comuni ( mensa, area break, spogliatoi).

E «in tutti i siti sono previste speciali procedure di emergenza da attivare a fronte di casi sospetti di Covid-19», spiega la nota del gruppo. Anche il gruppo Prada ha riavviato parzialmente l’attività produttiva con un protocollo di sicurezza che, oltre a disporre misure anticontagio negli stabilimenti, prevede di effettuare uno screening sierologico e virale ai dipendenti grazie alla collaborazione con l’ospedale Careggi di Firenze. Applicato ora alle sedi toscane in funzione, spiega l’azienda, sarà esteso nelle prossime settimane presso tutte le sedi italiane. Ai dipendenti sarà effettuato, in locali dedicati e su base mensile, il test sierologico da parte di un’equipe di infermieri specializzati: ai soggetti risultati positivi sarà anche effettuato il test virale, sempre sul posto, e saranno testati anche i familiari.

Nella prima fase Prada stima un totale di circa mille rilevazioni settimanali, ma «a regime il numero sarà decisamente più elevato». Al fine «di acquistare direttamente i materiali senza gravare sugli stock e le forniture della sanità pubblica», Prada ha definito «accordi commerciali con Menarini Diagnostics per la fornitura dei test sierologici rapidi e con un’azienda leader mondiale nel settore della diagnostica molecolare per la fornitura di kit reagenti per gli ospedali». Screening con test sierologico previsto anche per i dipendenti del gruppo Tim che torneranno al lavoro. Mentre il Gruppo Sella ha stipulato una convenzione con il Centro polispecialistico C.D.C. per consentire ai circa 5.000 dipendenti e collaboratori in tutta Italia di effettuare volontariamente il test sierologico.

Un processo già partito per chi è rientrato a lavoro. In questo modo sarà possibile individuare anche eventuali casi asintomatici o di virus in incubazione e adottare prontamente tutte le misure di salvaguardia, sia sul posto di lavoro che in ambito privato, spiega la società: «Grazie al test, infatti, qualora fossero riscontrate tracce di anticorpi indicativi della presenza del coronavirus, il laboratorio procederà immediatamente anche all’analisi del tampone, fatto contestualmente, al fine di accertare la positività o meno al virus».

Stesso iter per lavoratori rientrati a scaglioni di Cnh Industrial e Ferrari. Mentre dopo il lavoratore dello stabilimento Fca di Termoli risultato positivo al test sierologico rapido, il sindacato Soa ha chiesto a Fca e alla Regione Molise di rendere disponibili e liberi i test sierologici e i tamponi per tutti i dipendenti. Riavviata la rilevazione degli anticorpi anche presso lo stabilimento di Taranto di ArcelorMittal dopo lo stop della Asl. La Liguria si è mossa con test rapidi per tutte le aziende che ne hanno fatto richiesta, a partire da Ansaldo Energia.

Il Veneto ha fatto da apripista con gruppi come Tecnostrutture, azienda di Noventa di Piave specializzata nella produzione di travi e pilastri in acciaio. La padovana Maschio Gaspardo, azienda leader nella produzione di macchine per la lavorazione del terreno, è stata invece selezionata per il progetto pilota della Regione Veneto per contenere la diffusione del Coronavirus durante la Fase 2, attraverso la raccolta a campione di informazioni epidemiologiche tra i lavoratori e l’effettuazione degli esami oggi disponibili. Tra le aziende più piccole, anche la bresciana Colosio, dopo aver immesso liquidità anticipando i pagamenti ai fornitori, è ripartita allo stabilimento di Botticino Sera con i test per rilevare gli anticorpi.

Test per tutti i 768 dipendenti, invece, alla Colombini di Roverato, ma anche alla Sio, azienda leader nelle intercettazioni (210 dipendenti). Solo alcuni esempi di aziende che sono organizzate da sole o si stanno organizzando in queste ore, mentre la Fase2 è già avviata. Per altre, oltre alla lotta contro la recession, c’è anche la caccia difficile e comunque costosa del doppio screening, test più tampone, sui dipendenti.
RIPRODUZIONE RISERVATA

  • condividi l'articolo
Mercoledì 6 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 16:43 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
COMMENTA LA NOTIZIA
0 di 0 commenti presenti