La nuova Hyundai i20

Hyundai i20, rivoluzione nel segno della sportività per la compatta coreana

di Giampiero Bottino
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MILANO - Piccole auto crescono. Non solo – e non tanto – in dimensioni, ma in contenuti e comfort. A dimostrazione che la pratica del downsizing coinvolge un crescente numero di clienti disposti a «emigrare» verso vetture più compatte, ma non ad accettare compromessi al ribasso per quanto riguarda comfort, contenuti e sicurezza. 

Di questa evoluzione della specie la terza generazione della Hyundai i20 è specchio fedele, poiché abbina le dimensioni – è lunga 4.040 mm – di un'auto di segmento B a risorse spesso inedite nella categoria come la possibilità di gestire in remoto, tramite il proprio smartphone e una app dedicata – alcune funzioni della vettura alla quale Andrea Crespi, direttore generale della filiale italiana, attribuisce un ruolo strategico visto che va a inserirsi nel segmento numericamente più importante – e proprio per questo più affollato – del mercato italiano nel quale pesa per il 22%, dato che praticamente raddoppia se al conteggio si aggiunge il 21% dei B-Suv, che oggi rappresentano – non solo in Italia – la tipologia di vetture più gettonata dalla clientela.

La piccola Hyundai si presenta con un look completamente rivisitato che porta per la prima volta in Europa il nuovo linguaggio stilistico del marchio, contraddistinto dalla definizione di «Sensualità sportiva». Una sportività che la terza generazione della i20 esprime con le linee aggressive, con la filante silhouette a cuneo e con proporzioni – si è abbassata di 24 mm, allargata di 30 e impercettibilmente allungata di 3 – che le conferiscono una presenza su strada più importante, enfatizzata dalle generose dimensioni (17 pollici) dei cerchi in lega.

L'aria nuova si respira anche nell'abitacolo, ben più spazioso e accogliente (anche per lunghe percorrenze, almeno se si viaggia in quattro) di quanto sarebbe lecito aspettarsi così compatta e caratterizzato dal terzo vetro laterale che, per quanto di ridotte dimensioni, migliora la luminosità dell'ambiente e la visibilità per i passeggeri posteriori. Un'idea originale nel quadro di una nuova architettura che non dimentica i bagagli, i quali possono contare su un vano di 351 litri, 25 in più rispetto alla generazione precedente.

L'attenzione alla qualità appare evidente nella scelta dei materiali e nella cura dei dettagli, fornendo un'ulteriore prova dell'evoluzione di un costruttore ormai pronto a confrontarsi senza complessi anche con il mercato premium nel quadro di una strategia di crescita nella quale la tecnologia ha un ruolo di prima piano. E la nuova i20 lo dimostra con la scenografica parata dei due grandi display da 10,25 pollici, posizionati l'uno accanto all'altro quasi a configurare un unico maxischermo: il quadro strumenti 100% digitale ampiamente configurabile di fronte al guidatore e il display flottante del sistema di infotainment (disponibile in alternativa a quello standard da 8 pollici) al centro della plancia. Un'accoppiata che avvalora l'ambizione della compatta Hyundai di presentarsi sul mercato come una delle vetture più tecnologiche della categoria.

Non basta un look aggressivo a definire la sportività di una vettura. Sul campo – o meglio, sulla strada – la i20 ha dimostrato di meritare la qualifica esibendo un buon dinamismo con entrambe le motorizzazioni disponibili per la prova e cioè le declinazioni da 100 e 120 cv del 3 cilindri 1.0 T-Gdi, il turbo a iniezione diretta di benzina che porta con sé la grande novità della terza generazione: l'elettrificazione, sia pure nella versione «soft» rappresentata dalla tecnologia mild-hybrid a 48 Volt, comunque sufficiente ad alleggerire il lavoro del motore termico, con risultati corroborati dai numeri. Infatti, il meno potente dei 3 cilindri, pur avendo 25 cv in più, consuma 4,1-4,4 litri ogni 100 km contro i 5,6-5,8 del precedente 1.2 aspirato da 75 cv.

Proprio questo motore è l'unico destinato alla commercializzazione in Italia, visto che è in grado di garantire a un costo più contenuto performance più che adeguate a una vettura destinata comunque a un impiego prevalentemente urbano, seppur capace di affrontare senza problemi e senza sacrifici in termini di comfort anche le lunghe percorrenze, con buone medie (la velocità massima è di 188 km orari) ed eccellenti prestazioni «ecologiche» soprattutto quando la vettura è equipaggiata con il nuovo cambio manuale 6iMT a 6 marce (alternativo alla trasmissione automatica doppia frizione Dct7 a 7 rapporti che riduce la velicotà massima di 3 km orari) che quando si rilascia l'acceleratore disaccoppia il motore consentendo di viaggiare in modalità veleggiamento e azzerando praticamente i consumi secondo due modalità di funzionamento: motore acceso in folle o motore spento.

Nel listino italiano la nuova i20 è presente con gli allestimenti denominati Connectlive e Bose, dal nome del raffinato impianto audio che rappresenta un altro dei «vanti» tecnologici esclusivi della piccola Hyundai nella categoria di appartenenza. Il prezzo delle due versioni parte rispettivamente da 19.150 e da 21.400 euro (da 22.600 sei si opta per il cambio Dct7). Alla base dell'offerta resta sempre il 4 cilindri 1.2 aspirato che è stato aggiornato e potenziato a 84 cv. Il prezzo parte da 16.950 euro (allestimento Connectline). Solo 100 in più rispetto all'analogo modello precedente, a fronte di un vantaggio cliente di 1.400 euro che rappresentano il valore degli equipaggiamenti aggiuntivi calcolati separatamente.

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Martedì 19 Gennaio 2021 - Ultimo aggiornamento: 21-01-2021 08:20 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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