Lo strappo di Altavilla apre una breccia nel gruppo

Fca, lo strappo di Altavilla apre una breccia nel gruppo

di Giorgio Ursicino
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Si complica lo scenario per Fca che è stata protagonista di un grande rilancio potendo contare su un leader «illuminato», ma anche su una squadra solida e stabile. Perso Sergio Marchionne, colpito da un male che in poche settimane ha piegato il suo straordinario vigore, l'azienda automobilistica controllata da Exor è costretta a rinunciare ad un secondo tassello importante, un altro italiano, Alfredo Altavilla. Il manager pugliese di grande esperienza ricopriva incarichi di elevata responsabilità, tanto da essere inserito più o meno da tutti nella short list degli eredi di Marchionne. La scelta è andata invece in una direzione diversa e Altavilla ha deciso di lasciare.
Negli ambienti torinesi si respira l'atmosfera di un forte strappo. Il responsabile delle attività europee, come è lecito, aveva delle aspettative. Forse aveva ricevuto qualche promessa. Fatto sta che ha ritenuto non più interessante proseguire l'avventura in una galassia che era stata anche la sua famiglia.

LUNGO CORSO
Altavilla era infatti entrato nell'orbita del Lingotto subito dopo aver terminato gli studi quasi trent'anni fa, occupando via via poltrone di maggior rilievo nelle varie aziende del gruppo con incarichi strategici anche e soprattutto nello scacchiere internazionale. Un'esperienza che lo rendeva sicuramente un profilo adatto a prendere il posto di Marchionne. Va detto che Altavilla aveva più volte ricevuto offerte importanti e alcune potrebbe ancora averle in portafoglio. Per esempio, si era parlato di lui per la guida dell'ex Finmeccanica, ma il suo nome è stato accostato anche alle FS; attualmente è membro del board di Tim in quota Elliot.
Sia come sia è evidente che Altavilla con l'uscita di scena del suo capo, che nessuno pensava potesse avvenire in un modo tanto traumatico, ambiva ad un percorso di crescita. Dal fronte aziendale nessun commento, ma trapela una certa sorpresa per la rapidità della sua decisione in un momento in cui Fca ha bisogno di supporto e di continuità. Insomma, quasi fossero due amanti delusi.

C'erano i margini per trattenere Altavilla o per come si era messo lo scenario il divorzio era inevitabile? Com'è facile immaginare, la situazione che ha dovuto affrontare con grande rapidità John Elkann non era affatto semplice. Tutti sapevano che l'uscita di scena del lider maximo avrebbe potuto creare turbolenze, ma la repentinità con cui è avvenuta ha complicato ulteriormente lo scenario.

IL PERCORSO
Il percorso che il nipote dell'Avvocato e il manager italo-canadese avevano intrapreso per designare il nuovo capo di Fiat Chrysler non era infatti ancora concluso, mentre l'assetto del dopo Marchionne in Ferrari forse non era stato nemmeno ipotizzato visto che l'ex presidente sarebbe dovuto rimanere al comando fino al 2021. In qualche modo andavano chiarite alcune situazioni per evitare eventuali strappi, ma non c'è stato il tempo per farlo. La scelta di Manley alla guida di Fca era quasi obbligata per assecondare la parte americana del gruppo che resta la più rilevante per fatturato e profitti. Altavilla, però, oltre a mantenere il suo importante ruolo, si sarebbe forse accontentato della nomina a presidente della Ferrari, poltrona che invece John Elkann ha preferito tenere per sé. In ogni caso è una perdita importante, soprattutto per salvaguardare l'italianità di Fca che prima era garantita in prima persona da Marchionne, l'unico per carisma e trascorsi a poter impersonificare le due anime, quella americana e quella tricolore.

LE RESPONSABILITÀ
Altavilla era entrato in Fiat nel 1990 e si era subito occupato delle relazioni internazionali; negli anni successivi si era occupato dell'ufficio di Pechino e delle attività in Asia. Già prima dell'arrivo di Marchionne era il responsabile della divisione Sviluppo del Business e delle Alleanze ed aveva seguito da vicino la partnership con la General Motors. Fra gli altri incarichi importanti, la guida dell'Iveco (dal 2010 al 2012), quella della Powertrain e della joint venture in Turchia con la Tofas. Negli ultimi anni si era occupato con una crescente autonomia man mano concessa da Marchionne di tutte le attività della regione Emea, seguendo la profonda riorganizzazione del network industriale, le relazioni con i sindacati e le operazioni commerciali. Era riuscito a riportare i conti in attivo nel continente dove il mercato automobilistico è più competitivo e difficile. Sostituirlo non sarà certamente facile.

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Martedì 24 Luglio 2018 - Ultimo aggiornamento: 25-07-2018 12:13 | © RIPRODUZIONE RISERVATA