Un disegno del più celebre duello della Formula 1: Villeneuve e Arnoux a Digione nel 1979

A Modena sfila la storia della F1:
duello di un mondo che non c'è più

di Giorgio Ursicino
  • condividi l'articolo

ROMA - Rossa e gialla. Una affianco all’altra. Bellissime. Con un semplice click sarà possibile sintetizzare l’intera storia della Formula 1. Il 3 maggio nella “Casa Natale Enzo Ferrari” a Modena sarà inaugurata la mostra “Grand Prix” e fra le 17 bellissime monoposto esposte per festeggiare l’anno di attività ci saranno anche i capolavori che il primo luglio del 1979 sui saliscendi del circuito di Digione, mandarono in delirio gli appassionati di tutti i continenti.

Un gran premio leggendario. Un tuffo nel recente passato di un’atmosfera ormai sconosciuta. Negli ultimi giri del Gran Premio di Francia, la Ferrari 312 T4 di Gilles Villeneuve e la Renault R11 di René Arnoux si ritrovarono affiancate. In testa c’era l’altra Renault di Jean Pierre Jabouille che stava portando per la prima volta in trionfo un bolide con motore turbo davanti alla Rossa del canadese che cercava di difendere la piazza d’onore dagli attacchi di Arnoux. Sfruttando la maggior potenza del suo V6 sovralimentato, René affianca Gilles sul rettilineo del traguardo e lo passa nonostante il ferrarista, con una staccata mostruosa, percorra tutta all’esterno la lunga prima curva.

Il duello dei duelli.
I giochi sembrano fatti, la Renault allunga con decisione, Gilles dà l’impressione di arrendersi. Sul dritto davanti a box, invece, Villeneuve si butta all’interno e, con una frenata a ruote inchiodate, si riprende la posizione. Al giro successivo, all’inizio della tornata finale, Arnoux ripassa all’interno ma Gilles, coperto dal fumo dei suoi pneumatici inchiodati, non molla. Fanno tre curve affiancati, un mix di coraggio e follia, determinazione e reciproca fiducia. Basta nulla per agganciarsi e finire fuori pista, magari in mezzo al pubblico. A metà giro è in testa il francese, alla curva successiva ripassa il canadese che sul traguardo precede di pochi millesimi l’amico rivale. Il vincitore, che pur aveva scritto una pagina di storia, passa del tutto inosservato, l’entusiasmante duello faceva entrare nella leggenda il piccolo pupillo di Enzo Ferrari (era altomenodi un metro e 60 e pesava appena 50 chili). Storie parallele quelle di Gilles e René protagonisti perfetti di una Formula 1 vicina, ma che non esiste più. Piloti che si allenavano solo guidando (oggi vedono le macchine solo durante i gran premi), non conoscevano la palestra, amavano il fumo e le belle donne.

Due idoli dei tifosi.
Gilles era nato nel ’50, René nel ’48. Villeneuve fu chiamato dal Drake a Maranello per sostituire Niki Lauda alla fine del ’77, Arnoux passò al Cavallino nel 1983, l’anno successivo la terribile fine di Gilles deceduto in un agghiacciante incidente durante le prove del GP del Belgio del 1982. Nessuno dei due è diventato campione del mondo e anche i loro palmares non sono affatto impressionanti. Gilles ha corso 68 gare e ne ha vinte 6, René ha trionfato solo una volta in più, ma ha dovuto partecipare a 164 gran premi. Per non essere più dimenticati, però, gli sono bastati solo tre giri. Rivivere quella sfida mette in risalto quanto velocemente sia passato il tempo in Formula 1, uno sport nato fra lacrime e sangue che negli anni è diventato incredibilmente sicuro. Delle gesta eroiche di Nuvolari, che spegneva i fari nella notte e o arrivava al traguardo con una chiave inglese al posto del volante, è rimasto ben poco.

Un mondo che non c’è più.
Tute, cinture, caschi, tutto è diventato spaziale, con le scocche delle monoposto in carbonio indistruttibili, in grado di resistere ad incidenti contro il muro anche a 300 km/h. Sono cambiati i materiali, la tecnologia, gli ingegneri, ma è profondamente diversa anche la filosofia con cui si affrontano le gare e le regole che le governano. Il sorpasso mozzafiato di Vettel a Webber a pochi centimetri dal muretto dei box pochi giorni fa in Malesia è solo un’eccezione (Sebastian ha infranto gli ordini di scuderia), il codice che regola il comportamento dei piloti al volante limita la fantasia e l’improvvisazione. In rettilineo si può cambiare linea una volta soltanto, impossibile difendersi dagli attacchi facendo a ruotate.

Regole molto diverse.
Durante una gara sono numerose le penalizzazioni: passaggi in corsia box, secondi da sommare in classifica, posizioni perse nella griglia di partenza della gara successiva. Tutto è controllato dalla direzione corsa dove c’è sempre anche un ex pilota. I campioni stessi guidano con prudenza fuori dalle piste (un tempo non era così, le corse continuavano su strada), sono ambasciatori della Fia o dei grandi costruttori per la sicurezza stradale. L’ultimo esempio è quello di Schumacher: ora si occupa dello sviluppo dei dispositivi di aiuto alla guida per la Mercedes che lo ha appiedato in Formula 1.

  • condividi l'articolo
Mercoledì 24 Aprile 2013 - Ultimo aggiornamento: 23-05-2013 14:36 | © RIPRODUZIONE RISERVATA