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WOLFSBURG - Un po’ Eurodisney, un po’ Cape Canaveral. Un mix motoristico di emozione e razionalità che profuma di storia e di tecnologia. Fino a qualche tempo fa nessuno avrebbe immaginato che la piccola città tedesca nata solo 1938 intorno alla grande stabilimento del Maggiolino potesse valere un viaggio. Invece oggi oltre due milioni di persone l’anno visitano Autostadt, il parco automobilistico più grande del pianeta che, fra ruscelli, laghetti e torri vetrate, ospita i padiglioni dei 12 marchi dell’Impero, compreso quello Porsche appena inaugurato.
Autostadt la città dell'auto più grande del mondo. Ogni 12 mesi mezzo milione di clienti arriva per ritirare la propria Volkswagen appena uscita dalle linee dell’impianto di auto più grande e più avanzato del mondo. Oltre 50 mila dei poco più di centomila abitanti di Wolfsburg lavorano alla Volkswagen. Gli altri lavorano per la Volkswagen. Unica al mondo fra i giganti dell’auto la casa tedesca ha il quartier generale a pochi metri dallo storico impianto del Maggiolino dove sono nate anche tutte le Golf.
Prima il Maggiolino poi sette Golf. Dal maggiolino alla GolfLa fabbrica che opera su tre turni sforna 800 mila vetture l’anno, ma a Wolfsburg ci sono anche 12 mila fra ingegneri e tecnici che progettano i 5 milioni di Volkswagen vendute ogni anno in tutti i continenti e coordinano il lavoro dei centri tecnici degli altri marchi. I dipendenti continuano a crescere e anche la pattuglia italiana è importante e qualificata. Il grande stabilimento ha seguito le orme dei suoi gioielli (il Maggiolino prima e la Golf dopo): sempre uguale sempre diverso, è riuscito a conservare intatto il suo fascino, rinnovandosi profondamente per restare all’avanguardia.
Stampaggio, un'azienda nell'azienda. Con l’arrivo della Golf 7 i cambiamenti sono stati radicali poiché la vettura è realizzata con una tecnica di produzione mai vista in precedenza. Wolfsburg ha chiaramente tutte aree di un impianto completo (stampaggio, lastratura, verniciatura e assemblaggio), ma in più vanta una divisione (un’azienda nell’azienda) che si occupa di progettare e realizzare gli stampi di tutti i modelli per tutti i 23 stabilimenti (su un totale di 94) Volkswagen nel mondo che hanno il reparto resse. Questa divisione da sola ha 2.500 addetti (1.268 a Wolfsburg) e fattura 800 milioni l’anno, per gli stampi della Golf 7 ha investito 160 milioni, realizzando i 50 stampi a freddo e i 25 a caldo (mediamente pesano 40 tonnellate ciascuno). Per modellare gli stampi in acciaio nelle forme più complesse ci sono delle frese speciali, una delle quali (quella di rifinitura) è unica al mondo, in calcestruzzo armato, in grado di garantire una precisione al centesimo di millimetro.
Lamiere lavorate a caldo. La grande novità che la Golf 7 introduce sono proprio le lamiere stampate a caldo (oltre alla saldatura laser «ad onda»). Davanti alle gigantesche presse (la più moderna spinge fino a 7.700 tonnellate, il peso di quasi settemila Golf, la più antica fu scambiata negli anni ’80 con 10 mila Golf spedite nella vecchia DDR) sono stati realizzati 4 forni lunghi 23 metri e ciascuno alimentato da 20 bruciatori a metano. Prima di essere pressate le lamiere di acciaio ad altissima resistenza vengono portate a 950 gradi, poi in 5 secondi e mezzo raffreddate a 180 grazie ai duemila litri di acqua la minuto che scorrono negli stampi. Un procedimento complesso, ma attualmente non c’è nulla per realizzare una scocca più robusta e leggera.