Spagna, Nissan chiuderà gli impianti di Barcellona: 3mila dipendenti senza lavoro

Spagna, Nissan chiuderà gli impianti di Barcellona: 3mila dipendenti senza lavoro

di Elena Marisol Brandolini
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L’annuncio dal Giappone è arrivato lo scorso 28 maggio: Nissan chiuderà entro la fine dell’anno i suoi impianti di Barcellona, una soluzione che lascia senza lavoro 3.000 persone più altre 20.000 nell’indotto e il cui costo per l’impresa oscillerebbe tra i 600 milioni e oltre un miliardo di euro. Una decisione che non dipende dalla crisi sanitaria ma dalle recenti perdite finanziarie del gruppo; ma la mobilitazione che comincia quel giorno e promette di durare il tempo necessario, è la prima vera manifestazione di disagio sociale post-pandemica in Spagna.
«É la decisione politica di corto respiro di un’impresa che prova a dare un messaggio ai mercati secondo cui la riduzione della produzione ne riduce la spesa fissa», sostiene Javier Pacheco, segretario di CCOO de Catalunya e dipendente dello stabilimento di Nissan della Zona Franca. Nell’alleanza per spartirsi il mercato internazionale dell’auto tra Nissan, Mitsubishi e Renault, Renault controlla il mercato europeo. E allora, continua Pacheco, con l’avvio del processo per la mobilità sostenibile in Europa «l’alleanza Nissan Renault deve essere per gli impianti di Barcellona una opportunità per favorire questa trasformazione».

«L’obiettivo della lotta, quindi, è orientare la decisione dell’impresa per evitare la chiusura. E Renault, principale azionista di Nissan, non può permettersi di prescindere da Barcellona per ragioni strategiche». La pandemia da Covid 19 ha colpito specialmente i settori del turismo e del commercio e per quanto riguarda l’industria il manifatturiero, che nel mondo impiega 463 milioni di lavoratori, con una riduzione considerevole della domanda in settori come quello dell’auto. In Spagna, il settore dell’auto contribuisce per il 10% al Pil nazionale, rappresenta il 9% della popolazione attiva (650.000 occupati diretti e due milioni indiretti), il 19% delle esportazioni e il 12% dell’investimento in ricerca e innovazione. La produzione di veicoli è caduta nello scorso mese di aprile ai minimi storici, per la chiusura di tutte le attività produttive non necessarie, così come le esportazioni del settore (-98%).

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Le immatricolazioni sono precipitate in aprile del 96,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Secondo un’indagine Ipsos, gli spagnoli sarebbero i meno disponibili, in Europa, ad acquistare una macchina nel prossimo periodo, per ragioni finanziarie; mentre chi lo fa, sarebbe mosso dalla ricerca di una maggior sicurezza e protezione. Per rilanciare il settore, il governo spagnolo, sostenuto dai sindacati e dalle associazioni dell’industria dell’automobile, ha approvato un “Piano d’impulso alla catena idustriale dell’industria dell’automobile, verso una mobilità sostenibile e connessa”. Un progetto che contiene misure di carattere economico, fiscale, normativo, di formazione professionale e di acquisto sostenibile, dotato di un bilancio di 3 milardi e 750 milioni di euro. Di cui la maggior parte destinata a investimenti (2 miliardi e 650 milioni), 415 milioni alla ricerca, 95 alla formazione professionale, 100 milioni per favorire la mobilità elettrica e sostenibile e 250 milioni per incentivare il rinnovo del parco macchine. L’obiettivo dell’industria spagnola dell’automobile è arrivare al 2030 con una produzione annua di veicoli elettrici tra le 700.000 e le 800.000 unità.
 

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Domenica 28 Giugno 2020 - Ultimo aggiornamento: 02-07-2020 10:04 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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