
Nissan, magie a Cranfield: la guida autonoma è realtà. C’è una Leaf che viaggia tranquillamente da sola

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CRANFIELD - La ricerca non si può fermare anche quando sembra che tempo, energie e denaro investiti non producono una rivoluzione proporzionata agli sforzi. E se parliamo di guida autonoma, è da più di un decennio che sembra di inseguire il Santo Graal senza mai individuarne davvero il nascondiglio. Ricordiamo perfettamente, era il 2013, quando l’allora n.1 di Nissan (e Renault) Carlos Ghosn - il manager della fuga in Libano dalla prigione di Tokyo - in California ci mostrò il primo prototipo di Nissan Leaf senza conducente. E gli sforzi di tutti i Costruttori, poco tempo dopo, fecero sbilanciare molti analisti nel predire l’avvento di una guida autonoma globale nel 2020.
Certo, non potevano prevedere l’epidemia mondiale di Covid e la successiva crisi. Sta di fatto che oggi la guida autonoma sembra vagare ancora lì, nel limbo di un “vorrei ma non posso”. E, aggiungiamo noi, chissà quando si potrà. Perché la realtà non confessata apertamente è che molte Case sarebbero pronte già oggi a mettere su strada i loro veicoli a guida autonoma. A non essere pronte sono la maggior parte delle città del mondo, per la mancanza delle infrastrutture necessarie a consentire alla vetture di gestire tutte le infinite variabili che si possono verificare. Quindi è meglio evitare previsioni. E la dimostrazione di tutto questo arriva, non a caso, proprio da Nissan, uno dei brand pionieri della guida autonoma, che nei giorni scorsi ha voluto fare una sorta di bilancio dell’immenso lavoro svolto negli ultimi 8 anni. Un’attività concentrata nel Regno Unito a Cranfield, Contea del Befordshire a quasi due ore da Londra, dove è stato realizzato il polo tecnologico e ingegneristico più avanzato di Nissan in Europa. Insomma, la risposta del vecchio Continente all’Autopilot di Tesla e ai robotaxi di Waymo Google già operanti a Los Angeles, San Francisco, Phoenix e Austin. E che come primo, concreto risultato ha annunciato per il 2027 il varo di una flotta di robotaxi per il servizio Easy Rider a Yokohama in Giappone. Ma prima di arrivare a questa decisione il progetto ha vissuto tre fasi. La prima dal 2017 al 2020, definita “Human Drive” con test per la guida autonoma in autostrada; la seconda dal 2020 al 2023, “ServCity” per quella relativa alla mobilità cittadina e infine 2023-2025 “evolvAD” per la guida senza conducente in zone rurali.
Parliamo nel dettaglio di 25.000 chilometri complessivi di test senza nemmeno un incidente, come dichiarato dagli ingegneri Nissan. Vetture che hanno girato in lungo e largo, giorno e notte, dotate com’erano di 15 telecamere, 1 radar, 6 lidar (4 a lungo raggio, 2 per misure l’ampiezza). Mille occhi per consentire alla vettura di procedere da sola. Il tutto con un investimento generale di 28 milioni di sterline, circa 33 milioni di euro. Uno sforzo enorme che Nissan ha compiuto anche grazie al sostegno del Governo britannico (tramite il fondo Intelligent Mobility, amministrato dal Centre for Connected and Autonomous Vehicles e gestito dall’agenzia per l’innovazione del Regno Unito, Innovate UK) e ad altri quattro partner industriali come Connected Places Catapult, Humanising Autonomy, SBD Automotive e TRL, uniti in un consorzio. E, a giudicare dal risultato pratico, si è trattato di soldi spesi bene. Perché i progressi sono evidenti, per non dire stupefacenti.
La Nissan Leaf sulla quale siamo saliti a bordo infatti esce dal centro Nissan di Cranfield fermandosi da sola allo stop - sotto lo sguardo attento dell’ingegnere che per legge deve essere in grado di intervenire tramite un pulsante giallo per riprendere il controllo della vettura in caso di emergenza - e quando prova a immettersi nella rotonda si ferma di nuovo per il sopraggiungere di una vettura ad alta velocità. Come se non bastasse, nel percorso effettuato ha cominciato a marciare a quasi 100 km/h entro i limiti previsti (60 miglia orarie), senza la minima incertezza anche quando nell’altro senso provenivano vetture e TIR a velocità sostenuta. Addirittura accostando solo un po’ di più verso il margine della strada per evitare qualsiasi tipo di inconveniente. Sicurezza totale figlia di un numero preciso: «Ormai - spiega l’ing. Nirav Shah - abbiamo testato il 95% delle situazioni che possono accadere in strada». Appunto, le auto sono pronte per la guida autonoma. A quando le infrastrutture?