Il cruscotto di un prototipo Opel a Russelsheim

Opel Tech Day, ricerca e sviluppo favoriscono l’integrazione in PSA. Focus su elettrico, ibrido e idrogeno

di Sergio Troise
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RUSSELSHEIM - La gente comune, quella che con semplicità si avvicina all’acquisto di un’auto informandosi del prezzo, delle possibilità di permuta, della convenienza dei finanziamenti e, tutt’al più, dei consumi e delle emissioni, raramente è a conoscenza di cosa ci sia dietro un marchio automobilistico: chi ne controlli la proprietà, dove nascano i progetti, dove vengano prodotti i vari modelli. E’ molto probabile, dunque, che non tutti sappiano che la Opel, storico marchio tedesco nato 90 anni fa da una costola dell’americana General Motors, sia entrato a far parte, da poco più di un anno, della famiglia francese PSA (Peugeot-Citroen-DS).

A Russelsheim, sede storica di Opel a due passi da Francoforte, il passaggio dalla proprietà americana a quella francese ha provocato un’autentica rivoluzione. Tuttavia l’alleanza franco-tedesca ha contribuito a formare il secondo gruppo automobilistico europeo e a dare corpo ad ambiziosi progetti comuni. Progetti illustrati con dovizia di particolari nel corso di un Tech-Day definibile come “la giornata dell’orgoglio tedesco”, tanti sono stati l’enfasi e lo spiegamento di forze con cui il Ceo del Centro Tecnico di Rüsselsheim Michael Loscheller e il suo management hanno presentato i programmi di lavoro e l’impegno nelle attività di ricerca e sviluppo concordate con PSA.

L’obiettivo finale è fare della Opel una marca elettrica, globale e capace di produrre utili (almeno il 2% entro il 2020, il 6% entro il 2026). Come avverrà tutto ciò? Seguendo una road map che razionalizza la distribuzione dei compiti, valorizzando le specifiche competenze.

Ai tedeschi, tanto per cominciare, è stata affidata la responsabilità globale dello sviluppo della prossima generazione di motori benzina ad elevata efficienza per tutti i marchi del gruppo (Peugeot, Citroën, DS, Opel e Vauxhall). Particolare importante: la prossima generazione di motori 4 cilindri sarà ottimizzata per funzionare in abbinamento ai motori elettrici e sarà utilizzata nel sistema di trazione dei veicoli ibridi.

Nel 2021 il 50% della gamma del Gruppo PSA avrà una versione elettrica (BEV o PHEV); nel 2023 si raggiungerà l’80% e nel 2025 il 100%. L'introduzione di modelli mild hybrid inizierà nel 2022. Inoltre il Centro Tecnico di Rüsselsheim sta lavorando intensamente sulle celle a combustibile per veicoli elettrici alimentati a idrogeno che dovranno avere una autonomia di circa 500 km e potranno essere ricaricati in meno di tre minuti.

Già nel 2020 dovrebbero essere sul mercato quattro modelli elettrici, incluse Ampera-e e Grandland X in versione ibrida plug-in. E non mancherà, entro il 2021, una Corsa a emissioni zero, mentre un anno prima è prevista la nuova Corsa con motorizzazione tradizionale che sarà costruita nello stabilimento spagnolo di Saragozza. Grazie all’uso della piattaforma CMP condivisa con i francesi, Opel stima di risparmiare per la Corsa fino al 50% dei costi di produzione rispetto a quelli sostenuti per il modello oggi in listino. Chissà che non venga fuori anche un listino imbattibile…

Uno degli obiettivi principali del piano è rispettare il limite di 95 grammi di CO2 fissato dalla Ue per il 2020. “Il Gruppo PSA – ha dichiarato Lohscheller - intende assumere un ruolo guida nella riduzione delle emissioni, non solo perché lo richiedono le autorità, ma anche perché se lo aspettano i clienti”. Perciò la gamma Opel sta passando rapidamente alle piattaforme efficienti, flessibili ed elettrificabili di PSA.

Al team ingegneristico di Rüsselsheim è stato affidato anche lo sviluppo dei veicoli commerciali leggeri (LCV) per l’intero gruppo. Ai tedeschi restano affidati 15 centri di competenza, in testa quello per lo sviluppo delle celle a combustibile a idrogeno, ma anche quello per i motori a gas (Gpl e metano), settore nel quale Opel ha acquisito molta esperienza. Stesso discorso per la progettazione dei sedili, per i fari di nuova generazione e per i cambi manuali.

Secondo le informazioni fornite da Christian Muller, che a Russelsheim è responsabile di “Engineering & Quality”, «la nuova generazione di motori sarà utilizzata per tutti i marchi di PSA Groupe in Cina, in Europa e in Nord America, e rispetterà le future norme antinquinamento di tutti questi mercati».

Le motorizzazioni saranno dotate di tecnologie all’avanguardia come l’iniezione diretta, il turbo e le valvole a fasatura variabile. «Qui a Rüsselsheim – ha tenuto a ricordare Muller - abbiamo già avuto la responsabilità globale dello sviluppo di alcuni motori quando facevamo parte di GM; ora, con la realizzazione della nuova generazione di motori benzina a quattro cilindri potremo sfruttare una delle nostre principali competenze, ovvero l’iniezione diretta, che abbinata alle tecnologie ibride consoliderà la già forte posizione di PSA nella riduzione delle emissioni di CO2».

Ciò detto, vale la pena ricordare che gli ingegneri tedeschi stanno sviluppando la nuova generazione di motori sulla base delle attuali unità quattro cilindri PureTech di PSA, motori in alluminio con una cilindrata di 1.6 litri, che già si distinguono per l’elevata efficienza. «Formeremo così la seconda famiglia di motori benzina di PSA a partire dal 2022, accanto ai noti tre cilindri PureTech turbo che hanno appena conquistato il titolo di “Motore dell’Anno” per la quarta volta consecutiva» è stato ricordato dai tecnici tedeschi.

I valori dell’integrazione tra le due realtà ritrovatesi sotto lo stesso tetto emergono anche da altri aspetti. Uno di questi è legato – come accennato - allo sviluppo delle tecnologie d’illuminazione, settore nel quale Opel aveva accumulato, già prima dell’acquisizione, notevole esperienza, sviluppando in proprio i proiettori a matrice di Led (venduti col nome di IntelliLux). Discorso simile per i sedili certificati da Agr (Aktion Gesunder Rücken), ente indipendente tedesco nel quale operano medici, esperti di ergonomia e posturologia.

A queste competenze se ne aggiungeranno altre, in buona parte legate ai processi di progettazione e produzione, a partire, come detto, dalle celle a combustibile per l’auto elettrica a idrogeno, filone battuto da molti anni in casa Opel (già nel 2000 fu presentato un primo prototipo marciante), tanto da essere stati i primi a sperimentare il funzionamento dell’impianto di ricarica con pressione a 700 Bar. Sul fronte dell’ibrido, invece, è certo che Opel produrrà in Germania una versione plug-in della Grandland X, partendo dalla base del nuovo motore 1.6 a benzina.

L’innovazione e l’integrazione tra le competenze francesi e quelle tedesche sono governate da un piano che mette insieme i rispettivi punti di forza, creando sinergie e liberando tutto il potenziale dei propri marchi. In questo contesto l’Engineering Center di Rüsselsheim assume un ruolo particolarmente significativo: porta infatti i tipici punti di forza di Opel nella rete di sviluppo globale, tra cui l’esperienza nella realizzazione di telai sportivi progettati per affrontare le alte velocità sulle autobahn tedesche, la capacità di adattamento dei veicoli al mercato statunitense e altri “valori aggiunti” come le succitate capacità nella realizzazione di sedili ergonomici e fari all’avanguardia.

Voce chiave di questo piano ambizioso è la semplificazione. La base di partenza di tutte le operazioni condivise sarà dunque l’impiego delle due piattaforme modulari: la CMP per le piccole e la EMP2 per le compatte e le medie. Dai due pianali nasceranno 26 modelli, un progresso enorme rispetto a 9 per 13 modelli, com’era al tempo della GM. Discorso simile per le famiglie di motori, che passeranno da 10 a 2!

«Grazie all’uso congiunto delle piattaforme risparmieremo tra il 20 e il 50% dei costi di sviluppo di ogni nuovo modello Opel/Vauxhall», ha spiegato Michael Lohscheller. E ancora: su queste piattaforme modulari si potranno sviluppare diverse versioni per i vari segmenti e per i diversi mercati internazionali e sarà possibile realizzare vetture due volumi e berline a quattro e cinque porte, station wagon, furgoni, Suv, decappottabili e coupé.

La forte spinta sulle sinergie può sollevare qualche dubbio sulla personalità dei modelli del futuro e sulla capacità di distinguere i prodotti tedeschi da quelli francesi. Ma a Russelsheim non hanno dubbi: «La qualità tedesca sarà preservata anche nelle doti stradali. Dallo sterzo alla stabilità e alla tenuta di strada, forgiate ad alte velocità sulle autobahn, i modelli costruiti in Germania avranno qualcosa di diverso da quelli francesi, punteremo sulla solidità di guida tedesca rispetto al comfort transalpino» dicono i tecnici Opel. E ancora: «Hardware, software, la scelta dei moduli, i diversi assetti, le tarature, tutto ci aiuta a immettere il carattere specifico del marchio in ogni vettura e ci permette inoltre di proteggere e sviluppare ulteriormente il nostro DNA e di far sì che una Opel si comporti da Opel», ha dichiarato Christian Müller, direttore dell’Engineering del marchio tedesco.

Anche il design avrà un ruolo importante. Tanto che Mark Adams, numero 1 dello stile Opel, ha tenuto a dire che «avrà una funzione risolutiva». E per dare credibilità al progetto, ha illustrato il fotogramma di un prototipo (probabilmente quello della futura GT Opel Cocept) che prefigura il nuovo corso stilistico della casa del fulmine. “L’elevata versatilità delle piattaforme CMP ed EMP2 - ha aggiunto Adams - permette a noi designer di godere di tantissima libertà. Possiamo creare proporzioni armoniose e una gamma emozionante di veicoli che esprime tutto il carattere del nostro marchio”.

I sistemi di assistenza alla guida e gli apparati d’infotainment pure fanno parte dei progetti d’integrazione. L’obiettivo è sfruttare al meglio l’esperienza di cui gode Opel, che da tempo dispone di impianti di simulazione utili per svolgere test e accelerare i tempi di sviluppo delle nuove tecnologie. Basti dire, in proposito, che i produttori di smartphone rinnovano i loro dispositivi nel giro di un anno e il cliente vuole ovviamente che i due sistemi siano in grado di comunicare senza problemi. Questa differenza di tempi può essere ridotta al minimo solo con la “test automation”, novità che contribuirà significativamente anche alla validazione della guida autonoma, altro campo d’innovazione sul quale i tedeschi sono impegnati in prima linea all’interno della famiglia PSA.

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Martedì 19 Giugno 2018 - Ultimo aggiornamento: 20-06-2018 17:26 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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