La Polestar 2

Polestar sbarca in Italia con la “2”. Eleganza, sportività e sostenibilità sono il biglietto da visita della “costola elettrica” di Volvo

di Giampiero Bottino
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Eleganza, sportività, sostenibilità. Potrebbe essere il biglietto da visita di Polestar, la “costola elettrica” di Volvo che al momento è il brand più giovane del sempre più affollato panorama automobilistico mondiale e che – proponendosi con una gamma totalmente ed esclusivamente a elettroni – anticipa il futuro del gruppo svedese integrato nella galassia del colosso cinese Geely. Volvo ha infatti annunciato l’addio alla propulsione termica entro il 2030 per diventare il primo – e a quell’epoca probabilmente l’unico – protagonista storico del settore a presentarsi su tutti i mercati in cui opera solo con vetture 100% elettriche. 

Una sorta di “antipasto” all’azzeramento dell’impatto climatico programmato per il 2040, nel segno di un’attenzione alla sostenibilità alla quale Goteborg attribuisce un’importanza paragonabile a quella riservata alla sicurezza, suo storico cavallo di battaglia.

Inizialmente diffuso nei Paesi in cui l’elettrificazione ha trovato un terreno più fertile in termini di sostegni governativi e presenza di infrastrutture di ricarica (in Europa soprattutto i Paesi del Nord), il nuovo brand sbarca in Italia con la Polestar 2 il cui look, ispirato alla fluida e razionale essenzialità dello stile scandinavo che si ritrova anche nel raffinato abitacolo, evidenzia le fattezze di una coupé a 5 porte che promette prestazioni importanti, ma senza bisogno di sacrificare il comfort dei viaggiatori che possono contare su spazi generosi come pure i bagagli, che hanno a disposizione un volume compreso tra 405 e 1.095 litri, ai quali si aggiungono i 41 litri del vano ricavato sotto il cofano sfruttando il ridotto ingombro della componentistica elettrica.

La razionalità nordica trova espressione anche nella denominazione dei prodotti, per i quali era difficile ipotizzare una soluzione più semplice e intuitiva del nome del marchio accompagnato dal numero che ne certifica l’ordine d’ingresso nel portafoglio prodotti del costruttore che ha il cuore in Svezia e il “cervello” nel Regno Unito, sede del centro di Ricerca e Sviluppo di Coventry, mentre la produzione è suddivisa tra le fabbriche cinesi di Chengdu e Taizhou e quella americana di Ridgeville, nel South Carolina.

Il modello con cui il marchio si presenta sul nostro mercato segue la Polestar 1, performante coupé 2+2 da 600 cv e 1.000 Nm di coppia presentata nel 2017 come bandiera dell’autonomia conquistata rispetto a Volvo e prodotta dal 2019 con tiratura limitata per alcuni mercati selezionati (non l’Italia). La propulsione ibrida plug-in affidata alla collaborazione tra il 2.0 turbo a benzina da 320 cv e i due motori elettrici (uno per ciascuna ruota posteriore) da 218 cv complessivi evidenziavano un approccio “morbido” al tema dell’elettrificazione, destinato peraltro a restare episodico visto che il modello appena sbarcato nel nostro Paese è il capostipite di un’intera dinastia “full electric” di cui è già definita l’evoluzione almeno per i prossimi tre anni.

Abbiamo accennato all’eleganza fluida e minimalista dello stile, ma a definire esteticamente la personalità della Polestar concorrono in modo sostanziale anche gli elementi funzionali come le varie fonti luminose, fondamentali non solo per la sicurezza, ma anche per determinare la riconoscibilità della vettura. In questo contesto, i Led sono stati generosamente distribuiti lungo l’intero perimetro della vettura, dai gruppi ottici anteriori e posteriori ai fendinebbia opzionali, dagli indicatori di direzione alle luci dei freni. Per esempio i 288 diodi della banda posteriore a tutta larghezza rendono la vettura più visibile ai guidatori che la seguono e grazie alla funzionalità adattativa ne evidenziano la firma luminosa anche quando la luce diurna è più intensa.

La lunghezza di 4.606 mm depone a favore dell’abitabilità e del comfort, come abbiamo potuto verificare durante la prova su strada che ha convinto con un comportamento dinamico ineccepibile, a tratti entusiasmante per le accelerazioni mozzafiato tipiche della propulsione a batteria, mentre l’equilibrio generale ha riconfermato la validità della piattaforma modulare Cma condivisa con la Volvo XC40 Recharge.

Per quanto riguarda le motorizzazioni, la gamma ne prevede una da 330 cv declinata nelle versioni “Standard range” con batteria da 69 kWh che nel ciclo di prova Wltp garantisce fino a 470 km di autonomia e “Long range” la cui autonomia sale a 540 km grazie alla batteria da 78 kWh che equipaggia anche il modello di vertice, caratterizzato dalla doppia motorizzazione da 409 cv cpmplessivi e dalla trazione integrale. Disponibile solo nella versione “Long range”, promette di percorrere fino a 476 km prima di dover provvedere alla ricarica, ma chi vuole performance ancora più sostenute può contare sul Performance Pack, un’opzione da 6.500 euro che porta la potenza a 476 cv con 480 km di autonomia Wltp. In Italia le tre varianti hanno prezzi che partono rispettivamente da 50.900, 54.400 e 57.900 euro.

Alla Polestar 2 sta per affiancarsi la “3” che può già essere ordinata a partire da 94.900 euro anche se l’avvio delle consegne è previsto per l’ultimo trimestre del 2023. Si tratta di un grande Suv lungo 4,9 metri con due motori, trazione integrale, 510 cv, 910 Nm di coppia e 610 km di autonomia garantiti dalla batteria da 111 kWh.

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Lunedì 23 Gennaio 2023 - Ultimo aggiornamento: 24-01-2023 18:51 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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