Le Mercedes sull'Autorstrada A1

Ritorno al futuro, le stelle Mercedes di oggi e del passato sul valico dell'Appennino

di Giampiero Bottino
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FIRENZE - A 60 anni dalla posa della prima pietra (19 maggio 1956) e a poco più di 50 dall’inaugurazione ufficiale dei 760 km dell’intero percorso, celebrata il 4 ottobre 1964 alla presenza del Presidente del Consiglio Aldo Moro, l’Autostrada del Sole è la spina dorsale del sistema viabilistico italiano. Un ruolo che la tratta appenninica ha rischiato più volte di mettere in discussione: considerata un autentico trionfo dell’ingegneria e della creatività italiane, la prima autostrada al mondo a due carreggiate mai costruita in montagna, impiegò pochi anni a trasformarsi da prodigio in un vero e proprio calvario.

Complice la crescita impetuosa ed esponenziale del traffico, le poche decine di chilometri che separano l’emiliana Rioveggio dalla toscana Barberino del Mugello si trasformavano spesso in una trappola infernale, capace di tagliare in due il Paese non solo in occasioni dei massicci esodi estivi, ma anche per motivi più banali come un semplice tamponamento tra mezzi pesanti nel punto sbagliato. Bastava poco per trasformare un percorso di circa un’orain un incubo della durata indecifrabile.

Gli interventi migliorativi, pur eseguiti in varie riprese, si rivelarono solo dei pannicelli caldi fino all’antivigilia di Natale 2015 quando, dopo un trentennio di chiacchiere inutili e i continui stop & go, è stata finalmente aperta la variante di valico “Direttissima”, capace di ridurre di un terzo il tempo di percorrenza tra Bologna e Firenze, alleggerendo a tal punto il traffico sul vecchio tracciato da fargli meritare l’appellativo di A1 Panoramica per la valenza scenografica del suo tortuoso dipanarsi tra valli e rilievi di grande suggestione. Questo doppio percorso quasi parallelo è stato scelto da Mercedes-Benz Italia come teatro di un originale evento, non a caso battezzato “Ritorno al futuro”, che ha permesso di toccare con mano – cioè mettendosi al volante o prendendo posto accanto all’autista nel caso dei mezzi pesanti che richiedono una patente – gli enormi progressi tecnologici compiuti dai prodotti della Stella (ma il discorso vale per l’intera industria automobilistica) da quando l’Autosole è nata a quando ha raggiunto la sua veste attuale.

Si è trattato di un confronto davvero a tutto campo, visto che il gruppo di Stoccarda è presente in tutti i settori del trasporto su gomma privato e collettivo: autovetture, bus, furgoni medi e leggeri, veicoli industriali. Tutti accomunati oggi dalle più evolute tecnologie di propulsione, assistenza alla guida e connettività, ma capaci ieri di introdurre innovazione che hanno segnato la storia della motorizzazione e fatto scuola all’intero settore.
Una sorta di viaggio nel tempo, a cavallo tra passato e presente, che ha consentito di provare i modelli storici sul tracciato panoramico, mentre la Direttissima ha consentito di mette alla frusta (o quasi, vista la superiore intensità del traffico peraltro sempre scorrevole, i potenti motori e le straordinarie risorse tecnologiche – compresi alcuni assaggi di guida autonoma con cui le vetture Mercedes aprono un’intrigante finestra su un futuro neppure troppo lontano – di cui dispone la più recente produzione della Stella a tre punte.

Dispositivi che non sono certo esclusive dei prodotti di Stoccarda, ma che spesso, come insegnano i 130 anni di storia del brand che rivendica l’invenzione dell’automobile come oggi la conosciamo, è stata proprio la Mercedes a sperimentare per prima, costringendo i suoi concorrenti a seguirne le tracce. Una sfida impari se ci si limita a valutare le performance, l’efficienza o la connettività, concetti questi ultimi del tutto estranei agli anni in cui nasceva la più lunga autostrada italiana. Se però il confronto si sposta sul fronte della personalità e del fascino, le cose cambiano radicalmente. La Classe E attuale, manifesto della filosofia della Stella, è comoda, lussuosa, impeccabile su strada. Ma quanto a emozioni la 280 SE Coupé del 1968 è un’altra cosa per l’atmosfera e i profumi di abitacolo realizzato e arredato con cura artigianale, spazioso e comodo come quello di una grande berlina, .

Con dimensioni e ruoli completamente diversi, anche per i giganti della strada vale un discorso analogo: l’Actros 1848 LS è tecnologico come un’astronave e comodo come una limousine, il suo motore diesel 12.8 da 480 cv gli consentirebbe velocità ben superiori a quelle previste dalle norme. Ma il truck LP1620 del 1986 che arriva al massimo a 60 km all’ora merita un reverente rispetto come primo camion che ha lasciato il “musone” per la cabina avanzata (oggi la norma per i Tir europei) e che, grazie al servosterzo opzionale, ha svincolato il lavoro del camionista dalle necessità di muscolo da lottatore.
 

 

 

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Lunedì 21 Novembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 22-11-2016 18:03 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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