La seconda generazione della Dacia Duster

Rivoluzione Dacia: nuova Duster capofila del rinnovamento. Migliorata nei contenuti tecnologici e nelle motorizzazioni

di Giampiero Bottino
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MILANO - Quando si fa riferimento alla Dacia, sarà meglio togliersi dalla testa l’idea di “low cost”. Intendiamoci, la ricerca del miglior rapporto “Value for money” resta sempre la stella polare che guida le strategie del marchio, ma la sua evoluzione verso contenuti tecnologicamente più avanzati – alla quale l’arrivo di Luca de Meo al vertice del gruppo Renault ha impresso una decisa accelerazione – rappresenta un netto distacco dalla filosofia su cui il brand romeno ha inizialmente costruito le proprie fortune.

Adesso che la sfida lanciata nel 1999 con l’acquisizione da parte di Renault (proprio nell’anno in cui si concretizzava l’Alleanza con Nissan alla quale nel 2016 si è aggregata anche Mitsubishi) può considerarsi vinta in virtù degli oltre 7 milioni di clienti finora conquistati in 44 Paesi, per Dacia è arrivato il momento di cambiare marcia.

Un’operazione che non ha coinvolto solo l’aspetto stilistico, anche se il look minimalista e piuttosto anonimo degli inizi ha lasciato il posto a una serie di vetture dall’aspetto più personale, incisivo e moderno, ma trova espressione nella composizione stessa della gamma nella quale trova spazio anche la proiezione verso il futuro interpretata dalla Spring. 

Questa city car dall’aspetto gradevole, lunga poco più di 3,7 metri e 100% elettrica, promette 230 km di autonomia a emissioni zero a un prezzo che nessuna concorrente si sogna neppure di avvicinare, visto che grazie agli incentivi statali il prezzo può scendere sotto i 10.000 euro, analogo a quello di una pari categoria a propulsione termica.

Tra le dimostrazioni più significative del cambiamento c’è senza dubbio uno dei modelli simbolo del brand, il Suv Duster che in Italia vale il 42% delle vendite di marca (e 250.000 unità consegnate dalla nascita, datata 2010), preceduto soltanto dal 50% accreditato alla Sandero Stepway.

Profondamente rinnovata dentro e fuori, nei contenuti tecnologici e nelle motorizzazioni, la seconda generazione del Suv Duster, sul mercato dal 2017, è reduce da un restyling che sotto molti aspetti assomiglia a un cambio di generazione, tanti sono i miglioramenti che nella prova su strada ci hanno sorpreso sotto molti punti di vista, dalla qualità percepita al comportamento dinamico, per non parlare dei contenuti tecnologici.

Essenziale e concreto, ma niente affatto povero, il rinnovato Duster esibisce un look moderno intrigante, teso a sottolinearne le tradizionali doti di versatilità e robustezza, caratterizzato dall’equilibrio delle proporzioni e da molti dettagli che ne evidenziano il temperamento sportivo e avventuroso. Pur senza rinnegare il linguaggio stilistico attuale, il look ha guadagnato in aggressività e in freschezza grazie alle modifiche apportate al frontale, alla firma luminosa a forma di Y che contraddistingue i gruppi ottici anteriori e posteriori e allo spoiler posteriore che ne evidenzia il dinamismo contribuendo – unitamente all’accentuata inclinazione del montante C – a rendere più filante la coda della vettura.

Nell’abitacolo spiccano la buona qualità dei materiali e l’attenzione dedicata a lavorazioni e finiture determinano sensazioni positive sia alla vista, sia al tatto, mentre le filosofia della concretezza trova conferma in molti dettagli come i rivestimenti dei sedili, nuovi al 100%, e il disegno modificato del poggiatesta il cui profilo assottigliato migliora il comfort e la visibilità di tutti gli occupanti.

In fatto di comportamento dinamico, il Duster 2022 ha soddisfatto le aspettative offrendo prestazioni più che soddisfacenti in rapporto alla potenza non elevatissima delle motorizzazioni disponibili, tutte di ultima generazione, attente ai consumi come si conviene a una clientela che bada al sodo, insensibile agli inutili fronzoli ma attenta a ciò che può essere realmente utile.

La gamma si compone del turbodiesel 1.5 Blue dCi da 115 cv, disponibile con trazione anteriore o integrale e cambio manuale a 6 marce, e di due unità a benzina: il 3 cilindri 1.0 da 90 cv (che diventano 100 nel caso della versione Eco-G a Gpl) con due ruote motrici e cambio manuale, mentre il 4 cilindri 1.3 da 150 cv, il più performante del lotto, ha sempre la trazione anteriore, ma è abbinato alla trasmissione automatica Edc doppia frizione a 6 rapporti.

Per i grandi viaggiatori è opportuno sottolineare il lavoro fatto sulla motorizzazione bi-fuel, che ora può contare sul Gpl il cui serbatoio è stato portato a 50 litri (16,2 più della precedente versione), una capacità pari a quello della benzina. Grazie a questo intervento, chi si mette al volante del Duster Eco-G può contare su un’autonomia di 1.235 km.

Altro componente di spicco della famiglia è il Duster a gasolio con trazione integrale. Messo alla prova su un percorso di prova che riproponeva le situazioni più insidiose che si possono incontrare nella guida off-road, ha superato tutte le difficoltà con una disinvoltura da far invidia ai Suv più acclamati.

A sintetizzare la filosofia dell’accessibilità concreta ma non povera provvede un listino che per gli allestimenti previsti (Access, Essential, Comfort e Prestige, ai quali si aggiunge il Prestige Up riservato al 3 cilindri a Gpl e al turbodiesel a trazione anteriore) è compreso tra 12.950 e 22.150 euro

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Domenica 14 Novembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 15-11-2021 17:24 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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