
Schumi e Alonso, la meccanica è un’opera d’arte. Nella boutique Ferrari a Milano esposti componenti di auto leggendarie

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La Ferrari, un amore che non tramonta mai e che non trova espressione solo nelle centinaia di magliaia di fans che sui circuiti di tutto il mondo sventolano le bandiere del Cavallino Rampante. È un amore che coinvolge e avvolge non solo le auto e i relativi piloti, ma anche tutto ciò che concorre a trasformare le vetture di Maranello, sia quelle destinate alle competizioni, sia i gioielli che pochi fortunati possono permettersi di mettere in strada, in autentici oggetti di culto. Un culto ai cui “fedeli” si rivolge l’iniziativa che il Chief Design Officer Flavio Manzoni ha presentato nell’elegante e centralissima boutique del marchio, a ridosso della famosa Galleria e a pochi passi dal Duomo di Milano. Battezzata “Ferrari Collectibles” e ispirata al motto “Born for Speed, Reborn for Beauty (“Nata per la velocità, rinata per la bellezza”), è coerente con la convinzione che la Ferrari rappresenti l’innovazione rivoluzionaria che sta alla base della tecnologia automobilistica più avanzata al mondo. È stata un’esposizione di oggetti rari e preziosi, ciascuno dei quali in rappresentanza di un frammento delle spirito di marca e spesso testimone-protagonista di eventi che hanno fatto la storia. Una raccolta – ha detto Manzoni – «studiata facendo appello all’esperienza del minimalismo e alla ricerca finalizzata a smaterializzare per quanto possibile ogni elemento non strettamente necessario». Un obiettivo coerente con una filosofia di design che tende a operare per sottrazione piuttosto che aggiungere il superfluo.
Tra i tanti oggetti ammirati da appassionati e collezionisti spiccava l’imponenza quasi monumentale di due motori: il 048B, un 10 cilindri 3.0 che portò a Maranello il nono Mondiale di Formula 1 e il 12 cilindri 6.3 destinato alla LaFerrari del 2013, la prima vettura ibrida stradale il cui prototipo, grazie al sistema Hy-Kers derivato dalla F1, schierava una potenza combinata di 963 cv. Tra gli altri pezzi capaci di fare gola ai collezionisti, meritano una citazione l’albero a camme di una F2003-GA che in Formula 1 ha conquistato 7 vittorie e due titoli mondiali, quello Costruttori e quello Piloti con Michael Schumaker, oltre all’albero motore della F10 che permise a Fernando Alonso di vincere al debutto in gara nel Mondiale 2010.
Poiché quando si corre tanto è bene all’occorrenza frenare con efficacia, a rappresentare questa delicata funzione era la vetrina dove spiccava il disco freno in carbonio della SF71H che, affidata nella stagione 2018 a Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen, portò a casa 6 vittorie e 24 podi. Quanto a successi, non scherza neppure – rappresentata da un pistone – la F2002, anno in cui le rosse conquistarono il Mondiale vincendo, con Schumacher e Barrichello, 14 Gran Premi sui 15 disputati. Un biella ricordava invece che due anni prima, con gli stessi piloti, la F1-2000 aveva permesso a Schumi di conquistare il suo primo Mondiale, titolo che a Maranello mancava dal successo di Jody Scheckter datato 1979.