Stefano Accorsi è Loris De Martino un talentuoso e tormentato pilota che partecipa ad una gara clandestina al volante di una Peugeot 205 Turbo 16. L attore ha imparato a domare la vettura campione del mondo rally 85 e 86 con l aiuto del pilota

Stefano Accorsi sulla mitica Peugeot 205 T16 protagonista nel film “Veloce come il vento”

  • condividi l'articolo

ROMA - Macchine e piloti sono il vestito di un film di genere, d'azione, in cui l'adrenalina e i sentimenti si mescolano. ”Veloce come il vento” di Matteo Rovere apre le porte sul mondo delle auto da corsa. «Un mondo avventuroso con delle regole specifiche», sottolinea il regista, che «in realtà è una scatola narrativa per raccontare l'affetto tra due fratelli che si ritrovano e ritrovano il senso del loro stare insieme attraverso una grande avventura fatta di motori, inseguimenti, gare e incidenti».

«È raro imbattersi in copioni di questo tipo, con un livello di scrittura così preciso. Copioni in grado di mescolare una struttura di genere e storie così profondamente umane, con dinamiche particolari certo, ma comunque non lontane dalla quotidianità di molti rapporti familiari».

Stefano Accorsi è Loris De Martino  un talentuoso e tormentato pilota che partecipa ad una gara clandestina al volante di una Peugeot 205 Turbo 16. Protagonista anche la 205 GTi. Un personaggio insolito, di sicuro tra i più iconici finora interpretati da Accorsi sul grande schermo: per dargli vita ha perso 11 chili, ha messo per giorni la sveglia alle 3 di mattina per sembrare più emaciato, oltre a farsi crescere i capelli. Ex pilota di rally, tossicodipendente, Loris trascina la propria esistenza dentro una roulotte buttata nella campagna romagnola.

Lontano da dieci anni, si rifà vivo alla morte del padre, con compagna al seguito (Roberta Mattei), deciso a ristabilirsi nella casa dove ormai vivono la sorella diciassettenne Giulia (Matilda De Angelis) e il fratellino che non aveva mai conosciuto, il taciturno e perennemente triste Nico (Giulio Pugnaghi). Superate a fatica le inevitabili ostilità, Giulia - promettente pilota della categoria GT rimasta orfana non solo di un padre ma anche di una guida sulla pista - decide di affidarsi a Loris per affrontare le ultime gare del campionato.

«Veloce come il vento trae ispirazione dalla realtà - racconta Rovere, che del film è anche sceneggiatore con Filippo Gravino e Francesca Manieri - Ho sempre avuto voglia di fare un film d'azione che fosse emozionante ma anche d'intrattenimento». Sceneggiatura ispirata in parte alla vera storia di Carlo Capone, stella del rally che nel 1984 vinse il campionato europeo, poi messo ai margini dalla Lancia per il difficile carattere e finito nel baratro della droga e della disperazione.

Storia, tra le altre, raccontata da Antonio Dentini, detto Tonino, vecchio meccanico nonché narratore di storie leggendarie (alla cui memoria il film è dedicato): «Ed è proprio grazie a quel tipo di atmosfere che Tonino sapeva ricreare che abbiamo voluto rifarci nel momento in cui abbiamo concepito il film», spiega ancora il regista che aggiunge: «Abbiamo provato a scavare in un mondo un pò nascosto, che non tutti conoscono, cercando di muoverci in un universo popolato da personaggi quasi epici, prendendo spunto dalla realtà ma sviluppando poi una storia di finzione, dove il film di genere è la chiave per arrivare a questa dimensione familiare».

Sempre cercando di restituire dinamiche di verità: «Ogni curva che raccontiamo in questo film è vera, abbiamo avuto un continuo rapporto con i piloti attraverso l'analisi di tutti i circuiti che si vedono sullo schermo. È un film analogico girato con mezzi digitali: in quei momenti lì l'adrenalina è altissima, e la macchina da presa riesce ad imprimere le emozioni», dice Accorsi, che sulla questione tossicodipendenza spiega: «Spesso mi capita di notare che al cinema la tossicodipendenza viene messa in scena senza il personaggio. Qui invece la caratterizzazione è talmente forte che parliamo di un personaggio che reclama lui stesso la vita.

In fondo era un pilota abituato a gestire situazioni estreme, in equilibrio su un bordo, che identificava una fame di vita. Abbiamo letto e visto molte cose, incontrato uomini anche di una certa età con problemi di tossicodipendenza: Loris è un sopravvissuto tutto sommato. Poi certo, l'aspetto, il dimagrimento, i capelli: una maschera che in quanto attore ti aiuta a portare avanti il personaggio».
 

  • condividi l'articolo
Giovedì 7 Aprile 2016 - Ultimo aggiornamento: 19-04-2016 05:37 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
COMMENTA LA NOTIZIA
0 di 0 commenti presenti