L'esterno della fabbrica di Dresda dove viene prodotta la Golf elettrica

Volkswagen, la “clinica” di vetro di Dresda. Un gioiello tecnologico dove nascono le future best seller a zero emissioni

di Mattia Eccheli
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DRESDA – Più che una fabbrica sembra una clinica. Gli addetti indossano una tuta bianca sulla quale, almeno all'occhio profano di un essere umano, sembra impossibile scorgere una macchia. Il silenzio è quasi irreale, soprattutto quando ci si accorge che il pavimento in parquet sul quale lavorano scorre lentamente come un sonnacchioso fiume nel quale scarseggia l'acqua. Gli unici suoni sono quelli dei montacarichi che trasportano su più livelli i pezzi che servono sulle varie linee. Montacarichi, in realtà, è un termine che non rende bene l'idea perché sono degli ascensori cristallini che rimedierebbero consensi sulle riviste di arredamento.

La Gläserne Manufaktur, la fabbrica di vetro (o trasparente), è una delle attrazioni turistiche di Dresda. È costata un patrimonio e per anni i suoi addetti (adesso 380) fabbricavano l'ammiraglia Volkswagen Phaeton. Ne hanno prodotte 84.235, una delle quali, una variante a passo lungo, è ancora esposta all'ultimo piano dove vede “sfilare” le e-Golf al ritmo di fino a 72 al giorno. Anche 2.186 Bentlety Flying Spur sono state assemblate nell'architettonico impianto della gloriosa città della ex Ddr.

Il gruppo ha deciso di trasformare il sito nel Center of Future Mobility nel 2016 (adesso ospita diverse start-up) e con un investimento di 20 milioni di euro è stato adattato a fabbrica della best seller a zero emissioni, che con il debutto della I.D. Compatta rimarrà senza eredi. Lo stress non sembra di casa in questo spettacolare esempio di vetrina di “archeologia industriale”. La struttura è luminosa e silenziosa (fatta eccezione per gli apprezzamenti dei turisti) come un museo e pulita come un ospedale.

La Gläserne Manufaktur è l'esempio della Germania pratica ed affidabile che tutti immaginano. Nel solo 2017 oltre 103.000 visitatori sono venuti ad ammirarla, il 22% in pià rispetto all'anno precedente. Nel corso di un itinerario guidato (guai solo ad oltrepassare le linee blu che delimitano le aree di lavoro da quelle riservate ai curiosi) che dura 75 minuti si vede come nasce una e-Golf. Che in certi punti transita sopra la testa del visitatore, già attratto dai vagoncini carichi di pezzi che lasciano quasi senza rumore il montacarichi per seguire la strada che qualcuno ha previsto per loro. Naturalmente secondo una rigorosa tempistica. Per rispettare la privacy delle „tute bianche“ viene chiesto di non scattare fotografie. Il resto è tutto... trasparente. Se Karl Marx avesse visto questo impianto avrebbe probabilmente sviluppato in modo diverso il concetto di alienazione.

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Sabato 22 Settembre 2018 - Ultimo aggiornamento: 23-09-2018 20:03 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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