
BMW, la 3 e la 4 mettono la M: ecco
il segreto per raddoppiare le emozioni

Mercedes e BMW si alleano in Cina per rete di ricariche veloci. Entro fine 2026 network con 1.000 colonnine

Bmw “Classe Nuova”, il concept da poco presentato anticipa il futuro zero emission della casa di Monaco. Il target resta l’innovazione

Bmw “Classe Nuova”, il concept da poco presentato anticipa il futuro zero emission della casa di Monaco. Il target resta l’innovazione
ALBUFEIRA – Ritorna e si sdoppia per raddoppiare le emozioni. Eccole le BMW M3 e la M4 Coupé, una stirpe iniziata nel 1986 all’interno del reparto Motorsport e che, oltre ad alimentare se stessa, ha contagiato anche altre BMW dando vita a una gamma di modelli esclusiva in grado di contemplare comfort e praticità insieme a una sportività a prova di pista.
Sdoppiata e alleggerita. Prima erano una sola vettura, ora sono due, ma la sostanza è più simile su queste M che nelle normali Serie 3 e Serie 4. Le carreggiate e la meccanica sono infatti perfettamente identiche così come tutte le soluzioni tecniche che hanno portato a tagliare il peso di 80 kg grazie all’uso dell’alluminio per il cofano anteriore, dotato della caratteristica gobba, i parafanghi e le sospensioni, ma anche della fibra di carbonio a partire dal tetto, novità assoluta per la M3 4 porte, che pesa il 40% in meno. Di materiale composito anche la barra di rinforzo inserita nel cofano motore che pesa solo 1,5 kg e l’albero di trasmissione, ora in un sol pezzo e pesante il 40% in meno. Anche il motore è più leggero di 10 kg e tutti i guadagni portano la massa della M4 a 1.497 kg e a 1.520 per la M3.
La firma non solo in una lettera. Esteticamente ci sono tutti gli elementi che tradizionalmente caratterizzano le M come i listelli della griglia sdoppiati, i cerchi fucinati da 18 pollici – ma ci sono anche da 19” – con raggi sdoppiati anch’essi che montano solo pneumatici Michelin Super Sport sviluppati in esclusiva, gli specchietti retrovisori con il braccio superiore fasullo e gli sfoghi d’aria laterali che diventano anche Air Breather, migliorando contemporaneamente l’estrazione dell’aria calda dal cofano e i flussi di aria intorno alla vettura. Non eccezionale il cx di 0,34 per entrambe, ma qui è la deportanza a comandare e per questo la M3 ha, tra le tante soluzioni, un piccolo labbro sul cofano posteriore mentre quello della M4, anch’esso parzialmente in fibra di carbonio, è sagomato in modo diverso con un profilo ad arco. Caratteristico lo scarico con due coppie di terminali al centro. Molteplici gli accorgimenti per aumentare la stabilità in velocità e assicurare il necessario raffreddamento a meccanica e freni.
Sportività ben misurata. Caratterizzazione nel segno della tradizione anche per l’abitacolo. Bello il volante dalla corona massiccia e sagomata, cucita con filo blu e rosso con la parte centrale piccola e rotonda, razze laterali uniche con alcuni comandi, mentre quella inferiore è metallica e sdoppiata. Il resto è pari alle altre Serie 3 e Serie 4, le uniche aggiunte sono i pulsanti accanto alla leva del cambio che servono alla gestione della dinamica del veicolo. Allo stesso scopo rispondono le funzioni e le schermate aggiuntive offerte dall’head-up display e dal sistema infotelematico comandabile attraverso il caratteristico manopolone sul tunnel centrale, sormontato dal touchpad e capace di offrire anche un’ampia gamma di servizi on line oltre alla chiamata automatica in caso di emergenza. I sedili, pur sportivi nel profilo, offrono tutti i comfort del caso, compresi il riscaldamento e le regolazioni elettriche, anche per il supporto lombare e per i fianchi. Novità è la M illuminata sullo schienale, d’ordinanza invece quella sul battiporta, sulla strumentazione, volante e leva del cambio. A dominare è il colore nero, per le modanature c’è ampia scelta, ma quella più coerente è sicuramente il carbonio a vista.
Il ritorno del 6 cilindri. Dopo la parentesi del V8, si torna al 6 cilindri in linea e si passa al turbo, anzi al biturbo perché i turbocompressori Mitsubishi sono 2 in parallelo – uno per ogni 3 cilindri – e l’intercooler aria-acqua è posizionato sulla testata per accorciare al massimo il percorso dell’aria. Diversi anche l’albero motore, fucinato e più leggero, e il blocco, con costruzione closed deck e con canne ricavate non attraverso inserti, ma con trattamento superficiale LDS. Contrari ai dettami di purezza sportiva sono le misure infraquadre – alesaggio x corsa 84x89,6 mm – e la lubrificazione a carter umido, ma con l’aggiunta di una pompa supplementare che entra in azione con forti accelerazioni trasversali. Anche le altre pompe sono a portata variabile, per diminuire l’assorbimento di energia, e la distribuzione ha il doppio variatore di fase e di alzata sul lato aspirazione. Questo 6 cilindri in linea eroga 550 Nm (+27%) tra 1.800 e 5.500 giri/min limite dal quale tira fuori 431 cv (+11 cv) fino a 7.000 giri/min con licenza di girare fino a 7.600 giri/min. Non saranno gli 8.500 del precedente V8, ma per un turbo è comunque un regime ragguardevole. I consumi sono di 8,8 litri/100 km pari a 204 g/km con il cambio manuale, provvisto di frizione bidisco e funzione di doppietta automatica in scalata, mentre con il doppia frizione a 7 rapporti l’efficienza migliora del 5-6% e il tempo sullo 0-100 km/h scende da 4,3 a 4,1 secondi grazie al launch control. Per chi vuol fare scena c’è anche la funzione smokey burnout che fa pattinare le gomme facendole fumare. A trasmettere invece tutta la coppia in modo efficace in curva ci pensa un differenziale a controllo elettronico capace di variare la percentuale di bloccaggio da 0 al 100%. La velocità massima è di 250 km/h, ma il limitatore può essere spostato a 280 km/h.
Hardware e software. Lavoro intenso anche per l’autotelaio. I bracci delle sospensioni sono in alluminio, così come i mozzi, con l’assale anteriore che guadagna 5 kg e quello posteriore invece collegato alla scocca attraverso un sottotelaio senza l’interposizione di boccole in gomma o idrauliche, per avere il massimo contatto con la strada. Sviluppo meticoloso anche per gli pneumatici, messi a punto insieme a Michelin per realizzare la migliore armonia con il telaio. Gli ammortizzatori sono a controllo elettronico a richiesta e il loro smorzamento può essere selezionato separatamente o secondo tre profili base più due personalizzabili che comprendono anche la regolazione di motore, sterzo, scarico, cambio, strumentazione e controllo di stabilità e trazione. Ciascuno di questi parametri può essere impostato separatamente. In più c’è l’M Dynamic Mode che limita al minimo l’intervento dell’elettronica. I freni hanno dischi compound – dischi in ghisa e tazze in alluminio – oppure carboceramici.
Velocissime, in modi un po’ diversi. La M3 e la M4 ti fanno sentire a casa. Un po’ perché le BMW si fanno riconoscere anche dentro, un po’ perché le M rappresentano un modo di intendere l’auto sportiva assolutamente riconoscibile. Dunque funzionalità e spazio perfettamente identici a quelli delle versioni “normali”, ma sapienti tocchi per dare la sensazione che potresti scendere in pista ogni volta che ti viene voglia. Ed è quello che ci è stato concesso di fare. Il sound e la risposta al minimo non sono in verità di quelli da drizzare il pelo della schiena, ma la spinta non appena ci si muove è notevole e i rapporti al cambio lunghi, piuttosto che mortificarla, esaltano viceversa la progressione mettendo nelle mani del pilota un’auto che è capace di cambiare passo in modo perentorio e con una rapidità che inchioda al sedile portando ad andature proibite, prima che subentrino le giuste inibizioni. Delle due M piacciono l’equilibrio sui curvoni veloci associato invece a un’agilità insospettabile nel misto, grazie a uno sterzo non velocissimo, ma preciso e a una motricità che può essere messa in difficoltà solo da veri e propri errori di valutazione che con vetture di questo tipo vanno in ogni caso evitati.
La pista le confessa e le esalta. Per mettere alla frusta le due M abbiamo avuto anche l’opportunità di guidarle sul circuito di Portimao, una successione di 13 curve che occorre imparare bene perché i terribili saliscendi le rendono cieche in almeno 3 occasioni e, se ci si deconcentra un solo attimo, si rischia di chiedersi: ma dopo si gira a destra o sinistra? E viste le velocità che si raggiungono, è un dubbio che è meglio non avere. Un mix che porta su e già cuore e stomaco esaltando equilibrio del telaio, potenza e resistenza dei freni e “schiena” del motore. E qui le differenze, che su strada appaiono minime, diventano più evidenti. In questo modo, anche se sono praticamente uguali sotto, M3 ed M4 mostrano i loro rispettivi caratteri. La prima è più facile e ci si può giocare di più mentre la seconda è più veloce e precisa, probabilmente per il baricentro e la seduta più bassi, ma proprio per questo chiede al pilota più impegno e sensibilità per esprimere i suoi limiti superiori. Il lavoro fatto su ben 5 circuiti dagli uomini BMW, compresi i piloti del DTM dove la M4 sta dominando, si sente tutto e l’unico neo è una certa lentezza del cambio nelle scalate più cattive. Ma è una circostanza che su strada non si riscontra mai lasciando invece spazio alla piacevolezza di guidare un’auto che come poche riesce a coniugare comfort, praticità e sportività.
Una scelta difficile… La M3 e la M4 arrivano ufficialmente in Italia il 21 giugno con un listino che parte da 76.750 euro per la 4 porte e da 77.850 euro per la due porte, una differenza assai inferiore a quella di circa 4mila euro che esiste tra le rispettive versioni dei due modelli. Un modo ulteriore per sottolineare le analogie instillando un dubbio amletico a chi – per sua fortuna – può averlo: prendere la M3 o la M4? Questione di gusti, per palati che in ogni caso saranno abbondantemente soddisfatti e potranno avere a settembre un’altra alternativa: la M4 Convertibile, per chi il vento vuole sfidarlo sentendolo tra i capelli. Diverse invece le origini, ma pedigree comunque illustre: la M3 sarà assemblata a Ratisbona, come è dal 1992 mentre la coupé nascerà nello storico impianto di Monaco, dove nel 1985 è nato il reparto Motorsport.
ACCEDI AL Il Messaggero.it
oppure usa i dati del tuo account