La Jeep Cherokee Trailhawk attraversa un guado in Marocco

Cherokee, avventura nel deserto di pietra:
l’anima Jeep in un Suv all’avanguardia

di Sergio Troise
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MARRAKECH - Al volante di una Jeep per un test diverso dal solito, nel cuore dell’Agafay, il deserto marocchino che si estende a Sud di Marrakech. Niente sabbia: è un deserto di pietra, dove la terra si estende all’infinito, proponendo un’alternanza di tratti pianeggianti, sterrati, dirupi scoscesi, pendenze da brivido e attraversamenti di “guadi a secco”, pieni solo di terra e roccia. Sullo sfondo, l’imponente massiccio dell’Atlas, che si estende tra Marocco, Algeria e Tunisia per 2500 chilometri, con cime innevate oltre i 4000 metri e il picco del Jbel Toubkal che si staglia a quota 4.167, seconda vetta più alta del continente, dopo il Kilimangiaro.

Le grandi piogge di un inverno atipico per la regione hanno favorito il germoglio di ampie distese di verde, ingentilendo il paesaggio, ma i percorsi restano impervi, adatti esclusivamente a veicoli fuoristrada con trazione integrale. Come le Jeep del raid organizzato da FCA: un’avventura sospesa tra gli agi e il caos di Marrakech e il fascino misterioso dei villaggi berberi, nel deserto illuminato dal sole accecante di giorno e dal chiaro di luna di notte. Qui si passa disinvolatamente dal caos del Suk di Diemaa El-Fna, la celebra piazza protetta dall’Unesco, popolata da incantatori di serpenti, disegnatori di tatuaggi, venditori di lumache e improvvisati dentisti, ai silenzi inquietanti d’una notte in tenda, alla scoperta d’un territorio magico quanto aspro: le atmosfere giuste per testare un veicolo insospettabile, capace di coniugare il lusso e il comfort di un Suv di categoria premium con la forza, l’efficienza e la sicurezza di un fuoristrada nudo e puro.

Una carovana di otto Jeep ha attraversato l’Agafay. Noi abbiamo guidato la Cherokee Trailhawk 4WD con motore 3.2 V6 da 272 cv e cambio automatico a 9 marce, versione praticamente sconosciuta in Italia (è penalizzata dal fisco) ma molto diffusa in America e su altri mercati sparsi per il pianeta. Da noi stiamo finalmente scoprendo il marchio Jeep grazie alla Renegade, gemella diversa della 500X prodotta a Melfi. Ma Jeep è anche altro. E Cherokee è un modello importante per FCA, che lo schiera sul mercato globale contro Audi Q5, BMW X3, Mercedes GLK, Volvo XC60, Land Rover Discovery Sport. A sostenere le ambizioni, la straordinaria accoglienza che il modello di ultima generazione ha ricevuto nel 2014: negli Usa ha incrementato le consegne di circa sei volte (più 592%), arrivando a quota 178.508 unità. Ed è andata bene anche in Italia, dove le vendite sono raddoppiate, passando da 5.829 a 11.334 (+94,44%).

Con oltre 200.000 unità vendute nel 2014 in territorio EMEA (Europa, Medio Oriente, Africa) e una partenza lanciata nel 2015, Jeep è insomma un fenomeno commerciale che cresce a ritmi incalzanti, sfruttando al meglio la sua tradizione fuoristradistica (dalle nostre parti legata ai ricordi della mitica Willys del periodo bellico e delle Wrangler anni 70) e la straordinaria evoluzione stilistica e tecnologica dei giorni nostri: un mix d’eccellenza che ha fatto sempre più di Jeep un brand unico, tra i pochi in grado di proporre Suv di categoria premium capaci di alternare il piacere della guida su asfalto all’offroad più autentico.

I piani di crescita sono molto ambiziosi: entro il 2018 le Jeep prodotte ogni anno dovranno diventare 1,9 milioni (erano 798.000 nel 2013); la gamma, appena rinforzata dall’arrivo della baby Jeep Renegade, crescerà ancora e la rete di distribuzione EMEA passerà da 1254 a 1550 concessionarie. Tra le new entry a lunga scadenza (2018) ci sarà pure una riedizione in chiave moderna del Wagoner a 7 posti.

Nel raid in Marocco la Cherokee Trailhawk si è dimostrata capace di affrontare l’avventura nel deserto senza il minimo problema. Al volante, non abbiamo mai avuto il timore di non farcela. La posizione di guida si regola con comandi elettrici per volante e sedile. In fuoristrada meglio stare alti, in modo da dominare la visuale. Un’occhiata ai tasti in basso a destra per impostare il Select-Terrain. Le modalità disponibili sono cinque: Auto, Snow, Sport, Sand-Mud, Rock. Già nella prima, che affida tutto all’autoregolazione, la Cherokee è in grado di affrontare percorsi piuttosto impegnativi. In Sport aumentano il grip del posteriore e le capacità di trazione, e migliora il cosiddetto fun to drive, il divertimento di guida. Ma nel deserto di pietra, quando il gioco si fa duro, meglio passare a Sand. E, se la situazione si complica, avanti con altre opzioni.

Basta schiacciare il tasto giusto e via, con la trazione integrale Active Drive Lock inserita. L’elettronica sorveglia tutto, ma se ci si trova in presenza di ostacoli più impegnativi, il guidatore può selezionare prima la modalità Rock, poi la funzione 4WD-Low, passando così alle marce ridotte e sfruttando appieno il Rear Differential Lock, il sistema che blocca il differenziale posteriore. In tal modo anche le sconnessioni più forti, le salite e discese più impervie, con pendenze molto forti e fondo sdrucciolevole, non rappresentano un problema.

E’ possibile utilizzare anche il Select-Speed Control, ovvero la velocità preimpostata per affrontare i tratti più complicati: anche se la pendenza è fortissima e il fondo è scivoloso, l’auto tiene la velocità controllata e grazie al Descent Hill si possono affrontare discese da “montagne russe” senza impacci: l’auto frena automaticamente, lasciando al guidatore soltanto l’incombenza di controllare le reazioni dello sterzo. Se poi le condizioni della strada migliorano, fino al punto da offrire l’asfalto, l’auto disconnette in automatico l’asse posteriore, diventando una trazione anteriore. Insomma, un dispositivo scacciapensieri, in sintonia con i 70 sistemi di sicurezza che hanno consentito alla Cherokee di fregiarsi delle 5 stelle EuroNCAP.

Rinnovata profondamente nel 2014, la Jeep Cherokee è basata su un insospettabile pianale derivato da quello della Giulietta Alfa Romeo, anche se adotta sospensioni indipendenti (171 mm all’anteriore, 198 al posteriore) e sono state apportate tutte le modifiche necessarie per utilizzare la trazione integrale e il cambio a 9 marce. Al di là delle capacità fuoristradistiche, di cui s’è detto, è interessante notare che tra gli equipaggiamenti utili ad una tranquilla guida su asfalto non mancano l’Adaptive Cruise Control Plus con frenata automatica (utilizza sensori radar e video per mantenere la distanza di sicurezza dal veicolo che precede), e l’avvisatore del cambio di corsia. Inoltre, per la guida in città, c’è il Park Assist, che facilita le manovre: una comodità utile per un’auto non troppo grande (4,63 metri), ma caratterizzata da una finestratura sottile e da un lunotto che non offre ampia visibilità posteriore.

Gli interni sono in linea con le concorrenti più prestigiose. I materiali sono di qualità, con pelli pregiate, cuciture a vista, inserti in legno. L’abitacolo è ampio e spazioso, anche se in quattro si sta meglio che in cinque, a causa dell’ingombrante tunnel centrale. Eccellente lo schermo da 8,4 pollici, attraverso il quale si gestiscono varie funzioni, dal navigatore alla radio, al telefono (optional). Il divano posteriore è suddiviso in due sezioni scorrevoli; la capacità del vano bagagli è di circa 500 litri, ma ampliabile reclinando sia i sedili posteriori sia lo schienale del sedile passeggero anteriore.

“C’è l’anima Jeep in un nuovo corpo”. In questo slogan, utilizzato nella fase di lancio, è contenuto il messaggio della casa italo-americana al mercato globale. Un modo per sottolineare che il cambio di rotta nel design e nello stile complessivo (i fari sottili e non più tondi, la linea sportiveggiante) non hanno tradito lo spirito tradizionale del marchio. “Abbiamo realizzato un’auto in grado di esaltare contemporaneamente la tecnologia, il piacere di guida, lo spirito d’avventura, le capacità dinamiche, la sportività, il comfort, l’efficienza, il rispetto dell’ambiente” dicono gli uomini del marketing. E aggiungono: “Lo stile Jeep è rimasto intatto, ma con un design moderno e interni da world class, in un’auto che sa offrire il meglio anche in materia di connettività e infotainment. Un’auto con la quale si può andare ovunque e si può fare tutto”.

Il prezzo della Jeep tuttofare, ovvero della Cherokee Trailhawk 3.2 V6 è di 53.000 euro. Ma al di là di questa versione ultrapotente e meglio predisposta al fuoristrada estremo, ci sono anche le versioni Longitude e Limited, e le meno impegnative motorizzazioni 2.0 litri diesel Multijet da 170 cv, con prezzi compresi tra 39.000 e 52.000 euro.

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Sabato 18 Aprile 2015 - Ultimo aggiornamento: 29-04-2015 18:22 | © RIPRODUZIONE RISERVATA