
Michele Crisci (Unrae): «Le flotte spingono le vendite fiacche. Bene le novità fiscali sulle vetture aziendali»
Il mercato dell’automobile soffre per le tante incertezze, la situazione economica e i segnali contrastanti, ma questo non deve fermarci o farci deviare dagli obiettivi. «Non dobbiamo utilizzare tutto quello che sta accadendo come scusa per non fare perché – afferma il presidente dell’Unrae, Michele Crisci – non c’è più nulla da aspettare».
Il mercato dei primi 3 mesi dice che il noleggio sta spingendo il mercato. Ma è davvero così?
«La verità è che le flotte stanno dando respiro ad un mercato che fatica moltissimo sia per l’incertezza economica generale sia per il modo contraddittorio con il quale il governo italiano sta spingendo o non sta spingendo la transizione. Questo crea confusione e indecisione per i privati e le aziende».
Più in particolare, per le flotte invece che cosa sta accadendo?
«Anche qui ci sono due aspetti e sono strettamente correlati. Il primo è che stiamo assistendo ad un ricambio del parco auto che è necessario, il secondo riguarda la nuova legislazione sui benefit che accogliamo in modo positivo perché dà una chiara indicazione ma, allo stesso tempo, penalizza proprio le auto più acquistate finora dalle flotte. Questo sta portando molti a prolungare i contratti in essere, soprattutto da parte di chi non è pronto a cambiare tecnologia e teme la nuova legislazione sui benefit. Rimane poi il fatto che le flotte sono il motore del mercato, in Italia parzialmente, di più nel resto d’Europa e dobbiamo trasformare questo gap in opportunità».
Ci sono poi le raccomandazioni dell’Unione Europea sulle flotte…
«Sì, nell’Action Plan presentato il 5 marzo scorso ci sono precisi riferimenti alle corporate fleet e alla necessità che il loro ricambio venga accelerato in ragione delle nuove tecnologie per ridurre la CO2. I singoli governi devono adeguarsi agendo attraverso la fiscalità dell’auto e farlo nel modo più omogeneo possibile perché parliamo delle politiche aziendali di multinazionali. Il governo italiano è stato inoltre sollecitato su questo tema specifico perché la nostra fiscalità per l’auto aziendale è distante dal resto d’Europa. Al proposito, noi abbiamo fatto proposte molto precise per modulare l’IVA in base al tipo di alimentazione adeguando le soglie di deduzione e di ammortamento».
Perché agire sulle flotte è così importante per ridurre la CO2?
«Perché le flotte rappresentano oltre il 30% delle vendite e il 60% del parco circolante. Dunque accelerare il ricambio di queste auto significa mettere su strada veicoli a basso impatto ambientale senza l’utilizzo di incentivi. Questo è un circolo virtuoso che può partire dalle aziende e porta benefici ai privati. L’Europa ha poi chiesto di partire dalle best practice già sperimentate. In questo, oltre alla solita Norvegia, dove ormai il 98% delle auto vendute è elettrico, c’è anche il Belgio dove le auto elettriche aziendali sono esplose. Infine occorre adeguare il trattamento dei costi di ricarica ad uso promiscuo così come accade per i carburanti tradizionali».
C’è poi la questione sulla legge delega sulla fiscalità, che scade il prossimo agosto, e quella legata al valore residuo delle auto alla spina…
«Per la legge delega siamo purtroppo vicini alla scadenza, ma speriamo ancora in un esito positivo. Per il valore residuo, è chiaro che la rapida evoluzione delle nuove tecnologie rappresenta un fattore di rischio, ma conta anche la narrativa fatta dai vari portatori di interessi e che influenza sia le valutazioni sia le scelte di investitori e consumatori».
Ci sono altri due temi legati al mercato: l’emergere delle captive e il fatto che gli ordini da parte delle società di rent-a-car presso le NLT sia aumentato del 300%. Come si spiegano?
«Le captive sono sempre più importanti perché condividono le strategie della motor company alla quale fanno riferimento. Vedo invece questioni congiunturali nell’aumento degli ordini da parte del noleggio a breve termine per il rent-to-rent. È già successo in passato».
In tutto questo, sembra riemergere il concessionario il cui ruolo sembrava invece in pericolo…
«Io sono da sempre convinto del ruolo del concessionario che è stato, è e sarà fondamentale soprattutto per le vetture dotate di nuove tecnologie che hanno bisogno di essere spiegate, molto di più quelle di prima, anche attraverso la prova. Banalmente: il concessionario può spiegare al cliente come si ricarica la vettura, come si cerca una colonnina o come si paga. Penso dunque che il concessionario sia il punto di riferimento sul territorio per i privati e le aziende e sia fondamentale per chiudere il gap di conoscenza verso le nuove tecnologie».