Sebastien Loeb con l'Hunter con cui correrà la Dakar

Dai Rally ai Raid: Re Loeb vuole imitare il “matador” Sainz e vincere la Dakar

di Giorgio Ursicino
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I raid, una delle categorie più “giovani” del motorsport. Agli albori, negli anni Settanta, non erano considerati quasi corse, ma “avventure”. Vinceva, non chi impiegava meno tempo a raggiungere il traguardo, ma chi riusciva a trovarlo e portava a casa la pelle. I luoghi e i personaggi più inaccessibili dell’Africa sahariana a quei tempi divennero quasi familiari per molti, dando i loro nomi a moto ed auto inarrestabili che brillano ancora negli showroom dei concessionari. Chi non conosce la Yamaha Tenere o l’Aprilia Tuareg? I rally erano più antichi, quello di Montecarlo si disputa addirittura dal 1911, voluto da uno dei tanti Alberto della stirpe Ranieri. Sempre di corse lontano dai circuiti si tratta, ma l’habitat è profondamente diverso. Come differente è il glamour del Principato da quello di Tamarasset.

Al giorno d’oggi, anche se la competitività dei raid è notevolmente aumentata, rally e raid restano ben divisi anche se, spesso, si disputano tutti e due su fondi improponibili. I primi hanno prove veloci e molto più corte; gli altri puntano sulla lunghezza e, soprattutto, richiedono un’esperienza infinita. Così, con molta facilità, i raid sono un punto d’arrivo, una competizione dove l’età conta più della rapidità. Nessuno si meraviglia se la Dakar difficilmente sceglierebbe un rookie come vincitore anche se pilota da rally sublime. In passato Ari Vatanen e Juha Kankkunen, iridati rally, vinsero entrambi all’esordio con la Peugeot, ma in seguito il blitz non si è più ripetuto. A gennaio nessuno dà per favorito Mattias Ekström, il terzo pilota dello squadrone Audi.

Eppure lo svedese, che è andato a prendere le misure in Arabia già nella scorsa edizione, è uno dei manici più tosti che ci sia in circolazione: ha vinto il Mondiale di Rallycross e per ben due volte il DTM, il campionato tedesco turismo. In Audi hanno il favore del pronostico Stéphane Peterhansel (57 anni, alla Dakar dal 1988, 14 volte primo) e Carlos Sainz (60 anni, alla Dakar dal 2006), 3 volte primo nel raid, ma prima due volte vincitore nel Mondiale Rally. Impresa ancora non riuscita a Sua Maestà Sébastien Loeb, il rallista più titolato di tutti i tempi: 9 trofei da campione, per giunta consecutivi, tutti al volante della Citroen. Non c’è dubbio che, nonostante la bacheca sfavillante, Sebastien voglia fare come Carlos, il papà dell’attuale pilota della Ferrari. Gli manca esperienza nel deserto? Non si può più dire. Anche se non è come Stéphane che potrebbe navigare sulle dune anche bendato, ha già 5 Dakar sul groppone (4 con la Peugeot) e due volte è salito sul podio arrivando in un’occasione secondo.

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Giovedì 30 Dicembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 03-01-2022 09:04 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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