Il pilota dell'Audi Carlos Sainz in due occasioni Campione del Mondo Rally e tre volta vincitore della Dakar

Dakar, il terreno di caccia dei "Sessantenni": nel deserto l'esperienza è tutto

di Giorgio Ursicino
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Una torta per quattro. È la Dakar che sceglie il suo “cavaliere”, non c’è dubbio. Non è azzardato, però, ipotizzare che l’eroe 2022 sarà uno del poker d’assi. Il quartetto è almeno cinquantenne ed ha le carte in regola per puntare al gradino più alto del podio. Per domare il deserto bisogna anche poter contare su un compagna formidabile e, da questo punto di vista, i “ragazzi” sono tutti messi bene. L’Audi dà l’impressione di essere un gioiello della generazione futura, inarrivabile quando il progetto sarà maturo e verrà trovata l’indispensabile affidabilità. Baricentro bassissimo in relazione all’altezza del mostro, coppia massima sempre disponibile per accarezzare le dune più vertiginose. Affidabilità che, invece, sarà il punto di forza della Toyota che può contare su un Hilux profondamente evoluto, ma con l’impostazione di base collaudata in anni di corse in fuoristrada.

L’ex buggy BRX Hunter realizzato dalla Prodrive è una via di mezzo. Agile, scattante e avvantaggiato dai nuovi regolamenti che consentono a tutti i prototipi di montare gomme di un metro di diametro. I bavaresi, ormai si sa, hanno formato un dream team. A guidare la squadra nel deserto sarà Sven Quandt, un manager dall’esperienza infinita che senz’altro colmerà il gap dei Quattro Anelli all’esordio. Sven ha dedicato la sua vita alle corse ed in particolare ha fondato l’xRaid a Monaco di Baviera, per lunghi anni braccio operativo del gruppo Bmw, soprattutto nei raid e con il marchio Mini. Manco a dirlo Quandt è il “rampollo” della dinasty che dagli anni Cinquanta è il principale azionista della Bmw.

Due dei piloti fanno parte del poker, Stéphane Peterhansel e Carlos Sainz. Il primo è senza dubbio “monsieur” Dakar (la maratona, non bisogna dimenticarlo, è da sempre organizzata dai cugini d’oltralpe), 57 anni, di cui almeno una trentina passati a fare su e giù per i deserti di tutto il mondo. Il suo curriculum nella corsa è impressionante: 14 trionfi, 6 in moto e 8 in auto, un’esperienza infinita e campione in carica, avendo dominato lo scorso anno. Come compagno di squadra ha l’amico-rivale Sainz, sessant’anni in splendida forma, oltre che padre dell’omonimo pilota della Ferrari, ha conquistato, in età giovanile, due Campionati del Mondo Rally e poi 3 Dakar alla quale partecipa dal 2006 con tutti team ufficiali: Volkswagen, Peugeot, Mini ed, ora, Audi (è un ritorno al gruppo VW).

Sulla loro strada, anzi “pista”, troveranno Nasser Al-Attiyah, cinquantenne alfiere della Toyota alla maratona dal 2004, anche lui 3 volte primo e già nelle stesse squadre di Stéphane e Carlos (Volkswagen e Mini). Ultimo, ma non certo per titoli, per capacità di guida ed ambizioni: Sebastien Loeb, unico nella storia ad aver vinto 9 Mondiali Rally (per giunta consecutivi). A festeggiare i 50 gli mancano due anni, per questo è considerato ancora un “novellino” nonostante corra la Dakar 2016 ed è salito due volte sul podio (secondo nel 2017).

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Domenica 26 Dicembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 28-12-2021 14:12