Lo stemma Dacia

Mariotte, il guru del boom Dacia: «Vi spiego perché nessuno ci fermerà»

di Sergio Troise
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PARIGI - Al Mondial dell’automobile francese Dacia non ha presentato né auto elettriche, né ibride, né prototipi avveniristici. In compenso ha messo in mostra una gamma aggiornata, che contempla la rivisitazione del design di Sandero e Logan e l’introduzione di un nuovo motore a benzina per i modelli entry level, con cilindrata di un litro, tre cilindri, omologato Euro 6. Se non bastasse, il marchio rumeno di proprietà Renault ha annunciato anche l’arrivo della prima trasmissione automatica doppia frizione per una vettura Dacia: l’EDC (Efficient Dual Clutch) destinata al crossover Duster.

Del momento favorevole abbiamo parlato con François Mariotte, direttore commerciale per l’Europa di Dacia: un manager illuminato, cresciuto nel settore dei veicoli commerciali, ora in prima linea nella valorizzazione del marchio rumeno. Qui di seguito l’intervista.

E’ ancora giusto parlare di Dacia come di un marchio low cost?
“No, è sbagliato. E’ più giusto dire che le auto Dacia propongono acquisti intelligenti, razionali. Soltanto i giornalisti parlano ancora di low cost, ma noi da tempo abbiamo introdotto il concetto di auto semplici, affidabili, ben costruite e abbordabili nel prezzo. Parlare tout court di low cost non dà il giusto valore al prodotto. Che invece è buono, collaudato, affidabile, ancorché semplice e privo di cose inutili, superflue. C’è l’elettronica indispensabile e non ci sono inutili gadget. Tutto ciò, senza trascurare i progressi fatti con il look di certi modelli, come la Sandero Stepway, che oltre ad essere un’auto solida ed efficiente risponde anche a certi canoni stilistici graditi ad un pubblico attento anche all’estetica”.

Che vengano definite low cost o in altro modo, le Dacia hanno comunque nel prezzo un’arma molto valida per aumentare la competitività. Riuscite a tenere i listini sotto controllo grazie alla banca organi di Renault?
“La nostra filosofia è basata su tre regole fondamentali: progettare auto che non devono essere costose; produrre in modo non costoso; organizzare una distribuzione economica”.

Si spieghi meglio. Come avete risolto il primo problema?
“Effettivamente utilizziamo al massimo possibile organi provenienti da Renault, motori compresi. Se fossimo indipendenti, come alcuni marchi nostri concorrenti, non potremmo farlo. E questo è indubbiamente un vantaggio”.

Ma non c’è il rischio di utilizzare tecnologia superata?
“Se impiego per l’impianto frenate un sistema ABS di ottava generazione anziché di nona, non metto certo a repentaglio la sicurezza dei miei clienti. Anzi, metto a loro disposizione un sistema supercollaudato, che ha funzionato per anni e anni su milioni di autoveicoli. Dunque la soluzione è affidabile e non costosa”.

Passiamo alla regola numero due: come si produce a costi ridotti?
“Utilizzando, come facciamo noi, gli stabilimenti produttivi di Pitesti, in Romania, e di Tangeri, in Marocco, dove il costo del lavoro è molto conveniente rispetto ad altri siti produttivi dell’Europa occidentale. Nelle nostre fabbriche si lavora stabilmente su tre turni, con soddisfazione dell’azienda e dei dipendenti”.

E per contenere le spese di distribuzione che cosa fate?
“Semplice: producendo in Romania siamo abbastanza vicini ai principali mercati dell’Europa occidentale e orientale, mentre la produzione del Marocco ci consente di imbarcare le auto su navi che fanno il giro del Mediterraneo, caricando e scaricando in continuazione. Ad eccezione del Duster, le Dacia che arrivano in Italia sono tutte di provenienza africana. E hanno uno straordinario successo sul vostro mercato, probabilmente anche grazie a certe operazioni che hanno suscitato simpatia, come la sponsorizzazione dell’Udinese e alcune iniziative collegate, che hanno consentito a piccoli artigiani di farsi conoscere sfruttando lo spazio messo da noi a disposizione sulle maglie della squadra friulana”.

Chi è il cliente tipo di Dacia?
“Le nostre sono le classiche auto per la famiglia media, per gente che lavora ma non può consentirsi di sconfinare nel lusso o nel superfluo. Persone consapevoli, alle quali ci rivolgiamo con correttezza, evitando campagne promozionali, sconti e cose simili. Il prezzo di una Dacia è sempre giusto e corrisponde pienamente a ciò che offre. Uno dei vantaggi che si riflette sul cliente finale è anche l’appartenenza del marchio al gruppo Renault: ciò ha consentito che molti concessionari della casa francese allargassero il loro business senza che venissero loro richiesti investimenti troppo onerosi. Il risultato di tutto questo è un successo commerciale andato oltre le più rosee previsioni.”

Vuole indicare le cifre?
“Nei primi otto mesi dell’anno abbiamo stabilito un nuovo record, con oltre 391.000 unità vendute a livello mondiale, pari a un aumento del 7,3% rispetto al 2015. Quanto all’Italia, la crescita è continua, con un aumento nei primi otto mesi del 2016 del 18% e una penetrazione stabilizzatasi attorno al 2,82%. Tutto ciò potendo contare esclusivamente su clienti privati e non sulle flotte. Se i conteggi venissero fatti esclusivamente sulla clientela privata, Dacia risulterebbe la settima marca in Italia, con una quota del 4,2%. E in Europa Sandero risulterebbe la terza auto più venduta a privati nel suo segmento, dopo Polo e Fiesta, mentre il Duster sarebbe secondo del segmento C”.

Intanto, però, gli altri players, Renault compresa, guardano al futuro puntando sull’innovazione tecnologica, l’elettrico, l’ibrido. Non c’è il rischio di rimanere indietro?
“No. Il mercato non è ancora maturo per certe scelte e quindi andiamo avanti con la nostra politica di controllo dei consumi e delle emissioni puntando sulla grande diffusione dei motori alimentati a gpl e a metano. I fatti ci dicono che va bene così e non c’è motivo di preoccuparsi”.
 

 

 

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Martedì 15 Novembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 16-11-2016 15:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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