Sorrentino e Maradona. Il regista premio Oscar gira a Napoli per Netflix: «E' stata la mano di Dio»

Il regista Paolo Sorrentino
di Leonardo Jattarelli
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Mercoledì 8 Luglio 2020, 18:29 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 11:07

Paolo Sorrentino lancia la notizia e il mondo del cinema è immediatamente catapultato nella sua nuova “favola”. E insieme a tutto ciò che ruota attorno al cinema e alla sua filiera, a festeggiare la news è soprattutto la sua Napoli, la città dove il regista de La Grande Bellezza e dell’ultimo The New Pope è nato 50 anni fa. Sorrentino infatti si appresta a girare per Netflix proprio all’ombra del Vesuvio il suo E’ stata la mano di Dio. Dunque, in quella terra dove iniziò la sua carriera con L’uomo in più insieme con il suo attore-feticcio Toni Servillo, Sorrentino, nato nel quartiere Arenella e cresciuto al Vomero dove si è formato negli Anni Novanta nella new wave partenopea con Mario Martone, Antonio Capuano, Pappi Corsicato, per la prima volta trova il coraggio di ammantare di sacro ciò che sacro ha sempre considerato: Diego Armando Maradona, il suo idolo e il figlio tra i più amati di Napoli.  Il film, prodotto da Lorenzo Mieli per “The Apartment”, del gruppo Fremantle, e dallo stesso Sorrentino, si preannuncia come una storia molto autobiografica che tocca corde dolorose: «Per la prima volta nella mia carriera - spiega l’autore della Grande Bellezza - giro un film intimo e personale, un romanzo di formazione allegro e doloroso. Questo film, per me, significa tornare a casa». 


Diego Armando Maradona e il colpo di mano contro l'Inghilterra nell' '86

Maradona dunque, El Chico de Oro, rappresenterà con tutta probabilità per Sorrentino una sorta di “tramite” per raccontare una vicenda personale che segnò il piccolo Paolo all’età di sedici anni. «Papà e mamma sono morti nel sonno - dichiarò un giorno il regista in tv -. Mia madre si chiamava Tina, mio padre Sasà. Mio padre era poco reattivo alle smancerie, come tanti uomini di quell’epoca. Mia madre era un po’ più affettuosa. Io ho la vita salva grazie alla passione per Maradona. Quando i miei genitori sono morti - rivelò Sorrentino - erano andati in una casa in montagna che avevamo all’epoca. Ci andavo sempre anch’io. L’ultima volta che non sono andato è stato perché mio padre aveva acconsentito che andassi a seguire il Napoli in trasferta. Per questo non mi sono trovato in quella casa quando è successo l’incidente con il riscaldamento. Sono dolori che si attutiscono ma non passano e a una determinata età condizionano la vita». 
Era tutto pronto per andare ad assistere alla partita Empoli - Napoli quel giorno di tanti anni fa. Suonarono alla porta e il ragazzo Sorrentino pensava fosse l’amico che doveva passare a prenderlo per andare allo stadio. Invece gli arrivò la terribile notizia: entrambi i suoi genitori erano morti nel sonno a causa del monossido di carbonio sprigionato da una stufa. 


Un'immagine del film di Paolo Sorrentino  "L'uomo in più" con Toni Servillo

Il nucleo affettivo, personale, significativo della sua vita, Sorrentino avrà modo di sviscerarlo unitamente al trasporto per la sua squadra del cuore e per il mitico Dieguito. La fede calcistica del regista per il suo Napoli va infatti di pari passo con quella per Diego Armando Maradona: «Ero già innamorato del Napoli - ha raccontato recentemente - ma l’amore è esploso del tutto nel 1984, quando è arrivato Maradona. Sono ossessionato da Maradona. L’ho sentito fugacemente al telefono dopo che ho vinto l’Oscar, ma ero in aereo e le hostess premevano perché riattaccassi il telefono. Poi l’ho conosciuto a Madrid in occasione di una partita del Napoli, ma non so se mi abbia riconosciuto perché aveva appena litigato con la fidanzata». Quanto al titolo, È stata la mano di Dio, fu proprio la giustificazione passata alla storia che lo stesso asso argentino diede segnando di mano, quindi irregolarmente, all’Inghilterra nei quarti di finale dei mondiali 1986 contro l’Argentina, la stessa partita in cui Diego Armando Maradona segnò il gol del secolo scartando tutti gli avversari.
«È sempre un immenso piacere lavorare con Sorrentino. Farlo questa volta, per produrre questo film, mi rende ancora più felice ed emozionato - ha detto ieri Lorenzo Mieli, CEO di The Apartment -. Come succede sempre, quando affrontiamo un nuovo progetto insieme, Paolo mi sorprende per la capacità che ha di sparigliare le carte e di rinnovarsi. Una capacità di guardare ostinatamente avanti che ci ha fatto trovare in Netflix, protagonista assoluto dell’innovazione, il partner ideale per affrontare insieme questo nuovo, emozionante, viaggio». 
Avevamo lasciato Sorrentino con il suo recentissimo Homemade, film corale girato durante il lockdown in attesa di lavorare al progetto americano, Mob Girl, con protagonista (e produttrice anche) Jennifer Lawrence, slittato a quando le condizioni per girare in America saranno favorevoli, visto il perdurare dell’emergenza coronavirus. Ma ora per il regista c’è Napoli e il Napoli e la sua storia di vita.

E lui, Diego. Non è un caso che, ricevendo la statuetta a Los Angeles, Sorrentino abbia ringraziato, oltre ai familiari, nell’ordine Fellini, i Talking Heads, Scorsese e Maradona.

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