Detenuto si lancia dalla finestra dell’ospedale per evadere: ferito

Carcere di Castrogno: una donna ha tentato il suicidio durante la visita in carcere del senatore Fina con una delegazione del Pd

Detenuto si lancia dalla finestra dell’ospedale per evadere: ferito
di Teodora Poeta
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Mercoledì 24 Aprile 2024, 09:13

Si è lanciato per tentare un’evasione dalla finestra al primo piano del reparto di Pneumologia dell'ospedale  Mazzini di Teramo dov’era stato portato per le cure, piantonato dagli agenti della polizia penitenziaria poiché recluso a Castrogno, ma non è andato lontano visto che ha riportato una frattura al piede ed è stato necessario anche operarlo. Si tratta di un detenuto 40enne magrebino, trasferito a Teramo da un altro istituto carcerario sabato scorso e già rientrato a Castrogno dopo aver firmato per essere dimesso dal reparto di Psichiatria dove successivamente è stato portato proprio per le sue condizioni.

È successo ieri mattina, intorno alle 3. «Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse e i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. È per noi importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale», dice Donato Capece, segretario generale del Sappe. Quello che è successo in ospedale è stato un evento «particolarmente critico perché accaduto alla presenza di altri ricoverati, personale medico e sanitario, ma è stato gestito al meglio dalla polizia penitenziaria», con la quale il detenuto ha avuto una colluttazione prima di buttarsi dalla finestra.

TENTATO SUICIDIO


«Una situazione carceraria drammatica, sia per i detenuti, sia per il personale costretto a lavorare in condizioni difficilissime», di cui ne parlano pure il senatore Michele Fina, il consigliere regionale Sandro Mariani e l’avvocata Manola Di Pasquale che in visita ispettiva a Castrogno, lunedì, sono stati testimoni diretti di un tentativo di suicidio di una detenuta. Mentre si trovavano nel braccio femminile, infatti, sono stati richiamati dalle urla di chi chiedeva aiuto. Un gesto probabilmente per richiamare la loro attenzione messo in atto da una detenuta italiana 50enne che ha poi raccontato proprio a Di Pasquale la sua grande sofferenza nel non poter vedere i figli che le sono stati tolti e il compagno pure lui detenuto. «Se lo Stato non è in grado di aumentare il personale sanitario e gli agenti di polizia penitenziaria in una struttura come quella di Castrogno ormai sovraffollata bisogna evitare di mandare altri detenuti», spiega Di Pasquale che aggiunge: «Di fronte ad alcune patologie è possibile chiedere al tribunale di sorveglianza l’incompatibilità carceraria, ma il protocollo non tiene conto della struttura in cui sono reclusi i detenuti che è invece una condizione importante».
Da parte loro, gli agenti continuano a lamentare, come fanno ormai da anni e senza alcuna risposta concreta, le condizioni in cui loro prestano servizio, «senza neanche gli strumenti utili a garantire la propria incolumità fisica, come può essere il taser», evidenzia Capece, il quale torna a sollecitare «provvedimenti urgenti», a cominciare da «un inasprimento di pena per i detenuti che aggrediscono il personale della penitenziaria durante la permanenza e l’espiazione di pena in carcere» oltre alle «espulsioni di tutti i detenuti stranieri in Italia, spesso protagonisti dei più gravi eventi critici in carcere».

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