Bradisismo a Pozzuoli, cosa succede: «La terra sale ma il magma non è coinvolto»

Di Vito (Ov-Ingv): «Il sollevamento degli ultimi giorni non è collegato a nessun altro parametro del vulcano»

Le prove di evacuazione per ' Allarme sisma, nella scuola San Giuseppe a Pozzuoli ( Napoli) 22 aprile 2024 ANSA/ CIRO FUSCO
Le prove di evacuazione per ' Allarme sisma, nella scuola San Giuseppe a Pozzuoli ( Napoli) 22 aprile 2024 ANSA/ CIRO FUSCO
di Mariagiovanna Capone
Mercoledì 24 Aprile 2024, 23:34 - Ultimo agg. 27 Aprile, 07:18
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«Negli ultimi 15 giorni si registra un sollevamento nell’area di massima deformazione di circa 2 centimetri». Quanto contenuto nel Bollettino settimanale dei Campi Flegrei dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, relativo al periodo dal 15 al 21 aprile, evidenzia un brusco sollevamento in due giornate distinte: nell’intervallo 9-10 aprile pari a 1 centimetro e nell’intervallo 15-16 aprile di mezzo centimetro. «Una velocità che non si è mai osservata nel corso di questa lunga crisi» ha commentato il professore emerito di Fisica del Vulcanismo all'Università di Napoli Federico II Giuseppe Luongo che rilancia: «È indubbio che nel sistema vulcanico qualcosa si è modificato, e di significativo. Se i dati confermassero la stazionarietà della profondità della spinta vuol dire che in profondità si sarebbe verificato un aumento di pressione. Non pronuncio alcuna ipotesi sulla causa». Luongo ha poi insistito affinché l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia faccia luce su questa accelerazione così repentina.

A rispondere a questi dubbi, è il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Di Vito che smorza i toni e chiarisce la situazione attuale ai Campi Flegrei. «Quello che abbiamo visto - ha detto - è che ci sono stati due saltini, cioè due deformazioni rapide: una di un centimetro e una di mezzo centimetro, riportate nel bollettino.

Prima e dopo quei sollevamenti, abbiamo la stessa velocità di prima, cioè sempre un centimetro al mese. Quindi è come se ci fossero stati due momenti un po' più impulsivi di accelerazione».

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Il direttore dell’OV sottolinea però che «variazioni di campo, cioè dell’area deformativa, non ce ne sono: questo è un dato assai importante e significativo». Sull’ipotesi del professor Luongo, di un sistema vulcanico che si è modificato anche in maniera significativa, Di Vito getta acqua sul fuoco. «Se volessi basare il cambiamento della dinamica del sistema vulcanico solo sul dato deformativo, commetterei un errore clamoroso. È ovvio che lo stiamo notando e valutando, ma è il quadro d’insieme completo che va valutato quindi la deformazione, la sismicità, i flussi di gas, se ci sono segnali infrasonici importanti, cioè se ci sono state modifiche in superficie. Ciò che abbiamo visto, è che queste fasi di deformazioni rapide, non sono associate nemmeno a variazioni di altri parametri» mentre invece hanno una correlazione già nota con la sismicità.

«È evidente che ci sono state deformazioni rapide, ma abbiamo anche visto che sono connesse alla generazione degli sciami che ci sono stati e quindi a un incremento dell'attività sismica, perché sono due cose fortemente connesse. Però da qui a dire che è cambiato qualcosa nel sistema vulcanico, è un grosso errore». Per Di Vito, poi, se ci fosse stata un coinvolgimento diretto della camera magmatica, avremmo dovuto vederlo già nella crisi 82-84, «quando il suolo si sollevava di 10 centimetri al mese». E a chi chiede a gran voce nuove tomografie, Di Vito risponde: «Le abbiamo fatte, e più volte. Non con modalità del passato ma tomografie sismiche, che confermano recenti modelli». Cioè una camera magmatica a 6-8 chilometri di profondità, e una sorgente di spinta a circa 3.8 chilometri, sede di tutti gli ipocentri registrati finora, che può essere interpretata come l'intrusione di un piano di soglia o come zona di accumulo di fluidi magmatici provenienti da profondità maggiori.

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