In Cina non è andata come ipotizzavano le aspettative, ma non c’è tempo per demoralizzarsi. Il gap fra le seconde linee è così esiguo che basta un nulla per perdere lo scettro di “seconda forza” del Campionato, come è avvenuto a Shanghai dove la McLaren si è mostrata più «consistente sia in prova che in gara». I fronti su cui lavorare sono, al solito, due. Frédéric Vasseur dovrà preoccuparsi di far progredire la SF-24 per rispondere ai miglioramenti degli altri e, cosa più impegnativa rispetto ai suoi colleghi, dovrà interpretare uno spartito che vada bene ad entrambi i suoi tenori. Non capita tutti i giorni, infatti, di dover far convivere due galletti che fra qualche mese dovranno dividersi perché l’equipe ha già annunciato la formazione futura. Ed uno dei due è stato scaricato a favore dell’altro.
L’ingegnere francese, si sa, è uno dei team principal più abili a gestire i piloti ed a trarre il massimo dal loro rendimento. Nelle serie inferiori, sotto la sua protezione, sono maturati molti dei Campioni attuali. Non ultimo Lewis Hamilton che ha scoperto che era il momento di passare in Ferrari perché in groppa al Cavallino è salito proprio il manager francese. Un curriculum più vincente ce l’hanno solo Wolff ed Horner, ma loro sono diventati grandi in un solo team e con pochissimi driver. Fred, finora, ha lavorato di fino, confermandosi abilissimo equilibrista. Certe vibrazioni, però, sono diventate più intense nell’ultima gara dove Charles e Carlos hanno fatto vedere di non voler alzare il piede neanche quando scesi dalla macchina.
In realtà, i due sono persone affabili e cordiali, per certi versi quasi amici, ma hanno entrambi lanciato messaggi chiari: non sono disposti a fare un passo indietro, almeno quando hanno tuta e casco. La situazione è delicata e altamente infiammabile. Non è una questione di prima e seconda guida, ci mancherebbe. Quelli sono concetti arcaici. Nella F1 di oggi la miscela funziona se entrambi i conduttori sono al servizio dalla causa in ogni memento del weekend. Basta accelerare in filo in più o in meno per vanificare il risultato. Le crepe emerse a Shanghai non sono proprio invisibili e si aggiungono ad una guida gagliarda, ma un po’ troppo autoritaria di Carlos nelle prime gare.
Un atteggiamento di chi sa il fatto suo, ma che va a stuzzicare la sensibilità del principino che quando gareggia non si sente secondo a nessuno. Sainz ha esagerato nella Sprint quando ha resistito all’attacco di Leclerc, nonostante avesse le gomme cotte (aveva affrontato un duello col cannibale...) e la monoposto danneggiata da un incontro ravvicinato con il tostissimo Alonso. La controprova che si possono perdere opportunità senza farsi apertamente la guerra, ma solo non collaborando, c’è stata alla partenza del gran premio. Nessuna scorrettezza e neppure una cattiveria eccessiva, se le due Ferrari fossero state rivali tutto regolare.
Ma per non interagire, e pensare a marcare soprattutto il compagno di squadra, delle opportunità si sono perse e, forse, sono costate il podio. Pensare che il predestinato abbia accompagnato l’iberico quasi fuoripista volutamente è sicuramente peccato, ma non è quella la manovra che devono fare due compagni di squadra che partono affiancati. Se invece di sfidarsi si fossero realmente supportati, avrebbero potuto chiudere tutti i varchi e non farsi certo superare da Russell (scattato anche male) e, addirittura, dalla Haas di Hulkenberg. È solo un episodio, ma Fred dovrà lavorarci sopra.