Salvini schiera Vannacci: «Con noi in tutti i collegi». La sinistra all'attacco: «Uno schiaffo al 25 aprile»

Il diretto interessato, tra una polemica sul 25 aprile e le sue battaglie identitarie ha ringraziato apertamente il vicepremier

Salvini schiera Vannacci: «Con noi in tutti i collegi». La sinistra all'attacco: «Uno schiaffo al 25 aprile»
di Emilio Pucci
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Venerdì 26 Aprile 2024, 06:00

Matteo Salvini tira dritto. Le resistenze nella Lega alla candidatura di Roberto Vannacci alle Europee non hanno scalfito la sua convinzione che il generale porterà voti al suo mulino. Ieri è arrivata l'ufficialità che ha messo fine a una telenovela che durava da mesi: «Correrà nella Lega per tutti i collegi». Dove sarà capolista non lo ha annunciato, ma la linea del segretario del partito di via Bellerio è quella della vetrina in tutte le circoscrizioni. Il diretto interessato, tra una polemica sul 25 aprile («Non mi dichiaro antifascista: il fascismo è terminato in Italia da 80 anni e parlare oggi di antifascismo serve solo a dividere la società italiana su un periodo, quello fascista, finito ormai da quasi un secolo») e le sue battaglie identitarie («lotterò con coraggio per affermare i valori di Patria, tradizioni, famiglia e sovranità che condivido abbondantemente con la Lega»), ha ringraziato apertamente il vicepremier: «Confermo la mia stima nei suoi confronti. Correrò da indipendente». Polemiche a sinistra: «Uno schiaffo ai valori antifascisti», dice Zan (Pd). Per Bonelli (Avs) «è una provocazione», secondo Magi (+Europa) «Salvini festaggia con il cripto-fascista Vannacci».

Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture non lo ha solo schierato in campo nel ruolo di attaccante centrale. Pur premettendo di non condividere tutte le sue idee, lo ha esaltato per il ruolo ricoperto nell'esercito. Con giudizi contrapposti a quelli che, per esempio, ha utilizzato il ministro della Difesa Guido Crosetto che ha parlato sovente di «farneticazioni» da parte dell'autore del libro “Il mondo al contrario”. «Un uomo dello Stato che ha difeso gli interessi nazionali in decine di missioni all'estero, dalla Somalia all'Afghanistan, dal Ruanda all'Iraq, dai Balcani alla Libia, salvando vite umane», lo ha definito Salvini. Ed ancora: «È stato travolto da fango e critiche per il suo libro in cui esprimeva opinioni sgradite al conformismo del politicamente corretto. È stato infangato, linciato, dileggiato. E pazienza se il suo libro ha venduto più di autori chic che poi danno lezioni sui giornali e in tv. Difendo strenuamente il diritto di esprimere delle idee», si legge in uno stralcio di “Controvento”, il nuovo libro di Salvini che il segretario leghista ha presentato ieri. Ad unire il militare e il politico è «la comune battaglia a difesa dell'Italia, della sicurezza» e l'impegno «a cambiare questa Europa». E ora? Il partito da settimane si è diviso sul nome di Vannacci. Ci sono i fedelissimi di Salvini che apprezzano senza se e senza ma la strategia del proprio leader. Il ragionamento più o meno è questo: «Il saldo non può che essere positivo: forse farà perdere qualche consenso a chi storce il naso sul suo nome, ma ci farà guadagnare tanto, soprattutto al centro e al Sud». La responsabile delle Disabilità Alessandra Locatelli, a margine della presentazione a Milano del libro di Salvini, è netta: «Chi ha le energie, la forza e volontà di partecipare a un progetto di rinnovamento dell'Europa e sta con noi lo dobbiamo portar e avanti ». Altri ministri la pensano allo stesso modo. L'altro fronte nel Carroccio è composto da chi ha manifestato il proprio mal di pancia ma non si mette di traverso. «In tanti – spiega un big del partito – non sono d'accordo ma ora dobbiamo evitare scontri interni».

LE RESISTENZE

Il ritornello è sempre lo stesso. Lo ha più volte esplicitato in maniera chiara il vicepresidente del Senato, Giammarco Centinaio: «Non avrà mai il mio voto. Il mio entusiasmo sulla sua candidatura è a meno duemila», la tesi. La scelta operata da Salvini, «in nome della libertà e del patriottismo», non convince affatto i presidenti di Regione e neanche i capigruppo di Montecitorio e palazzo Madama. «Prima i militanti storici», ha spiegato il presidente dei deputati Riccardo Molinari. «Darò la attrazione ai candidati che riterrò meritevoli», il parere della guida dei senatori, Massimiliano Romeo. L'autore di “Un mondo al contrario”, 56 anni, 37 passati in divisa con il basco amaranto dei parà, non è molto gradito ai militanti. E agli ex deputati leghisti: «La Lega candida chiunque per raccattare tre voti», il parere dell'ex segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi. Anche il Senato Umberto Bossi sarebbe critico. Chi non nasconde il proprio malessere nella Lega non esclude di presentare il conto al Capitanoqualora le Europee andassero male. Salvini è convinto di poter vincere il derby con FI: «Dopo 40 anni finalmente l'Autonomia sta arrivando. Stiamo ottenendo di più ora col 10% di quanto non riuscissimo ad ottenere col M5S e il 30%», ha sentenziato. Il vicepremier gioca di coalizione, nel suo libro spende parole al miele per Giorgia Meloni: «Collaboriamo in maniera molto positiva. Il nostro rapporto, oltre che politico, è diventato personale e nel tempo si è consolidato». Del resto, il vicepremier lo ha sempre detto: i discorsi sui vertici del partito si faranno al congresso: «Ci sarà gente che si potrà fare avanti». E al momento non c'è nessuno intenzionato eventualmente a sfidarlo.

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