Papa Francesco commosso a Verona, l'israeliano Maoz e il palestinese Aziz simbolo del perdono e della post guerra a Gaza

All'Arena di Verona la guerra in Ucraina viene praticamente silenziata e non se ne parla

Papa Francesco commosso a Verona, l'israeliano Maoz e il palestinese Aziz simbolo del perdono e della post guerra a Gaza
di Franca Giansoldati
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Sabato 18 Maggio 2024, 18:41 - Ultimo aggiornamento: 18:44

Il sette ottobre Maoz Inon ha perso entrambi i genitori in un kibbutz a un chilometro e mezzo da Gaza fondato dal nonno negli anni Trenta, dove lui stesso è cresciuto. I terroristi di Hamas prima hanno ucciso e poi hanno appiccato fuoco ovunque. Il cadavere della madre non si è potuto nemmeno identificare per come era stato ridotto. Eppure Maoz, 49 anni, predica dentro e fuori Israele che la pace è possibile e a Verona, davanti al Papa, lo dimostra plasticamente con il suo amico palestinese Aziz, stesso mestiere nel settore turistico, medesimo destino. Aziz quando era un ragazzino perse il fratello maggiore, Tayseer. Furono i soldati israeliani e per lungo covò sentimenti di forte rabbia e vendetta. «Poi ho capito che qualcosa doveva cambiare e quel processo è iniziato da dentro me». 

Fu quando diversi anni dopo si mise a studiare l'ebraico con gli immigrati ebrei in Israele. «Capii che noi possiamo essere alleati. Possiamo essere partner. E mi sono reso conto che indipendentemente da quello che fanno gli altri la scelta del perdono è sempre mia. Se scelgo di odiare o vendicarmi sono schiavo di chi uccise mio fratello». 

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PERDONO 

Davanti alla loro storia le dodicimila persone all'Arena di Verona si sono alzate in piedi ed è partito un grido di sollievo, tributando a questi due uomini piegati dall'esperienza del dolore una standing ovation da stadio.

Forse è quello che la folla voleva captare, un filamento di luce dal tunnel di Gaza. Tanto entusiasmo non si era scatenato nemmeno per Luciano Ligabue che solo poco prima aveva cantato che nessuna lacrima è mai uguale ad un'altra.

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Papa Francesco è quasi saltato sullo scranno, e con lui padre Alex Zanotelli, storico simbolo del pacifismo. E' seguito un lungo abbraccio a Maoz ed Aziz. Era l'immagine iconica in un panorama di buio pesto, di tante guerre nel mondo anche se non è sfuggito che la parola “Ucraina” nell'Arena non sia mai stata evocata, così come non si sono viste sventolare le bandiere gialle-azzurre. Al contrario, invece, ogni tanto dalla eterogenea galassia del pacifismo cattolico qualche vessillo palestinese viene agitato in aria. C'erano cartelli con su scritto: “Via le bombe” e “Artificieri della pace”. La parola pace è stata un mantra e nessuno ha mai fatto cenni ad aggressori e aggrediti, al sacrosanto diritto alla difesa. Sono echeggiati ltri slogan: basta produrre le armi mescolandosi in un repertorio evangelico radicale, assai vicino ai movimenti popolari, a Pax Christi, ai Beato Costruttori di Pace: no alla proprietà privata, no allo sfruttamento dei più deboli, no alla cultura della indifferenza, no al business degli armamenti.

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HAMAS

Papa Francesco ha ripetuto convinto che «il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle élite. È soprattutto nelle mani dei popoli. Voi, però, tessitrici e tessitori di dialogo in Terra Santa, dovete chiedere ai leader mondiali di ascoltare la vostra voce, di coinvolgervi nei processi negoziali, perché gli accordi nascano dalla realtà e non da ideologie. La pace si fa con i piedi, le mani e gli occhi dei popoli coinvolti». Maoz e Aziz sul palco hanno seguito tutto quello che scorreva facendosi tradurre ogni parola. Si sono conosciuti una decina di anni fa per lavoro e ora per entrambi la guerra a Gaza è durata sin troppo. «Va invertita la spirale d'odio». Non c'è dubbio che loro due rappresentano quella forza che può far cambiare la rotta al pianeta. Maoz a margine ha aggiunto altri particolari alla sua esperienza. Dopo il 7 ottobre, annichilito da un dolore sordo e rapace, aveva fatto un sogno. «“Piangevo e attraverso le lacrime vedevo che tutti stavano piangendo. Le lacrime lavavano il terreno e già si poteva scorgere un percorso. Mi sono svegliato tremando e ho capito che la strada era quella della riconciliazione non della vendetta». Nei sette mesi di guerra a Gaza scatenata da Hamas entrambi hanno perso amici, parenti, conoscenti, intere famiglie.

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La pace ha detto Bergoglio rivolgendosi innanzitutto a loro due anche se l'uditorio finale era assai più ampio «non sarà mai frutto della diffidenza, dei muri, delle armi puntate gli uni contro gli altri». Al popolo pacifista ha chiesto di seminare speranza, di non stancarsi di andare controcorrente.« Non scoraggiatevi».

PACIFISTI

E' stato il punto più alto di una visita voluta per dare più vigore alle Arene della Pace, manifestazioni nate negli anni Ottante dagli attivisti dei diritti umani. "Oggi il Premio Nobel che potrebbero dare a molti è il Premio Nobel del Ponzio Pilato, perché siamo maestri nel lavarci le mani". Poi Francesco ha puntato il dito contro l'individualismo marcato che fa sparire i legami vitali delle comunità:«Ma questo in termini politici è la radice delle dittature».

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