Danni permanenti al bimbo dopo il parto: mezzo milione di euro di risarcimento a una famiglia di Lanciano

La sentenza civile condanna l’Asl per il presunto ritardo della nascita

Lanciano, danni al neonato per il parto: mezzo milione di euro di risarcimento ai familiari
di Walter Berghella
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Giovedì 25 Aprile 2024, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 12:19

Negligenza durante la nascita di un bimbo all’ospedale Renzetti, la Asl di Lanciano - Vasto- Chieti condannata al risarcimento di oltre mezzo milione di euro nei confronti del piccolo paziente e dei genitori. Durante le fasi del preparto l’allora neonato ha subito conseguenti danni permanenti, riconosciuto anche dall’Inps come handicap gravi, con sindrome di deficit attentivo e comportamentale più altre patologie.

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La sentenza è del giudice Gianluca Falco del tribunale civile di Chieti.

I legali della Asl hanno respinto l’accusa contestando la fondatezza e rimarcando la correttezza dei sanitari. La vicenda è stata portata avanti dalla famiglia supportata da Sos Utenti Aps, attraverso l’avvocato Andrea Florindi, membro del direttivo nazionale dell’associazione, e dal presidente Gennaro Baccile. Protagonisti del caso una famiglia originaria di Atessa ora residente a Lanciano che dopo 14 anni hanno ottenuto il risarcimento per colpa dell’operato dei sanitari, supportato anche dai consulenti del tribunale. Dal dicembre 2010 a oggi sconvolta la vita dei genitori del piccolo paziente che ha ottenuto come danno 333 mila euro, mentre i genitori 188 mila euro, per un totale di 522 mila euro. La puerpera aveva 21 anni quando aveva finito la 41° settimana di gestazione e il bimbo doveva nascere.

L’istruttoria processuale è stata incardinata su negligenze e imperizie dei medici, a cominciare dal fatto che la gestante, nonostante il sanguinamento, non è stata sottoposta a visita medica né all’ecografia per accertare le condizioni del bimbo. Neppure un monitoraggio cardiaco continuo ci sarebbe stato, ma solo due visite ostetriche con rilievo isolato del battito cardiaco fetale. Insomma, trascurato il sanguinamento e ritardato il parto cesareo provocando così una grave sofferenza perinatale al bambino con danni cognitivi e comportamentali. A 2 anni, dicembre 2012, al piccolo è stata riscontrata la sindrome da deficit attentivo con iperattività con pregressa sofferenza perinatale. Poi disturbi visivi con miopia severa bilaterale con strabismo. E successivamente la disarmonia dello sviluppo, del linguaggio e disabilità intellettiva.

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«Sulla base delle risultanze tecniche del Collegio peritale e dei principi governanti la materia della responsabilità professionale sanitaria – dice Sos Utenti – il giudice ha riconosciuto la responsabilità della struttura sanitaria in ragione di condotte commissive ed omissive, imperite e negligenti che hanno avuto incidenza causale diretta nel verificarsi dei fatti. È stata affermata la responsabilità della struttura sanitaria coinvolta per i danni patiti dal neonato, ed asseritamente causati dalla ritardata esecuzione del parto, ritenendo pienamente sussistente il nesso di causalità quando, da un lato non vi sia certezza che il danno cerebrale patito dal neonato sia derivato da cause naturali o genetiche e, dall’altro, appaia più probabile che un tempestivo o diverso intervento da parte dei sanitari avrebbe evitato il danno».

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