Rifiuti e favori, condannati a 6 anni di reclusione Flaminia Tosini e Valter Lozza. Ieri la sentenza del collegio del Tribunale di Roma sul giro di corruzione tra l’ex direttrice regionale delle politiche ambientali e l’imprenditore del settore dello smaltimento. La sentenza è stata decisa dai giudici della II sezione collegiale hanno inoltre dichiarato i legali rappresentanti delle società Ngr Srl (società proprietaria della cava a Monte Carnevale) e 'Mad Srl' colpevoli dell’illecito amministrativo previsto dal decreto legislativo 231 del 2001 condannandoli al pagamento ciascuno di una sanzione di 30.900 euro. Nei primi mesi del 2021 Tosini e Lozza, per questa vicenda, finirono agli arresti domiciliari, accusati a vario titolo di concussione, corruzione e turbata libertà di procedimento di scelta del contraente.
Il procedimento nasce dall’indagine sulla discarica per i rifiuti inerti di Monte Carnevale. Secondo quanto ricostruisco dagli investigatori l’imprenditore e Walter Lozza, grazie alla dirigente Tosini difesa dagli avvocati Marco Valerio Mazzatosta e Arianna Morelli, aveva ottenuto indebitamente l'autorizzazione per la trasformazione della discarica a nuovo sito di smaltimento dei rifiuti derivanti dal trattamento di Rsu della Capitale. Una pratica, che secondo gli inquirenti, era stata consolidata e messa in atto più volte. «La Tosini - aveva scritto la gip Annalisa Marzano nell’ordinanza del marzo 2021 - non contenta, orientava le determinazioni regionali, in tema di rifiuti, agli interessi dell'amico imprenditore che gestiva anche le discariche di Civitavecchia e Roccasecca».
Al contrario, la pubblica accusa ha sostenuto che «l'intero dipartimento della Regione Lazio, cruciale per la salvaguardia dell'interesse ambientale del territorio laziale, a causa delle condotte illecite poste in essere dalla sua dirigente è stato totalmente ripiegato sugli interessi privati di Lozza».Una posizione durissima che ha portato il pubblico ministero a chiedere 4 anni di reclusione. «L’imputata - hanno spiegato gli inquirenti -, con una straordinaria astuzia e inconsueta disinvoltura, ha manipolato la procedura amministrativa volta alla individuazione della prossima discarica di rifiuti solidi urbani della Capitale e lo faceva ricorrendo ad indebite scorciatoie». E ieri il finale ancora più duro. Una sentenza di condanna a 6 anni che i difensori sono già certi di voler appellare. Ma prima attendono le motivazioni, dei giudici romani che arriveranno solo tra qualche mese.