I marchi del Lingotto: ci sarà un rilancio in Italia

Alfa un rilancio in grande stile
La produzione resterà in Italia

di Giorgio Ursicino
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dal nostro inviato
DETROIT - Elkann e Marchionne parlano a lungo, dai dettagli delle loro dichiarazioni emerge con chiarezza quale sarà il prossimo piano industriale di Fiat-Chrysler che verrà annunciato a maggio. Una road map che prevede lo sviluppo di un’azienda ormai risanata e che in Nord America viaggia a tutto gas per raggiungere un volume di produzione ancora più vicino a quello dei giganti globali, puntando sul rilancio delle attività europee e, soprattutto, di quelle italiane.

Marchionne ha ancora ripetuto che «ora si può fare quello che prima non era nemmeno pensabile». Elkann ha ringraziato il manager per lo straordinario lavoro fatto e ha detto di «sentirsi finalmente tranquillo per la prima volta in venti anni». Una cosa è certa, nemmeno le fabbriche italiane dipenderanno più totalmente dalle sorti del nostro mercato, un mercato alle corde e con poche prospettive di ripresa. Almeno nel breve periodo. Situazione opposta a quella americana dove le vendite continuano a salire e gli utili a crescere, generando profitti che alimentano il settore automotive in tutto il pianeta.

Fiat non chiederà incentivi al governo e nemmeno darà suggerimenti sulla politica fiscale. Se sono state adottate misure che invece di aumentare il gettito lo hanno strozzato è l’esecutivo che deve fare i suoi conti: Fiat va a vendere le sue vetture dove ci sono le condizioni idonee per farlo. Gli stabilimenti della Penisola dovranno essere rilanciati puntando sulle esportazioni e queste sono possibili grazie al network garantito da Chrysler e al flusso di cassa garantito da Auburn Hills indispensabile per alimentare gli investimenti.

La strategia per uscire dalle paludi del mercato europeo, andando ad approdare in continenti lontani e in segmenti di mercato che garantiscano rendimenti migliori, è quella già intrapresa “dell’alto di gamma” e dei “modelli premium”. Un percorso che coinvolge la Maserati ormai lanciata e vedrà fortemente impegnata anche l’Alfa Romeo. Marchionne è tornato sulla battuta dei «capannoni fantasma mimetizzati» dove stanno nascendo le nuove Alfa. Ha spiegato meglio il fatto che ormai da tempo è scattato il piano che prevede la progettazione e lo sviluppo di una una piattaforma in Italia, che questa sarà a trazione posteriore ed integrale, farà da base alle Alfa Romeo e potrà essere utilizzata anche dalle Maserati di domani e dai modelli americani come è già avvenuto con successo con le architetture della Giulietta (Dodge Dart, Jeep Cherokee, nuova Chrysler 200 esposta proprio a Detroit) e della 500L (la piccola Jeep che nascerà a Melfi e di cui si parla un gran bene).

Il piano prevede di non ripetere più gli errori del passato. I trionfi dell’Alfa in passato sono stati legati alle prestazioni dei motori e i propulsori del Biscione dovranno essere in gran parte dedicati e originali. In quest’ottica è ormai più che una traccia il coinvolgimento della Ferrari che è un’eccellenza del gruppo Fiat del made in Italy a livello mondiale e che porta in ogni caso valore aggiunto. I motori del Tridente made in Maranello sono un fiore all’occhiello apprezzato da critica e clienti e il know-how del Cavallino sarà utile anche per i cuori Alfa.

I modelli che per primi verranno annunciati sono tre: la tanto attesa Giulia, la nuova ammiraglia e un Suv. Tutto dovrebbero vedere la luce della stessa piattaforma che sicuramente farà ripartire Cassino, ma potrebbe dare ulteriore vigore anche a Mirafiori che fa parte del “polo del lusso” piemontese ma al quale non può certo bastare solo il Suv Levante della Maserati ormai definito in ogni dettaglio. L’Alfa tornerà in America e bisogna far presto poiché in questo continente è annunciato cielo sereno e clienti motivati e Marchionne può contare sugli oltre duemila dealer Chrysler. Al gruppo si unirà la spider che verrà prodotta a Hiroshima dalla Mazda. Sempre aperto il dossier delle alleanze, tattiche o strategiche che siano (Marchionne forse punta più sulle seconde). Poi c’è il rafforzamento del Sudamerica, l’espansione in Cina (con la fabbrica Jeep e lo sbarco dell’Alfa) e la sfida in Russia dove, per stessa ammissione di Marchionne, è stato perso tanto tempo e c’è da recuperare.

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Martedì 14 Gennaio 2014 - Ultimo aggiornamento: 21-01-2014 12:33 | © RIPRODUZIONE RISERVATA