GENOVA - L’industria nautica, pur essendo un settore a impatto ambientale minimo, investe fortemente e da lungo tempo nell’innovazione tecnologica e sta entrando ora nella vera fase di transizione verso nuovi obiettivi di sostenibilità, con un orizzonte temporale che idealmente si pone al 2035. E’ su queste basi che si susseguono incontri, convegni, seminari e consultazioni tra gli esperti del settore, con l’obiettivo di monitorare la situazione su scala mondiale e coordinare politiche comuni.
Il più recente summit su questi temi si è svolto a Genova, in occasione del SATEC, grazie alla collaborazione tra Confindustria Nautica e l’IBI (International Boat Industry), che hanno organizzato la prima edizione di “Shaping the future”, forum aperto a rappresentati dell’industria nautica, dello shipping, delle associazioni di settore nazionale e americana, ma anche dell’automotive, che è forse il comparto più avanzato in materia di ricerca, sviluppo e industrializzazione di prodotti ecocompatibili.
Il presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi, ha aperto il convegno illustrando il ruolo pionieristico che l’industria italiana del diporto sta svolgendo nel rispondere alle sfide del futuro e nella gestione delle nuove opportunità, mentre la direttrice dell’associazione, Marina Stella, ha ricordato che “il tema dell’innovazione digitale e green è al centro delle strategie di tutte le imprese nautiche italiane. Tutti i cantieri – ha ricordato Stella - sono nel pieno di questa transizione che consentirà di attrarre nuovi consumatori ma anche talenti e investimenti”.
Nella conferenza genovese è stato presentato uno studio di McKinsey & Company (società internazionale di consulenza manageriale che affianca aziende, organizzazioni e istituzioni) dal quale emerge che l’età media degli armatori vedrà un’ulteriore riduzione. Secondo gli esperti, il consumatore compreso nella fascia 35-45 anni è molto attento ai temi dell’innovazione tecnologica e sostenibile e il comparto nautico ha già da tempo svolto volontariamente una serie di azioni per ottenere un’importante riduzione dell’impatto ambientale rispetto al passato.
Quanto a Confindustria Nautica, è stato ricordato che l’associazione continuerà a svolgere un ruolo fondamentale nel creare consapevolezza tra le aziende del settore e accompagnarle in questa transizione anche attraverso la costruzione di reti trasversali e con il confronto all’interno del Comitato Sostenibilità dell’associazione, che partecipa attivamente a tutti i tavoli internazionali per poter sostenere queste tematiche.
Stefano Pagani Isnardi, direttore dell’Ufficio Studi dell’associazione confindustriale, ha tenuto a dire che “le aziende nautiche italiane sono consapevoli del mutamento della platea di armatori, sempre più giovani e più attenti alle tematiche ambientali, e per questo – ha aggiunto - Confindustria Nautica sarà sempre più attenta a garantire agli associati la possibilità di operare in ricerca e sviluppo in ogni direzione, nelle migliori condizioni regolamentari e burocratiche, non soltanto in ambito nazionale, ma con un’attenzione particolare a raggiungere un livello di omogeneità a livello internazionale.”
L’importanza del summit di Genova conferma una volta di più quanto forte e responsabile sia l’impegno delle aziende nautiche sul fronte dell’innovazione e della compatibilità ambientale. Temi da anni all’ordine del giorno, che tuttavia non hanno ancora trovato riscontri credibili nelle politiche nazionali, tuttora arretrate in materia di economia del mare.
Su questo fronte si muovono da tempo anche Assonautica Italiana e varie Camere di Commercio, impegnate – proprio come Confindustria Nautica – in un assiduo “lavoro ai fianchi” delle forze politiche, in testa il ministro del Mare Nello Musumeci. Il quale ha ricevuto nei giorni scorsi il presidente di Assonautica Giovanni Acampora, che al termine dell’incontro ha diffuso un comunicato in cui si legge che “parallelamente al prezioso lavoro portato avanti con gli esperti e la struttura di missione del ministro, si sta portando avanti il progetto del primo Piano del Mare italiano”. L’obiettivo dichiarato è “proseguire sulla programmazione triennale 2023-2025 che favorisca la crescita complessiva del Sistema Mare del nostro Paese”.