Tino Brambilla con Enzo Ferrari, che lo apprezzava molto per le sue grandi doti di collaudatore

L'importanza di chiamarsi Ernesto. Addio a Tino Brambilla, pilota di moto e auto amato anche da Enzo Ferrari

di Franco Carmignani
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Quelli che valutano i piloti solo in base ai numeri, gran premi disputati, vittorie, pole, giri veloci, non troveranno uno spunto per parlare di Ernesto Brambilla. “Tino”, al contrario del fratello Vittorio, che vinse il Gran Premio d’Austria nel 1975, non ha disputato alcun Gran Premio. Ci andò vicino a Monza nel 1969. Doveva correre con la Ferrari, l’ultima evoluzione della 312 con motore a V. Ma dopo qualche giro di prova, lasciò la macchina a Pedro Rodriguez al quale passò anche casco e tuta, e ne tornò a casa, a due passi dell’autodromo. Un piccolo giallo. La motivazione del forfait era nelle precarie condizioni del pilota, che qualche giorno prima era caduto andando in moto. Ma non è da escludere un…contrasto piuttosto acceso con i tecnici di Maranello sulle modeste prestazioni della vettura, che poi in gara si piazzò sesta con Rodriguez.

Brambilla era fatto così, pilota tosto, personaggio difficile, tutta una vita passata tra i motori, prima come centauro, con una lunga militanza MV e poi tra le automobili, sempre con le mani sporche di grasso, perché per correre preparava anche le macchine di qualche cliente. Una volta si correva a Vallelunga una gara di F3, mancava un cambio. Finite le prove, il sabato pomeriggio “Tino” partì sparato per Monza, arrivato in officina a Via della Birona, caricò il cambio e giù di corsa a Vallelunga. Sistemato il cambio, un paio d’ore di sonno e poi in macchina per la gara.

Nel 1966 vinse il campionato italiano F3. Erano corse con il coltello tra i denti. Si finiva anche a pugni nel dopo corsa, inevitabile con quel clima l’incidente di Caserta con Brambilla che fu ingiustamente accusato di esserne uno dei responsabili.

Comunque uno così, Brambilla era anche un gran collaudatore, non poteva non piacere a Ferrari che infatti gli affidò una Dino F2 per il Gran Premio Lotteria.

Macchina problematica, snobbata da Jacky Ickx, sopportata da Chris Amon, impalpabile con Derek Bell. La cura, individuata dallo stesso Ferrari, si chiamava Ernesto Brambilla che già alla seconda corsa, a Pergusa, salì sul podio per poi regalare alla Dino il primo successo in F2 a Hockenheim battendo Henri Pescarolo con la Matra MS7, sicuramente la miglior macchina del lotto.

L’apoteosi a Vallelunga con il nuovo successo di Tino, questa volta davanti a De Adamich pure con la Dino. Sembra che prima della partenza qualcuno gli abbia “carinamente” suggerito di lasciar vincere il compagno di squadra, al rientro dopo un incidente in primavera, ma “El Brambila” non gli ha nemmeno risposto. Il lunedì mattina, Ferrari gli dava ragione.

La Temporada argentina che concludeva la stagione sia apriva con l’ennesimo successo del monzese a Buenos Aires. Poi le cose girarono differentemente il titolo va a De Adamich primo a Cordoba e San Juan. E nel 1969 le Dino ritornano ad essere macchine problematiche, mentre Brambilla mancherà l’occasione del debutto e di figurare nel data base degli esperti…

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Mercoledì 5 Agosto 2020 - Ultimo aggiornamento: 06-08-2020 20:07 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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