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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
L'esordiente ferrarista Oliver Bearman con il sette volta campione del mondo Hamilton che il prossimo anno guiderà la Ferrari

Ferrari, l'esordiente Bearman stupisce a Jeddah: precede l'Imperatore Hamilton che si congratula con lui

di Giorgio Ursicino

Altra doppietta Red Bull, altro trionfo del cannibale buono. Gli austriaci si prendono tutto il palcoscenico. Sia in pista che fuori. Ma la squadra probabilmente più forte nella storia della F1 si fa del male da sola, tentando di far saltare in aria un meccanismo veramente perfetto. La monoposto ad effetto suolo di Newey non ha rivali, l’olandese volante è il pilota più forte. Il team è senza punti deboli: strategie di gara sempre perfette e pit stop più veloci della luce. Una corazzata del genere è inaffondabile, può essere solo azzoppata dal “fuoco amico”. Mentre Max e Checo spruzzano champagne per la seconda volta in una settimana dell’inizio del Campionato, le voci esplosive non si placano. Parlano tutti, ormai non si capisce più neanche di cosa. Parole devastanti come cannonate.

Poi, i personaggi che dovrebbero essere acerrimi nemici, insieme sotto il podio, magari sorridendo soddisfatti. Da Horner i riflettori sono passati a Marko, coinvolgendo anche Newey ed in particolare Verstappen che inizia a parlare di «situazione necessarie perché possa rimanere». Per Richelieu Wolff è cacio sui maccheroni e dopo aver detto che per Max non si può mai dire mai, ora annuncia che è disposto ad ingaggiare anche l’anziano ex pilota austriaco (ha vinto una 24 Ore di Le Mans), vero mago per la gestione dei piloti e come “talent scout”. Sia come sia, la scomparsa non molto tempo fa del guru Dietrich Mateschitz che, dopo aver inventato la bevanda energetica globale, ha creato anche la favola della velocità. Non è però riuscito ha lasciare un ambiente coeso e le pedine fondamentali dell’organizzazione si sono scagliate una contro l’altra.

Weekend gagliardissimo della Ferrari coccolata ai box dal presidente Elkann. Il principino Charles ha dimostrato, ancor più che in Bahrain, di essere indubbiamente la seconda forza dietro l’inarrivabile RB. Di contrastare i bibitari, che appaiano più forti del 2023 sul passo gara, neanche a parlarne, ma gli ingegneri hanno curato con pazienza i punti deboli della SF-23. L’attuale monoposto non bisticcia più con le Pirelli, di qualsiasi colore sia la banda. L’usura è controllata, non ci sono cali durante gli stint. Anzi, sembra quasi che l’equipe di Maranello non conosca ancora a fondo fino a che punto si può spingere e a Jeddah probabilmente a fine gara c’era ancora del battistrada sui pneumatici e non serviva un’ala posteriore tanto carica per preservare le coperture.

Leclerc, all’inizio sverniciato anche da Perez, ha sempre avuto in mano con autorità il podio. Dietro di lui un mezzo vuoto, con Piastri con la McLarean, Alonso con l’Aston Martin e Russell con la Mercedes staccati di 15 secondi. Al settimo posto, udite udite, ha chiuso un super gagliardo Oliver Bearman con la Rossa di Sainz che ha seguito tutta la gara dai box dopo l’operazione del giorno prima. Il giovane britannico è stato magnifico, superando le più rosee aspettative, senza commettere il minimo errore. Non era affatto una cosa scontata. Buttarsi nell’inferno di Jeddah in gara è tutt’altra cosa che partecipare alle pur impegnative qualifiche. Un GP dura circa un’ora e mezza e si viaggia a 240 orari di media. Nessun pilota che non corre in F1 è abituato a questo frullatore.

Nel finale l’inglesino era costretto a poggiare il casco sulle protezioni perché i muscoli del collo erano andati, ma lui non ha mai mollato un milimetro, come un cagnaccio di quelli consumati. Oliver ha rintuzzato anche la rimonta di Norris e Hamilton che hanno affrontato gli ultimi giri con le rosse soft, mentre gli altri erano tutti sulle dure. Quanto la Ferrari sia in palla lo dimostra l’ultimo giro della gara durante il quale il monegasco ha segnato il miglior giro che vale un punto, piegando anche super Max che stava facendo lo stesso tentativo. Cosa più impressionante per tutto quello che abbiamo evidenziato sopra, però, è la prestazione di Bearman che, sempre nel giro finale, ha segnato la sua migliore prestazione.

Che è stata la quinta migliore della giornata, ad appena mezzo secondo dal suo caposquadra. Veramente magnifico. Quando il ragazzino è sceso dalla rossa un po’ intontito ha travato ad aspettarlo i connazionali della Stella. Il più caloroso di tutti è stato il baronetto Hamilton che, nonostante l’impegno, non è riuscito a sopravanzare il baby. Molto più impegnativa di Oliver è stata la gara per papà David che l’ha seguita tutta in apnea nei box di Maranello con gli occhi sempre sbarrati. Eppure anche lui, come il nonno, è stato pilota...

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Domenica 10 Marzo 2024 - Ultimo aggiornamento: 11-03-2024 10:07 | © RIPRODUZIONE RISERVATA