MILANO - Fiat è stata sospesa più volte e poi ha raggiunto un calo dell'8,5% a 6,26 euro. La prima sospensione è arrivata quando perdeva il 4,97% a 6,505 ed è poi rientrata con un calo del 5,55% a 6,465 euro.
Secondo analisti e operatori, a pesare sul titolo sono ancora i timori sul rischio recesso. Ieri infatti è cominciato il periodo di 15 giorni per fare richiesta di recesso (a 7,727 euro) per gli azionisti che hanno votato contro la fusione (8% del capitale) o non hanno partecipato alla stessa (48% del capitale). Ieri il titolo è stato molto volatile (ha perso fino al 7% per poi chiudere a -3,1%) proprio sui rumor di possibili esercizi di massa del recesso, che porterebbero a superare il limite massimo di 500 mln euro di cash out fissato dalla società, pari al 5,17% del capitale complessivo ovvero 9,25% degli aventi diritto (escludendo coloro che hanno votato a favore della fusione in assemblea).
Gli analisti di Intermonte, in una nota pubblicata stamattina scrivono che «seppure il rischio di eccedere i limiti fissati sia concreto, continuiamo a ritenere improbabile che ciò avvenga anche per effetto dell'offerta ad azionisti e mercato delle azioni portate a recesso, che potrebbe contribuire a ridurre l'esborso per Fiat in caso di parziale sottoscrizione delle stesse da parte di Exor o altri». Per Fiat sono inoltre attesi i dati sulle vendite in Brasile ed è in programma una conference call di Chrysler in cui dovrebbe intervenire Sergio Marchionne.
In più, sono arrivate anche notizie dalla Cina: dopo un'inchiesta durata due anni sui produttori di auto stranieri, il gruppo Fca con il marchio Chrysler e il gruppo VW con Audi sono state riconosciute colpevoli di «comportamento monopolistico» da un'autorità della concorrenza cinese e saranno sanzionate. Sotto inchiesta anche Mercedes-Benz (gruppo Daimler). Tutti i marchi coinvolti, nelle scorse settimane, hanno annunciato riduzioni dei prezzi.
ACCEDI AL Il Messaggero.it
oppure usa i dati del tuo account