Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat

Fiat, bene i conti Chrysler ma l'azione
crolla: ora la fusione rischia di saltare

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DETROIT - Piove sul bagnato in casa Fiat-Chrysler: alle paure degli investitori sul possibile esercizio del diritto di recesso da parte dei soci contrari alla fusione, si aggiunge il dato sul Pil che certifica il ritorno dell'Italia in recessione tecnica.


Così a Piazza Affari il titolo del Lingotto vive un'altra giornata di passione, sospeso per ben tre volte dopo essere arrivato a perdere fino all'8,5%. Dall'altra parte dell'Oceano, intanto, Sergio Marchionne, cerca di stemperare le tensioni. Bolla come «esagerati» gli scenari fatti dalla stampa a proposito del diritto di recesso, e spiega come a suo avviso Fiat stia pagando «il prezzo di una reazione eccessiva». Ma il numero uno di Fiat-Chrysler - nel corso della conference call coi giornalisti per commentare i conti del costruttore americano - non nasconde come la situazione economica italiana finisca inevitabilmente per avere un «impatto negativo» sul gruppo e sul titolo Fiat: «Noi siamo trascinati dentro», prende atto.

«E se avessimo potuto scegliere - aggiunge - avremmo certo scelto tempi migliori per annunciare la fusione». Fusione che - ribadisce Marchionne - dipenderà solo da una regola ben precisa: «Non possiamo superare i 500 milioni di euro». Il riferimento è alla soglia massima che la Fiat può sborsare, in caso di recesso, per pagare i soci che dicono no alla fusione. Se quella soglia decisa dall'assemblea venisse superata - conferma il numero uno di Fiat-Chrysler - «la fusione non ci sarà. Dobbiamo solo aspettare il 20 agosto per contare tutti gli azionisti contrari».

«Il nostro impegno per portare a termine la fusione resta comunque inalterato», assicura Marchionne. Intanto volano gli utili di Chrysler, facendo registrare un +22% nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2013, per un ammontare di 619 milioni di dollari. L'utile netto della prima metà del 2014 è di 1,1 miliardi di dollari, rispetto ai 696 milioni dei primi sei mesi dello scorso anno. E le entrate da gennaio a giugno sono state di 39,4 miliardi di dollari, con un aumento degli ordini e delle vendite dovuti soprattutto alle popolarità in tutto il mondo di alcuni modelli del gruppo, vedi la Jeep Cherokee.

Marchionne però si dice non del tutto soddisfatto, visto che i margini di profitto di Chrysler restano inferiori alle rivali storiche Ford e General Motors. «Sono invidioso, e quando vedo queste cose mi sale la pressione», ha scherzato. Sottolineando però come l'obiettivo è quello di fare sempre più auto a prezzi minori, lavorando sui margini di alcuni fornitori. Poi, ancora la fusione con Fiat: «Senza questa operazione sarebbe impossibile concretizzare le ambizioni di Chrysler fuori dagli Usa». E creare le condizioni per garantire a Chrysler un posto nel mercato globale.

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Giovedì 7 Agosto 2014 - Ultimo aggiornamento: 09-09-2014 19:27 | © RIPRODUZIONE RISERVATA