Gabriele Caragnano (a destra nella foto) e Michele Melchiorre

Caragnano: «Anche in Italia si può ridurre
l'orario di lavoro puntando sull'organizzazione»

di Diodato Pirone
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MILANO - Come si può replicare in Italia il “caso Porsche”, con relativa impennata di produttività e benefici per i lavoratori? Lo chiediamo all’ingegner Gabriele Caragnano, esperto di organizzazione del lavoro, consulente PwC Advisory e direttore della Fondazione Ergo-Mtm Italia nella quale imprese e sindacati collaborano proprio all’aumento della produttività.

Ingegnere, cosa racconta Zuffenhausen a noi italiani?
«Che non dobbiamo aver paura della produttività. Questa parola non significa maggiori carichi di lavoro».

Sicuro?
«Ovviamente le strade per l’aumento della produttività sono moltissime, a partire dall’aumento degli investimenti. Spesso però le aziende possono raggiungere risultati importanti in fretta e con poca spesa ripensando il processo di lavoro. La produttività cresce se si lavora meglio, non di più».

Come?
«L'economista Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro, sostiene da sempre che la produttività si fa sul luogo del lavoro. Giustissimo. Il lavoro va progettato in modo scientifico nelle fabbriche e negli uffici. Dove si fa questo si hanno effetti a cascata: aumenta la competitività, si innovano i prodotti, pensati fin dall’inizio per essere montati facilmente, e di conseguenza si facilita il dialogo fra azienda e lavoratori che si "fa" sul prodotto e non in astratto. Una buona organizzazione del lavoro è figlia di una buona cultura industriale non è solo un fattore tecnico».

E dunque?
«Lavorando meglio si possono ottenere grandi risultati».

Cosa significa in concreto ”lavorare meglio”?
«La domanda andrebbe girata ai 350 mila lavoratori italiani che già oggi operano in postazioni ergonomiche ed efficienti. L’esempio più grande è la Fiat di Pomigliano, eletta miglior fabbrica europea da giudici tedeschi. Oggi, con i computer, si riesce a misurare la fatica e a ridurla al minimo perché per ogni operazione ”pesante” o ripetitiva si riconosce al lavoratore un tempo di riposo durante il quale l’operaio recupera. In quest’ottica, la fatica è uno spreco che all’impresa conviene eliminare. Ecco perché l’aumento della produttività può convenire sia all’azienda che al lavoratore. Insomma, ingrandire la torta conviene a tutti. Poi spetta a sindacati e imprese suddividerla equamente».

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Lunedì 10 Marzo 2014 - Ultimo aggiornamento: 06-04-2016 11:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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