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«La F1 non è come il calcio, dove se una squadra va male si cambia l'allenatore»: Stefano Domenicali responsabile della gestione sportiva della Ferrari, in una lunga intervista al quotidiano sportivo spagnolo 'AS' respinge le critiche piovute sulla scuderia di Maranello (e su di lui) dopo le ultime opache prestazioni, rispondendo a chi lo invita farsi da parte:
«Io non sono l'allenatore ma l'ad di una società che fa sport. E il caso della Ferrari non è paragonabile a quello di una società di calcio: non è che cacciando Domenicali, domani si vince. È chiaro che il mio capo può mandarmi via e se lo facesse sarei sempre comunque sempre grato di essere stato alla Ferrari - spiega ancora Domenicali - ma c'è un proverbio che dice che 'quando si lascia la strada conosciuta, la nuova può essere peggiore. Il mio impegno è totale - assicura - sapendo che può essere migliorato, ma non con la logica del calcio. Non è che se compro un difensore o un attaccante, vinco il campionato.
Domenicali, la Ferrari e il calcio
L'analogia con il calcio non è la chiave del successo in F1. Quello che posso garantire è che cerco di dare gli strumenti migliori alle persone che lavorano sulla macchina, che la disegnano, mi occupo della scelta dei piloti, degli sponsor, di far funzionare il sistema». In ogni caso al team manager del Cavallino non piace passare per capro espiatorio delle ultime brutte stagioni: «Il problema non è Domenicali. Domenicali è una persona che arriva per prima al lavoro ed è l'ultima ad uscire, che si impegna perchè non manchi nulla ai suoi uomini e in questi anni credo che abbiamo costruito la base di una squadra. E se avessimo vinto nel 2012 - conclude - Domenicali non sarebbe stato un fenomeno, avrebbe fatto solo il suo lavoro. Ma se ci buttano fuori alla prima curva, non bisogna cambiare Domenicali».
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