Francesco Venturini, amministratore delegato di Enel X

Venturini (Enel X): «Il futuro della mobilità è elettrico, il nostro piano infrastrutturale è solido e concreto»

di Nicola Desiderio
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ROMA - Enel e l’Italia si propongono come i protagonisti della mobilità elettrica. Lo conferma il nuovo campionato FIM Enel MotoE World Champion nel quale l’Enel, oltre ad essere title sponsor, è anche il fornitore dell’energia e il partner tecnico per i servizi correlati dopo aver fatto lo stesso con la Formula E. A parlare di quest’accordo e della mobilità elettrica è Francesco Venturini, amministratore delegato di Enel X, la divisione incaricata di sviluppare i nuovi business legati alla digitalizzazione e alla mobilità elettrica.
 

 

Perché Enel, dopo la Formula E, sposa anche questo progetto che riguarda le due ruote?
«Perché Enel vuole dimostrare di poter fare grandi cose e che la tecnologia utilizzata per le colonnine di ricarica è in grado di supportare anche sport motoristico».

Per quanto riguarda l’automobile, è chiaro il legame tra la Formula E e le auto stradali, un po’ meno invece tra la nuova MotoE e le due ruote che guidiamo tutti i giorni. Ce lo spiega?
«Per noi è la stessa cosa. Noi non facciamo auto o moto elettriche: noi semplicemente permettiamo alla mobilità di esistere. Che sia un’automobile o una moto o un autobus per noi non conta. In questo momento siamo molto attivi per quanto riguarda la mobilità pubblica e stiamo partecipando ad aste in giro per il mondo, in particolare in America Latina, proprio per fornire servizi di ricarica con autobus elettrici. Per noi la mobilità elettrica è una e desideriamo essere attivi in tutti i campi».

Avete presentato un piano per la mobilità elettrica in Italia che prevede investimenti di 300 milioni di euro da qui al 2020. Quando inizierà e come si svolgerà?
«Il piano è stato già avviato e sta andando avanti a tutto vapore. Abbiamo già chiuso circa 30 accordi con grandi aziende per colonnine pubblico-private, ovvero di proprietà di privati ma con accesso pubblico, e stiamo andando avanti anche con gli enti pubblici, soprattutto con i comuni più piccoli. La questione è un po’ più complessa con i comuni più grandi, per ragioni burocratiche».

Qual è la situazione nelle grandi città?
«Le grandi città sono realtà più complesse e hanno bisogno di piani più articolati e strutturati. Roma, ad esempio, è il secondo comune più grande d’Europa per estensione e ha dunque bisogno di ragionare a fondo sulla questione della mobilità elettrica che, secondo me, viene affrontata ancora con una certa timidezza. Se pensiamo che a Roma vengono vendute 5-6mila Smart all’anno e dal 2020 la Smart sarà solo elettrica, si ha la dimensione della rete di ricarica necessaria».

La relazione con il mondo dell’industria automobilistica avviene solo attraverso lo sport o è effettiva e diretta anche per la mobilità elettrica?
«La relazione con il mondo dell’industria è fondamentale soprattutto perché stiamo dimostrando come Italia che siamo in grado di fare determinate cose e di farle bene. In questo momento, la Germania e i grandi produttori tedeschi ci stanno guardando con estremo interesse perché siamo l’unico paese che ha un piano infrastrutturale per la mobilità elettrica di queste dimensioni e che è in possesso di una tecnologia “solida” come la nostra».

Avete relazioni dirette con le case automobilistiche?
«Stiamo lavorando con tutte le case automobilistiche, praticamente senza alcuna eccezione. Abbiamo incontrato recentemente BMW e Mercedes, tra un paio di settimane vedremo anche FCA».

Quindi lei è fiducioso?
«Non sono fiducioso: sono certo!»

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Martedì 6 Febbraio 2018 - Ultimo aggiornamento: 07-02-2018 19:30 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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