Sylvain Filippi, il numero uno della scuderia Envision, è uno dei pionieri della Formula E

Filippi (Envision): «L'importante è che abbia vinto una Jaguar, non mi stuferò mai di dire che siamo campioni del mondo»

di Mattia Eccheli
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VALENCIA - «Non mi prendo meriti che non ho, perché la macchina è Jaguar, ma non mi stuferò mai di dire e sentire che siamo campioni del mondo». Sylvain Filippi, il numero uno della scuderia Envision, è uno dei pionieri della Formula E. Nessuna squadra cliente aveva mai vinto il mondiale prima d'ora: hai avuto problemi con Jaguar, visto che vi siete imposti con le loro auto?

(ride) «La risposta è no, ma dovresti chiedere a loro semmai. La collaborazione è molto stretta e l'obiettivo numero uno è portare al successo una monoposto Jaguar, che poi siano loro o noi dipende da vari aspetti. Alla fine la differenza non l'ha fatta la macchina, ma, appunto, ha vinto una Jaguar».

Però?

«È evidente che avrebbero preferito vincere loro, ma abbiamo vinto noi. E direi che è meglio che sia andata così piuttosto che abbia vinto un'altra casa».

La Jaguar ti ha portato via Nick Cassidy...

«Gli scadeva il contratto: poteva andare dove voleva».

Non si corre a Roma, dispiace?

«Abbiamo scoperto solo recentemente che non si sarebbe corso a Roma e ancora non ho capito se andremo a Misano o altrove. Adoro Roma, ci sono stato così tante volte e la pista è eccezionale. Certo che la passata stagione non è stato semplice: la mia squadra ha trascorso la notte a ricostruire la macchina. Non possiamo prendere alla leggera certe cose».

Cosa vuol dire?

«Queste macchine sono così tanto più veloci rispetto a quelle di prima che stiamo raggiungendo i limiti dei tracciati cittadini, questo è sicuro. Pensa a Parigi: adesso non potremmo più correre lì. È difficile dire se a Roma si possa gareggiare o meno: sono ragionamenti e calcoli che deve fare la Fia».

La Formula E deve continuare a puntare sui circuiti urbani?

«Dipende. Dobbiamo prendere atto che le nuove monoposto hanno prestazioni diverse da prima e con quelle non si può più girare in tracciati stretti. A me piacciono le piste in cui si può sorpassare: non mi dispiace se la metà del campionato si disputa in circuiti permanenti, ma devono essere molto vicini alle città, che dovrebbero vedere sullo sfondo. Si tratta di trovare un equilibrio: non è possibile correre solo nei centri, ma non voglio nemmeno gareggiare in mezzo al niente. È quello che vogliono gli appassionati e anche gli sponsor».

Quale risultato ti soddisferebbe in questa decima stagione?

«Conosci la risposta, dai. C'è un solo risultato: la vittoria. Ma è bello il percorso, perché lottiamo con i migliori: Porsche, Jaguar, McLaren, Nissan e via elencando. In Formula E non devi vincere tutte le gare, ma minimizzare gli errori. Quello che non vuoi, è sapere di non avere alcuna possibilità».

Al posto di Cassidy è rientrato Robin Frijns: sei convinto di avere ancora la miglior squadra al mondo?

«Nessuno può dirlo. Vedremo. Robin lo conosciamo perché è già stato con noi e qualche anno fa ha lottato per il titolo fino all'ultimo, quando non avevamo la miglior macchina. Adesso ne abbiamo una eccellente».

Anche quando era cliente di Audi la Envision aveva il “vizio” di fare meglio rispetto alla casa madre: è perchè la scuderia ha il miglior team principal?

(ride) «Questo è un dato di fatto! Ho questa pessima abitudine di far arrabbiare i costruttori... Scherzi a parte: se abbiamo vinto il mondiale è perché abbiamo una Jaguar, mica è la nostra macchina: li ringrazio ogni volta. E la stessa cosa era con Audi».

Un giudizio sulla Formula E?

«Abbiamo un format fantastico e anche grandi piloti e ottime macchine. Quello di cui abbiamo bisogno sono nuovi paesi e sempre più pubblico che ci segua, anche in televisione. E ben vengano anche nuovi costruttori, nessuno prova a bloccarne l'arrivo, e più gare».

Il campionato ha già perso Città di Capo.

«Ci sono due modi di vedere la cosa. È un peccato perdere una gara dopo un solo anno, ma non possiamo avere tutto. Per quanto riguarda la nostra squadra, ad esempio, pur essendo Città del Capo un posto bellissimo, dal punto di vista commerciale non è particolarmente interessante: non abbiamo collaborazioni, non abbiamo sponsor e non è un mercato chiave. Se rinunciare a Città del Capo significa avere Shanghai e Tokyo non si pone nemmeno l'interrogativo. Ma con venti gare l'anno (nel 2024 saranno 16, ndr) ci sta anche Città del Capo».

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Mercoledì 15 Novembre 2023 - Ultimo aggiornamento: 17-11-2023 09:43 | © RIPRODUZIONE RISERVATA