Il porto di Taranto dall'alto

Ferretti Group rinuncia all’insediamento a Taranto: “Troppi ritardi, più investimenti e meno contributi”

di Sergio Troise
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FORLI’ - Era il 2021 quando il colosso della nautica Ferretti Group, titolare dei marchi Ferretti Yacht, Riva, Pershing, Itama, Custom Line, CRN e Wally, annunciò l’intenzione di aprire un nuovo sito produttivo nel Sud, per la precisione in Puglia, nell’area ex Belleli di Taranto (220.000 metri quadri, 65.000 dei quali al coperto). Qui avrebbe voluto avviare la costruzione di stampi, scafi, coperte e sovrastrutture in materiale composito e aprire anche un centro di ricerca per materiali avanzati. Nei piani concordati con le autorità locali e con il Governo centrale, c’era l’impegno ad assumere inizialmente 200 occupati, la metà dei quali provenienti dall’ex Taranto Container Terminal, concessionaria del Molo Polisettoriale del Porto di Taranto, messo in liquidazione nel 2016. Ebbene, dopo oltre due anni di rinvii, trattative estenuanti e continui stop-and-go i vertici di Ferretti Group hanno deciso di tirare i remi in barca: cancellato il piano d’insediamento, fondato su una concessione quarantennale, il gruppo controllato dal gigante cinese Weichai (con socio di minoranza Piero Ferrari) e guidato dall’amministratore delegato Alberto Galassi, non intende più investire in Puglia.

In una nota diffusa alla stampa dalla holding della nautica di lusso si legge testualmente: “Ferretti Group comunica il recesso dal programma di bonifica e reindustrializzazione del sito ex Yard Belleli nell’area portuale di Taranto. Nonostante gli sforzi profusi dalle istituzioni, i ritardi accumulati nel lungo iter approvativo e attuativo hanno costretto il Gruppo a rinunciare al progetto; negli anni sono aumentati gli investimenti necessari e diminuite le contribuzioni pubbliche al programma, rendendone l’esito incerto ed eccessivamente oneroso per la Società. Il recesso – conclude la breve nota - è stato comunicato in tempi idonei a minimizzare l’esposizione dell’Autorità di Sistema Portuale rispetto alla gara pubblica non ancora conclusa”.

Eppure, poco prima di Pasqua del 2023 aveva avuto il via libera il progetto mirato ad avviare l’insediamento industriale nell’area portuale ex Yard Belleli di Taranto. Il passo avanti, che in quei giorni sembrò decisivo, era arrivato con la conclusione della Conferenza dei Servizi presieduta dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, e con l’approvazione da parte di tutte le amministrazioni pubbliche intervenute. In prima linea la Regione Puglia, schieratasi nel sostenere la proposta d’insediamento della holding della nautica, giudicata “fondamentale per la bonifica dell’area e per lo sviluppo industriale del territorio”.

Il presidente della Regione Puglia, Emiliano, si affrettò a dichiarare che il via libera al progetto di Ferretti era “il risultato di un grande lavoro di squadra per il territorio, con pubblico e privato pronti a collaborare per la bonifica, la messa in sicurezza permanente del sito e la realizzazione del nuovo insediamento destinato alla nautica di lusso”.

In perfetta sintonia si espresse, in quei giorni, l’avvocato Alberto Galassi, ringraziando pubblicamente tutte le autorità coinvolte e tutte le istituzioni “per l’attenzione e la collaborazione riservate all’iniziativa industriale di Ferretti Group”. L’obiettivo dichiarato, in quei giorni apparentemente di svolta, era l’avviamento della seconda fase del progetto, destinata alla costruzione e all’esercizio degli impianti e delle opere connesse per la realizzazione dello stabilimento.

Le risorse per la riconversione dell’area – vale la pena ricordarlo – ammontavano a 62,6 milioni di euro da parte di Ferretti, cui si dovevano aggiungere 137,6 milioni di euro da parte del pubblico per la bonifica ambientale (45,5 milioni a valere sul Fondo Infrastrutture e 49,8 a valere su anticipazione dell’Autorità di sistema portuale del Mar Jonio) e una partecipazione diretta della Regione Puglia per un importo di 41,5 milioni. 35 milioni l’impegno economico del Ministero dello Sviluppo economico.

La clamorosa retromarcia è arrivata, tra l’altro, in un momento favorevole della holding italo-cinese, che ha chiuso i conti 2023 con ricavi netti a quota 1.110,9 milioni di euro, in crescita dell’11,5% rispetto ai 996,1 milioni del 2022, il record EBITDA che ha raggiunto il 15,2%, il portafoglio ordini attestato a 1,5 miliardi, in crescita del 15,1% rispetto al 2022, e una raccolta ordini pari a 1.120,4 milioni di euro, in linea con il 2022.

In proposito, proprio pochi giorni prima dell’annuncio del ritiro dai piani per l’insediamento in Puglia, il Ceo Galassi aveva rilasciato dichiarazioni improntate a soddisfazione per i risultati raggiunti e per le prospettive future. “Il 2023 di Ferretti Group – aveva detto - è stato un anno straordinario per i numeri e gli obiettivi raggiunti, e di straordinaria importanza è stata la quotazione su Euronext Milan nel mese di giugno che ha registrato un forte riconoscimento positivo da parte della comunità finanziaria. I nostri risultati – aveva sottolineato ancora Galassi - evidenziano una notevole crescita dei principali indicatori economico-finanziari e due record assoluti nella nostra storia recente: un portafoglio ordini che tocca quota 1,5 miliardi di euro e una marginalità del 15,2%, a conferma della solidità della strategia commerciale e industriale annunciata a marzo 2022. Questi dati estremamente positivi daranno sostanza e qualità a un ulteriore rafforzamento dei nostri brand, con investimenti in ricerca, innovazione e sostenibilità”.

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Lunedì 4 Marzo 2024 - Ultimo aggiornamento: 07-03-2024 11:10 | © RIPRODUZIONE RISERVATA