C’era una volta la nautica che ancora batteva chiodo con il legno, scopriva lentamente la vetroresina e ignorava quale potesse essere il potenziale del mercato domestico, men che mai guardava all’export. Era la nautica degli esordi, lontana anni luce dal boom dell’automotive e costretta a invidiare eventi come il salone di Torino o il Motor Show di Bologna. Oggi, dopo i boot show di Cannes, Genova e Montecarlo, i più importanti del Mediterraneo, appare chiarissima l’inversione di tendenza: la nostra nautica è più viva che mai, imbattibile per capacità di crescita e in grado di esibire numeri da record per produzione, ordini, fatturati, export, occupazione. Basti dire che nel 2022 il valore del comparto è arrivato a 7,3 miliardi di euro e che oggi siamo il primo Paese esportatore al mondo.
Dopo anni di scarsa attenzione pare che anche l’establishment politico si sia reso conto di quanto valgano per il Paese la cantieristica e l’intera filiera: prova ne sia la presenza a Genova di ben 7 ministri e della premier Giorgia Meloni, sbilanciatasi fino a promettere un collegato dedicato all’economia del mare nella prossima legge di bilancio. I protagonisti di questo boom sono molti, con alcune punte di diamante che rispondono ai nomi di Azimut-Benetti, Ferretti Group (Ferretti Yachts, Riva, Pershing, Itama, CRN, Custom Line, Wally), Sanlorenzo (anche con Bluegame), Baglietto, autentici giganti capaci di esibire il meglio dello stile e dell’innovazione, con flotte imponenti, alle quali si sono unite quelle di altri gruppi di prestigio come Palumbo (ISA Yachts, Columbus, Mondomarine, Extra), Permare (Amer Yachts), Tankoa, TISG (Admiral, Perini, Picchiotti, Tecnomar) e Arcadia, che a Cannes ha vinto l’Innovation Trophy con la neonata ammiraglia A96.
Su che cosa si fonda questo successo? Dallo spettacolo offerto tra la Croisette, Genova e Monaco è emersa una certezza: i cantieri hanno capito che il concetto di lusso va aggiornato, e che si deve puntare sull’ecocompatibilità e il welness, il benessere assicurato dalla luce e dal contatto diretto con il mare: indicative, su questo versante, le scelte fatte da Benetti prima con l’Oasis Deck, la poppa aperta sul livello del mare, poi con la Veranda Deck, reinterpretazione del salone del ponte principale presentata in anteprima a Monaco e destinata al Motopanfilo 45M. Quanto alla riduzione delle emissioni, sebbene l’IMO (International Maritime Organization) abbia certificato che lo yachting incide solo per lo 0,22% sul totale delle emissioni dell’intero settore dello shipping, il comparto dimostra una spiccata propensione all’innovazione, sostenuta anche dalla sempre più diffusa coscienza ambientale degli armatori.
Negli ultimi anni sono cambiate dunque le carene, i materiali, i motori; la ricerca delle prestazioni più esasperate è rimasta confinata in alcuni prodotti di nicchia (come lo straordinario Bolide 80 presentato da Victory Design), mentre l’impegno sul fronte della compatibilità ambientale ha premiato lo sviluppo dell’ibrido e dei combustibili “puliti”, dal biodiesel all’idrogeno. Anche su questo fronte spicca Azimut-Benetti, che può vantare la prima fuel cell testata a bordo, il primo yacht ibrido e una flotta di imbarcazioni a basse emissioni che emettono fino al 30% di CO2 in meno rispetto a barche comparabili. In occasione dei saloni di fine estate è stato poi confermato che sul Magellano 60, premiato a Genova con l’Innovation Design Award, proseguirà la sperimentazione sul biodiesel con l’ENI. Sul versante della nautica green recita un ruolo di primo piano anche CRN, marchio di Ferretti Group che a Monaco ha festeggiato i 60 anni con la certificazione Sustainable Powered Yacht, frutto di un progetto che prevede l’installazione di celle a combustibile a bordo di un superyacht. In sintonia Bluegame, sia con la barca sperimentale a idrogeno Tesya, che promette 180 miglia d’autonomia e velocità di 50 nodi, sia con il BGM75, ibrido che fonde i vantaggi di un motoryacht di lusso con quelli di un catamarano.
E ancora: sul fronte della nautica green avanza l’impiego di pannelli solari, utili a generare energia pulita, e si sono sviluppate collaborazioni sempre più intense con architetti specialisti dell’interior design, diventati partner dei progettisti navali, con i quali condividono, tra l’altro, la selezione di materiali ecocompatibili e riciclabili. Per le parti strutturali, invece, s’impone sempre più la fibra di carbonio, e non mancano punte avanzate di ricerca e sviluppo: sorprendenti quelle annunciate da Permare (Amer Yachts), che guarda a novità tutte da scoprire, come la fibra di basalto, un materiale ricavato dalla roccia vulcanica.