Quando si parla di gomma il pensiero corre all’automotive e alle aziende produttrici di pneumatici. Ma è una visione parziale di un settore che riguarda invece i campi più disparati, dall’edilizia agli elettrodomestici, dall’abbigliamento all’alimentare, dalle telecomunicazioni alle forniture militari, dallo sport all’aerospaziale… un comparto di straordinaria vastità, dunque, che svolge un ruolo decisivo nell’occupazione su scala planetaria, dallo sfruttamento delle materie prime al riciclaggio, passando anche per la produzione di gomme sintetiche.
Vista la portata del fenomeno risulta fondamentale tenere sotto controllo lo stato di salute dell’intero comparto. In Italia se ne occupa Assogomma, associazione che rappresenta 191 aziende, ovvero circa 25.148 addetti, pari a oltre l’80% della forza lavoro impiegata nel nostro Paese. Illustrato dal direttore dell’associazione Fabio Bortolotti, l’ultimo rapporto offre un quadro della situazione a tinte fosche.
I costi in salita delle materie prime, l’aumento delle bollette dell’energia elettrica e del gas, le difficoltà imposte dagli scenari di guerra hanno inciso in varia misura sull’industria della gomma, fino a configurare un quadro dai contorni poco rassicuranti: il 2023 non risparmia problemi a tutto il comparto, e l’incertezza grava sul futuro.
Molte aziende sono state costrette a denunciare un netto accorciamento del portafoglio ordini rispetto ad alcuni mesi fa: il 69% dell’intero campione ha un carico d’ordini inferiore alle 8 settimane; il 43% ha addirittura un carico di ordini compreso tra 2 e 4 settimane.
Il fatturato dei primi nove mesi del 2023 è stato generalmente in calo o stabile rispetto allo stesso periodo del 2022. Oltre la metà del campione di aziende coinvolto nel monitoraggio ha registrato addirittura un calo a doppia cifra; un terzo invece ha aumentato il proprio fatturato anche del 10%, ma ciò non ha influito sui ricavi in quanto è legato unicamente ai costi di materie prime ed energia.
L’andamento dei costi energetici, sia per l’elettricità che per il gas, è stato caratterizzato da una diminuzione dei picchi massimi toccati nel 2022, tuttavia si registrano ancora aumenti sia per il mercato elettrico sia per il gas, rispettivamente nel 60% e nel 53% del campione.
Il portafoglio ordini delle aziende in regola si è nettamente accorciato. Oggi si attesta generalmente tra uno e due mesi, con situazioni anche di sole due settimane. Ciò è confermato da una domanda in calo o al più stabile nella totalità dei settori di destinazione finale prodotto, con la parziale eccezione degli ambiti aeronautico e bellico.
I costi delle materie prime, che avevano registrato un trend riflessivo nella prima metà dell’anno, oggi danno i primi segnali di risalita; in alcuni casi anche consistente. “L’inversione del trend – viene spiegato - non è riferibile ad una crescita della domanda, ma alla chiusura o al fermo di impianti che riduce la capacità produttiva”.
Preoccupante è anche il ricorso alla cassa integrazione. Il rapporto spiega che “l’outlook economico negativo e la dinamica dei costi generalmente in crescita si riflettono sulle marginalità e costringono le imprese a fare ricorso al sostegno pubblico”. Un trend – viene pronosticato - che si protrarrà fino alla fine dell’anno.
Sul fronte della sostenibilità gli operatori della gomma non hanno nulla da imparare. E il rapporto lo spiega chiaramente ricordando che un terzo delle aziende utilizza materie prime riciclate e che degli altri 2/3 una metà sta valutandone l’impiego. Ma attenzione, dal rapporto viene un monito ben chiaro: “Occorre modificare le normative esistenti nel nostro Paese per favorire l’impiego di sostanze riciclate, vedi carbon black procurato da pirolisi di pneumatici fuori uso” (in pratica la decomposizione di un composto, in genere di complessità molecolare piuttosto elevata, operato con mezzi termici).
Il rapporto pubblicato da Assogomma indica stabilità nei settori di nicchia delle applicazioni militari e dell’aerospaziale, mentre il comparto degli elettrodomestici è quello in maggiore difficoltà, seguito da edilizia, calzature, sport e oil&gas. Sorprendentemente, nonostante la crescita delle immatricolazioni, registra contrazioni in più del 40% dei casi anche l’automotive, ovvero la fornitura di pneumatici alle case automobilistiche e agli utenti che devono provvedere alla sostituzione. Come si spiega?
Secondo il direttore di Assogomma, Bortolotti, “nonostante si sia registrato l’aumento delle immatricolazioni, l’automotive ha mostrato contrazioni soprattutto perché la situazione economica e le incertezze sulle scadenze legate alla transizione ecologica hanno rallentato, se non bloccato, il mercato del ricambio”. Attenzione, però: l’industria della gomma è presente nell’automotive non solo per la fornitura di pneumatici, ma anche per una miriade di altri componenti non visibili che incidono sul peso medio di un’auto per 35 chili, circa la metà dei 70 chili dei pneumatici. Sono realizzati con materiali gommati di altissima qualità, come le guarnizioni dei sistemi ABS prodotte solo in Italia e in America, e hanno una durata insospettabile, dunque non sono soggetti all’esigenza del ricambio. “Del resto – sottolinea Bortolotti – ormai si sono allungati anche i tempi dei tagliandi, e prima o poi, con la diffusione delle auto elettriche, scompariranno pure le cinghie di distribuzione in gomma”.