Le flotte sono uno strumento fondamentale per diffondere le nuove tecnologie di propulsione e con gli incentivi svolgeranno bene questo ruolo, ma la cosa migliore sarebbe avere una nuova fiscalità e abbandonare definitivamente le politiche stop & go. Non ha dubbi Michele Crisci, presidente dell’UNRAE commentando i dati dell’ANIASA alla vigilia dei sostegni governativi che dovrebbero avere anche la funzione di facilitare il rinnovo del nostro parco circolante che è il più anziano d’Europa.
«Dobbiamo partire dai numeri – ragiona Crisci – e dal fatto che il 20% del circolante è ante Euro4 e non possiamo sostituirlo con un anno. Inoltre io non lo vedo uno che rottama una Euro2 per comprarsi un elettrica di nuova generazione. Secondo me, le politiche di incentivazione alle nuove tecnologie dovrebbero essere diverse e distinte da quelle per il rinnovo del parco. Occorre individuare, di volta in volta, la fascia da sostituire con incentivi chiari e poi dare un limite oltre il quale non può più circolare».
Gli incentivi comunque, in attesa che partano, sono già decisi. Ne condivide il meccanismo?
«Ci sono indubbiamente dei plus rispetto al passato come il pieno coinvolgimento delle flotte e la dimensione del supporto unitario per l’acquisto di vetture con nuove tecnologie di propulsione che però ha un rovescio: potremo incentivare meno vetture. Mi chiedo se dare oltre 13mila euro sia davvero necessario, ma capisco che non si può avere tutto. Altra incongruenza è che la soglia massima per le ibride plug-in sia di 45mila euro più IVA e per le più costose elettriche sia invece di 35mila euro più IVA».
Secondo lei stavolta il cavallo berrà?
«Bisognerà vedere quante vetture saranno incentivate. C’è poi un’altra spada di Damocle: il Ministro Urso ha detto che vedremo quante vetture prodotte in Italia saranno incentivate. Io credo che questa sia un’illusione visto lo schema degli incentivi che è basato su CO2 e prezzo. E poi da sempre chiediamo una loro programmazione a medio lungo termine. Se gli incentivi devono essere stop and go è meglio non averli perché distorcono il mercato, invece lo strumento migliore sarebbe una fiscalità nuova per l’automobile. Infine c’è la questione del recente decreto che, per ragioni d’urgenza, toglie 300 milioni al fondo automotive di un miliardo che avremmo dovuto avere ogni anno. Spero che quei soldi ricompaiano».
Come inquadra i dati sulle flotte all’interno dell’intero mercato?
«Riflettono una tendenza di crescita in atto in tutti i mercati, anche se siamo ancora lontani dagli altri. C’è sicuramente anche un dato culturale legato alla proprietà. Il noleggio a lungo termine continua a crescere essenzialmente per due fattori: uno è la propensione all’utilizzo da parte delle aziende e l’altro, soprattutto da parte dei privati, è vedere il noleggio come un modo per mettersi al sicuro da sorprese durante la transizione energetica che stiamo vivendo».
La crescita delle captive degli ultimi sembra si sia fermata nei primi mesi del 2024. Quale sarà l’equilibrio con le finanziarie pure nei prossimi anni?
«Credo che arriveremo a una parità sostanziale. Oltre alle società di noleggio pure ci sono le partnership con le grandi finanziarie che funzionano molto bene e anche le banche si stanno muovendo. Personalmente, credo che avere veicoli e servizi sotto lo stesso ombrello dia più garanzie, ma la concorrenza è un fatto positivo e il cliente può scegliere liberamente».
L’unico canale flotte che fatica ancora è il car sharing e non ci sono segnali di ripresa. Che cosa accadrà?
«Ho sempre pensato che sia una proposta molto interessante e penso che il pay per use implichi offrire un ventaglio di soluzioni di mobilità intorno al brand che rimane, secondo me, il pilastro di tutto perché il cliente ha sempre bisogno di un’auto che sia bella, sicura ed elegante e non solo di servizi. Io vedo bene un car sharing di distretto, basato su una flotta di vetture a disposizione di un gruppo di persone che le condividono. Penso a parcheggi dedicati e penso ai condomini. Credo anche che in futuro ci saranno soluzioni abitative moderne dotate di spazi per lavorare, auto da condividere e colonnine di ricarica».