Jean-Eric Vergne con il Presidente della FIA Mohammed ben Sulayem

FE, multa di 3mila euro (sospesa) a Vergne (Ds) per le dichiarazione all'EPrix di Portland

di Mattia Eccheli
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ROMA – Anche a Roma in Formula E continua a tenere banco il “caso Ds Penske” esploso a Portland, dove i commissari avevano multato la scuderia franco americana e costretto le monoposto del francese Jean Eric Vergne e Stoffel Vandoorne a partire direttamente dai box. La decisione era stata presa perché la squadra aveva installato una telecamera per riprendere i dati degli pneumatici delle vetture rivali. Il dispositivo è vietato, ma la pratica no.

Il transalpino due volte campione del mondo non aveva gradito il provvedimento e nel post gara era stato anche sollecitato a commentarlo dai cronisti finendo egli stesso nel mirino degli steward. Che alla vigilia del primo dei due ePrix di Roma, il penultimo evento della stagione, gli hanno inflitto una multa di 3.000, peraltro sospesa fino alla fine del campionato. Sentito dai commissari, Vergne ha spiegato di non aver detto alcune delle frasi “incriminate” che gli sono state attribuite, ma ha anche ammesso che alcune delle sue affermazioni sono state irrispettose nei confronti degli steward e della stessa Federazione Internazionale dell'Automobile (Fia).

Nella nota ufficiale si legge anche che il pilota ha concordato «di provare a non farlo in futuro perché ha pieno rispetto per il lavoro dei commissari e della Fia». La telecamera proibita è costata alla Ds Penske più in termini di immagine che economici (la multa americana era di 25.000 euro), ma solleva anche qualche interrogativo sulla credibilità del sistema. Lo sport, e quindi anche quello automobilistico, vive non solo dei risultati agonistici, ma è alimentato anche dai commenti e dalle osservazioni. Spesso anche dalle polemiche, più o meno fondate.

Esiste un regolamento della Fia che impone un determinato e comprensibile codice di comportamento. Resta da capire quando esso si trasformi in “bavaglio”. Alla vigilia della 24h di Le Mans, ad esempio, Jean Marc Finot, il numero uno del motorsport del gruppo Stellantis di cui fa parte anche Ds, aveva evitato di esprimersi circa il Bop, il discusso Balance of Performance: «Non dico niente, non vorrei dover trascorrere il fine settimana in prigione», diceva (un comme delle norme del Wec prevedono proprio il divieto di commentarlo). Quello di critica è un diritto e se espresso nelle giuste forme è talvolta perfino indispensabile. In ballo non ci sono né Vergne (che ha riconosciuto di aver sbagliato), né la Ds Penske (che ha installato un dispositivo vietato, anche se dal comunicato diffuso inizialmente a Portland si evinceva il potenziale ottenimento di dati “sensibili”, smentito dalla scuderia), ma un nuovo stile – sempre più diffuso anche nella politica – in cui il manovratore non solo può essere disturbato, ma nemmeno criticato.

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Venerdì 14 Luglio 2023 - Ultimo aggiornamento: 06-08-2023 12:00 | © RIPRODUZIONE RISERVATA