La Ford Fusion: è in fase sperimentale la versione che si guida da sola

Ford, una finestra sul futuro:
la Fusion che si guida da sola

di Giampiero Bottino
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MILANO - Quando si parla di Ford Fusion, viene spontaneo pensare alla piccola monovolume urbana uscita di scena nel 2012 dopo 10 anni di onorata carriera. Al di là dell'Atlantico, lo stesso nome contraddistingue invece una generosa berlina (o station wagon), la gemella a stelle e strisce della Mondeo. Un'auto molto apprezzata dal pubblico americano, ma anche una piattaforma versatile utile per anticipare il futuro tecnologico dell'ovale blu.

Fuga in avanti. L'ultimo esempio di questa polivalenza viene dalla Fusion ibrida - modello regolarmente in vendita negli USA e pronto a sbarcare on Europa nel 2014 come componente della gamma nuova Mondeo - utilizzata come base per una vettura a guida completamente automatica, una finestra aperta su quella che in questo momento sembra essere per molti costruttori la nuova - e ancora piuttosto lontana - frontiera dell'industria automobilistica. La vettura costituisce il punto d'arrivo di una ricerca durata circa 10 anni ed è stata sviluppata in collaborazione con l'Università del Michigan e il gruppo americano State Farm.

Ecologia. Il prototipo si inserisce nell'ambito della strategia «Green» di Ford, che affida all'automazione una funzione importante nel raggiungimento della riduzione delle emissioni pianificata per il 2025, ed esibisce un'ampia serie di tecnologie per ora sperimentali, ma destinate a entrare nell'elenco degli equipaggiamenti disponibili sui futuri modelli del gruppo di Dearborn.

Valutazione. Ovviamente, il traguardo non è dietro l'angolo, ma ogni passo avanti come questa particolarissima Fusion concorre a renderlo un po' più vicino, come spiega Raj Nair, vice presidente Sviluppo prodotti globali Ford: «In futuro, i sistemi di guida automatica ci potranno aiutare a migliorare la sicurezza e a ridurre le congestioni del traffico, ma ci sono ancora molti aspetti da affrontare per trasformare questo scenario in realtà. Con questo progetto di ricerca possiamo studiare i limiti di queste tecnologie e determinare le caratteristiche dei sistemi che potrebbero arrivare sulle auto di serie sia nel breve che nel medio termine».

Il modello. La scelta della Fusion Hybrid non è certamente stata casuale, perché la sua versione di serie offre già oggi un'ampia gamma di tecnologie - disponibili anche su diversi modelli Ford commercializzati in Europa - che contribuiranno a «costruire» l'auto automatica del futuro. Sistemi come il monitoraggio della zona d'ombra o della segnaletica orizzontale, il controllo adattativo della velocità di crociera con mantenimento della distanza di sicurezza, piuttosto che l'assistenza attiva al parcheggio. E gli stessi sensori che domani offriranno il necessario supporto informativo alla guida automatica già oggi garantiscono il mantenimento automatico della corsia di marcia piuttosto che l'Active city stop che a velocità urbana può frenare automaticamente se rileva il rischio di un tamponamento.

Il passo avanti. A tutti questi dispositivi la Fusion Hybrid da ricerca aggiunge quattro sensori supplementari Lidar (Light detection and ranging) che utilizzano raggi di luce per effettuare una scansione tridimensionale dell'ambiente circostante, nel raggio di 60 metri dall'auto. Si crea in tal modo una mappa ambientale nella quale appaiono tutti gli oggetti in grado di riflettere la luce, compresi pedoni e ciclisti, con un grado di sensibilità che consente di riconoscere un animale di piccola taglia alla distanza massima coperta dalla scansione. E i trilioni di dati raccolti dai sensori di bordo consentono ai ricercatori dell'Università di realizzare delle mappe realistiche, in grado di aiutare la vettura a muoversi autonomamente e in piena sicurezza.

Strategia precisa. La realizzazione del prototipo Fusion rappresenta una tappa del cammino battezzato «Blueprint for mobility» chiaramente illustrato dal presidente Bill Ford al Mobile Worl Congress di Barcellona. Un percorso che nel breve termine prevede l'implementazione di sistemi già disponibili come l'Active City Stop e l'Active Park Assist, mentre nel medio terme sarà focalizzato sulla comunicazione e lo scambio d'informazioni tra veicolo e veicolo che potranno consentire a gruppi di vetture di sincronizzare i movimenti viaggiando «in formazione». In tempi più lontani ci si concentrerà sui sistemi di guida e di parcheggio interamente automatici. «Immaginiamo un domani - ha detto Bill Ford - in cui l’automobile connessa comunicherà con gli altri veicoli per migliorare i flussi del traffico, ridurre le emissioni e rendere le strade più sicure e sostenibili. Il nostro obiettivo è rappresentare il punto di riferimento per questa trasformazione, contribuendo a cambiare il mondo nei prossimi 100 anni ancor più di quanto abbiamo fatto nell’ultimo secolo».

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Sabato 28 Dicembre 2013 - Ultimo aggiornamento: 08-01-2014 22:16 | © RIPRODUZIONE RISERVATA