Il team Porsche Italia con una delle vetture che hanno preso parte all'evento

Porsche, il fascino della Winter Marathon:
avventura sulle strade della passione

di Sergio Troise
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MADONNA DI CAMPIGLIO - Ragionare troppo sulle cose da fare (o da evitare) non sempre giova. Emozione e passione devono avere un ruolo in ogni scelta, sempre, anche a costo di prendersi qualche rischio. E’ con questo spirito che abbiamo deciso di affrontare la Winter Marathon, prestigiosa quanto durissima gara di regolarità per auto storiche organizzata su un percorso di 426 chilometri, partenza e arrivo a Madonna di Campiglio, 44 prove cronometrate, 4 controlli orari e un controllo a timbro. Un’avventura in piena regola, resa ancor più dura da condizioni ambientali proibitive, con temperature sotto lo zero e tempeste di neve sui passi dolomitici più impegnativi, come il Pordoi e il Falzarego (ben oltre quota 2000), attraversati in piena notte. La neve ha bloccato persino alcuni mezzi dell’organizzazione e per questo è stato necessario cancellare una prova cronometrata, la numero 34, quella che portava dal Falzarego a San Cassiano, in Alta Badia.

Equipaggio inedito. Posche Italia ha deciso di affidare ad Enrico Fulgenzi, specialista della velocità in pista (è il vincitore della Carrera Cup 2013) la 356 C Cabrio del 1964 della sua collezione storica. Al fianco del 27enne pilota jesino è stato sistemato il sottoscritto, nei panni di improvvisato navigatore. Per entrambi, esperienza nella regolarità pari allo zero. Di conseguenza la classifica li ha relegati al 90° posto assoluto, su 117 partiti e 97 classificati. Ma a fine gara Fulgenzi non ha avuto dubbi: “Guidare un’auto storica su un percorso così impegnativo mi ha fatto capire che le Porsche non hanno età. Sono auto che non invecchiano mai, robuste e affidabili come le moderne. Certo, ogni specialità ha bisogno della sua scuola ed io non potevo aspirare ad un risultato nella regolarità, dove l’esperienza conta molto. Tuttavia ringrazio Porsche Italia per avermi scelto come testimonial del marchio in una manifestazione di questo tipo, dove la passione per l’auto si vive al cento per cento e spero di poter tornare a gareggiare anche nella prossima edizione”.

Auto senza tempo. L’entusiasmo di Fulgenzi si spiega con la libertà concessagli da Porsche Italia. “Non puntiamo al risultato, ma a dimostrare che le nostre auto non hanno età e possono affrontare qualsiasi difficoltà senza danni, anche se hanno superato la cinquantina” ha detto Pietro Innocenti, direttore della filiazione italiana della casa tedesca, a sua volta in gara, assieme alla navigatrice Laura Confalonieri (giornalista di Quattroruote) con una magnifica Carrera RS del 1973 in livrea arancione. Un’auto di elevato valore storico, che tuttavia non è entrata in classifica per un madornale errore dei commissari di percorso, che non l’hanno vista transitare ad un controllo orario (dove è regolarmente passata) e l’hanno dunque squalificata.

Errori da principianti. Debuttanti allo sbaraglio, Fulgenzi-Troise, come detto, si sono classificati novantesimi. Avrebbero potuto fare anche un po’ meglio se non fossero incorsi in madornali ingenuità dovute all’inesperienza. La prima sùbito alla partenza: hanno fatto scattare il cronometro al via simbolico, non a quello effettivo, e si son ritrovati a contare i secondi (10, 9, 8, 7, 6, 5… 0) come due dementi che abbaiavano alla luna. Risultato: crisetta di nervi, tanti secondi persi al via effettivo, scoraggiamento, motore spento e… ripartenza con tanti dubbi ad appesantire un’auto carica di pocket-coffee, succhi di frutta e tavolette di cioccolato. Secondo errore: fare rifornimento di benzina nel momento sbagliato. Tre minuti persi al controllo orario e tanti saluti a qualsiasi velleità di classifica.

Al freddo e al gelo. Per il resto, la “vecchietta” tedesca ha fatto il suo dovere, scaricando bene i 95 cavalli del suo motore 1.6 sul suolo gelato (grazie anche ad adeguate coperture invernali, per fortuna ammesse dal regolamento), esibendo una frenata impeccabile e mostrando qualche piccolo segno di affaticamento solo nell’impianto elettrico (quello originale, a 6 Volt). Quanto all’equipaggio, una volta capito che l’unico obiettivo da perseguire era arrivare al traguardo, se l’è vista brutta soltanto con il freddo: qualcosa ha bloccato infatti il passaggio dell’aria calda, e senza riscaldamento è stato impossibile proseguire a capote aperta, come in genere fanno, coraggiosamente, gli equipaggi di spider e cabrio storiche. Soltanto quando l’aria calda ha trovato un varco è stato possibile tirare di nuovo giù la capote, a beneficio di fotografi e video operatori.

Le Porsche degli specialisti. Come tradizione, è stata massiccia la presenza della casa tedesca alla Winter Marathon. Sicure, solide, affidabili, le auto di Stoccarda hanno popolato la gara, con ben 38 vetture al via. Tra queste, si son fatte notare, in particolare, quelle del Centro Porsche Brescia, in testa la magnifica Speedster del 1954 di Biagio Capolupo e Beatrice Saottini. Tra i “porschisti” il miglior risultato l’ha ottenuto l’equipaggio composto da Gianmario Fontanella e Alessandro Malta, sesto assoluto al volante di una efficientissima 356 A chiusa del ‘55. Bene anche Clerici-Restelli, noni assoluti su un’auto gemella di un anno più giovane, mentre onorevoli piazzamenti hanno ottenuto Barcella-Ghidotti (14mi su 356 C del ’63), Gatta-Marfina (17mi su 356 A del ’59), Nobis-Nobis (19mi su 356 B del ’62), Peli-Donà (20mi su 911 L del ’68). Soddisfatto lo staff di Porsche Italia, che una volta di più ha voluto sottolineare il ruolo dell’auto storica nel business complessivo del marchio. “Per noi Porsche Classic ha una valenza strategica importante, abbiamo un reparto certificazione dedicato alle storiche del nostro marchio, le assistiamo direttamente, con continuità, e con grande disponibilità di ricambi, tanto che il business del settore incide per il venti per cento sul nostro fatturato” ha dichiarato il dg Pietro Innocenti.

La gara dei campioni. La Winter Marathon 2014 è stata vinta da Giuliano Canè e Lucia Galliani, coniugi bolognesi da tempo ai vertici della specialità e già cinque volte vincitori nella gara di Campiglio. Sul secondo gradino del podio, con un distacco di 39 penalità, Ezio e Francesca Salviato. Sia Canè che Salviato guidavano una Lancia Aprilia, una delle auto più quotate del lotto (del 1938 quella del vincitore, del ’39 l’altra), tanto da aver occupato anche il quarto e quinto posto della classifica assoluta. Al terzo posto, invece, la Mini Cooper S del ’65 affidata a Nino Margiotta e Bruno Perno, i vincitori del 2013.

Le auto più interessanti. La vettura più datata al traguardo è stata una Fiat 508 S del 1932, affidata all’equipaggio bresciano composto da Franco Spagnoli e Giuseppe Parisi, ottavi assoluti. Fra le auto più rare al via, anche la BMW 507 del 1957 dell’equipaggio tedesco Stoschek-Brasch e l'Alfa Romeo 1750 Spider Veloce Prototipo del 1967 del collezionista milanese Corrado Lopresto, abituale vincitore di concorsi d’eleganza cimentatosi per la prima volta, senza fortuna, nella regolarità (è stato costretto al ritiro). Interessanti anche la Fiat 508 S Balilla Sport del 1935 di Morini-Fiumana, la Citroën Traction Avant del 1937 di Sandrolini-Ferrari, la Jensen 541R (1960) di Squizzato-Benatti, la Saab Sonett III del 1974 dell’equipaggio Pellegrino-Valentino, oltre a due Volkswagen Maggiolino e alle tante classiche inglesi Austin Healey, MG e Triumph. Ad arricchire il parterre anche una quindicina di auto post-‘68 ammesse al via, tra le quali alcune regine della storia dei rally come la Lancia Stratos, la Fulvia HF e le Fiat 124 Spider e 131 Abarth.

Viva le donne. Primo equipaggio femminile al traguardo, quello composto da Lucia Fanti e Susanna Serri, classificatesi al 33° posto su Alfa Romeo Giulietta TI del 1962. Una posizione onorevole, che tuttavia le ha escluse dal gran finale sul laghetto ghiacciato di Madonna di Campiglio, dove soltanto i migliori hanno potuto sfidarsi nel Trofeo TAG Heuer Barozzi ad eliminazione diretta: un finale spettacolare, scandito dalla cronaca in diretta di Ezio Zermiani, ex voce della Formula 1 che ha fatto da “colonna sonora” alla manifestazione.

Volti e nomi noti. A proposito di Formula 1, alla Winter Marathon s’è visto anche Ivan Capelli, in gara al volante di una Volvo PV544 del 1965 del Registro Italiano Volvo. Il marchio svedese ha schierato anche una 1800S del ‘65 (13ma con Massimo Zanasi e Barbara Bertini), una 142 del ‘61 (24ma al traguardo, con l’equipaggio Fabbri-Bertieri) e una 1800S del ’64, finita 70ma con Brescianini-Galluzzi. Tra le Case presenti in veste ufficiale c’era infine l’Alfa Romeo, che ha schierato due auto del Museo Storico di Arese: la Giulietta SZ Coda Tronca del 1961, 28ma con Salvinelli-Lanfranchi, e la Giulia TI Super del 1964, 31ma con Gamberoni-De Marco. Prima delle Alfa “private”, la Giulietta Spider di Lavagna-Olli, 21ma al traguardo.

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Sabato 1 Febbraio 2014 - Ultimo aggiornamento: 24-02-2014 07:12 | © RIPRODUZIONE RISERVATA