E' un' edizione limitata della F12 in omaggio alle vittorie che la 250 GT Berlinetta che nella seconda metà degli anni '50 conquistò quattro vittorie consecutive nell'allroa famosa gara francese.

Ferrari F12 Tdf, 788 cavalli e 799 esemplari per rendere omaggio al Tour de France

di Sergio Troise
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MARANELLO - Tdf è una sigla che ai più giovani dice poco o niente. E invece per chi ha i capelli bianchi, o comunque una cultura sportiva legata ai trascorsi di un marchio storico qual è Ferrari, sa che quelle tre letterine stanno per Tour de France: no, non la gara a tappe di ciclismo, ma la leggendaria gara automobilistica disputatasi in Francia, rigorosamente su percorso stradale, dal 1899 al 1986, che visse il suo periodo migliore negli anni 50 e 60, l’epoca di Alfonso De Portago, Olivier Gendebien, Lucien Bianchi, Willy Mairesse, ma anche di tanti piloti-gentlemen in grado di acquistare, e di guidare, costose gran turismo dalle elevate prestazioni. Auto che dovevano rispondere al doppio requisito di andare forte, come autentiche vetture da competizione, e di assicurare anche un buon comfort di marcia.

L’indimenticabile corsa francese è stata vinta per quattro anni consecutivi dalla Ferrari con la 250 GT del 1956. E proprio per questo motivo quell’auto è passata alla storia come Ferrari Tour de France (tdf). Oggi, a distanza di 60 anni, la casa di Maranello lancia una nuova Ferrari tdf, un concentrato di innovazioni tecnologiche derivato dalla attuale berlinetta F12 ma legato, per vocazione e filosofia progettuale, alla GT del secolo scorso. Verrà prodotta in serie limitata (799 unità) con l’obiettivo di rappresentare il concetto più avanzato di vettura estrema per uso stradale. Probabilmente sarà estremo anche il prezzo, per ora non rivelato, ma probabilmente ben superiore ai 300.000 euro, visto che l’auto da cui deriva è in listino a 275.000.

Esattamente come la progenitrice, la nuova tdf potrebbe passare senza problemi dalla strada alla pista. Non a caso verrà presentata in occasione delle finali mondiali del Ferrari Challenge, il campionato riservato ai clienti sportivi del Cavallino, in programma al Mugello l’8 novembre.

Il design di base è apparentemente quello della berlinetta F12, ma gli interventi sullo stile sono stati massicci e vistosi, in alcuni casi suggeriti dalle esperienze fatte sulla hypercar Ferrari XX e mirati ad esaltare il carico aerodinamico. Quanto agli interni, abbondano solo carbonio e alcantara, in funzione della leggerezza. Ma tutte le aree del DNA Ferrari sono state interessate alle modifiche in chiave prestazionale. Di conseguenza, la Casa dichiara che la F12 tdf “non ha uguali in termini di accelerazione, tenuta di strada e reattività”.

Il motore, derivato dal V12 6,2 litri della F12 berlinetta (740 cv) sfrutta le esperienze maturate sulla supercar LaFerrari, in Formula 1 e nel campionato GT, e sviluppa ora 40 cv in più: 780 (125 cv/litro) con coppia di 705 Nm e limitatore a 8900 giri. Il cambio è una versione aggiornata dell’F1 DCT con rapporti accorciati e una riduzione nel tempo di cambiata del 30% a salire e del 40% in scalata. Le prestazioni dichiarate sono eccezionali: 0-100 in 2,9 secondi, 0-200 in 7,9, velocità massima di oltre 340 km/h e tempo sul giro a Fiorano in 1’21, a un secondo e 3 decimi dal record de LaFerrari, dalla quale sono state mutuate speciali pinze freno che consentono di arrestare l’auto da 100 a 0 km/h in appena 30,5 metri!

Su questi ultimi punti qualunque esperto metterebbe le mani avanti, domandandosi: può davvero, un’auto di queste ragguardevoli dimensioni (4,656 metri, 1415 kg), per giunta con un cofano tanto lungo, imposto dal motore anteriore a 12 cilindri, non incontrare problemi di tenuta su percorsi tortuosi e difficoltà di frenata alle alte velocità? Le risposte degli ingegneri di Maranello sono convincenti: il largo impiego di materiali compositi ha fatto in modo da ridurre il peso di ben 110 kg, mentre la distribuzione del carico è stata ripartita per il 46% all’anteriore e per il 54% al posteriore. Quanto al passo lungo, e al conseguente rischio di sovrasterzo, è stata trovata una soluzione geniale: si chiama PCV, acronimo di Passo Corto Virtuale. Consiste in un sistema di ruote posteriori sterzanti, che consente, accoppiato ai controlli elettronici, di raggiungere valori di agilità propri di una compatta vettura da corsa.

Certo, nessuno ha guidato ancora il nuovo gioiello dedicato al tdf, ma il “passo corto virtuale”, e tutto il resto di cui s’è detto, fanno della nuova Ferrari un’altra icona del miglior Made in Italy targato Maranello.

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Venerdì 1 Gennaio 2016 - Ultimo aggiornamento: 17:28 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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