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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
I rottami della Jaguar di Sam Bird dopo il pauroso incidente

Evans imperatore di Roma: vince il 4° E-Prix sui 7 disputati nella Città Eterna. Bird salvo per miracolo dal più violento incidente nella storia della FE

di Giorgio Ursicino

I gladiatori danno spettacolo. Il nuovo re di Roma non molla il Colosseo e domina il quarto E-Prix capitolino su sette disputati. Il terzo consecutivo. Viene dalla fine del mondo Mitch Evans, ma sempre più innamorato della Città Eterna. Ha combattuto come un leone con altri due piloti che facevano parte del poker di driver considerati i favoriti per la conquista del Titolo. La gara, appassionante e combattuta, rimarrà però nella memoria del pubblico per lo spettacolare incidente che ha coinvolto oltre la metà del gruppone e, solo per fortuna, non è finita in tragedia. Il direttore di corsa, per rimuovere i rottami aggrovigliati e permettere ai box di riparare il riparabile, ha interrotto le corrida con la bandiera rossa, consentendo ai protagonisti di leccarsi le ferite per oltre un’ora.

Alle spalle della nuova leggenda del Campidoglio, si è piazzato il connazionale Nick Cassidy, un altro che viene da lontano. Con la Envision era secondo nella generale ed ora si è portato in testa. Il britannico Jake Dennis, con la vettura del team Andretti, che è arrivato all’Eur guardando tutti dell’alto in basso, certo non ha sfigurato, chiudendo quarto dietro la Maserati di Gunther che, dopo la vittoria in Indonesia, accompagna un’altra volta il bolide del Tridente sul podio. La graduatoria resta corta e i pretendenti sono sempre quattro: Cassidy 171, Dennis 166, l’uomo degli antipodi vestito di giallorosso 151 e lo sfortunato Wehrlein con la Porsche ieri solo settimo a 144. Sembra fuori dai giochi a tre round dal termine, anche se la matematica ancora non lo condanna, Jean-Éric Vergne, l’unico ragazzo in grado di vincere due campionati di FE (peraltro consecutivi) che ieri non è andato oltre il quinto posto.

Era il nono giro su un asfalto infuocato, con la temperatura che superava i 50 gradi facendo soffrire anche le batterie, quando è successo il patatrac. Un botto così violento da far impallidire anche la Formula 1. Le Jaguar, partite in prima fila e scattate in testa, stavano gestendo energia per attaccare nel finale e cercavano di non farsi superare troppo dai rivali. Sam Bird, con meno potenza a disposizione, aveva perso tre o quattro posizioni quando, in un tratto molto veloce, si è trovato un po’ fuori traiettoria. È saltato su un tombino ed è partito in testacoda, andando a picchiare prima a destra e poi a sinistra. Fin qui tutto normale, nonostante l’andatura sostenuta, pochi danni dal carrozziere. Ma è stato in quel momento che si è scatenato lo tsunami.

Sam aveva alle spalle i tre quarti del gruppo e in quel punto si viaggia a gas pieno senza visibilità perché i muretti sembrano una pista da bob. I primi sono passati, per fortuna, poi è arrivata la Envision di Buemi e non è riuscito ad evitare la Jaguar nonostante fosse ferma, per traverso sì, ma da un lato della carreggiata. Il colpo, parecchio violento, ha fatto carambolare la monoposto martoriata che si è fermata proprio al centro del tracciato. Era praticamente impossibile sia fermarsi che infilarsi ai lati dove entrava per miracolo una monoposto. Pochi non hanno baciato Bird che era inerme legato come un salame. Wehrlein e Da Costa, con le Porsche, si aprivano addirittura come Frecce Tricolori e scansavano il giaguaro nel mezzo. Alle fine arrivava il povero Edo Mortara che non riusciva a fare nessuna manovra se non tentare di frenare e sbocciare la Jaguar ridotta ad un rottame.

La regia per diversi minuti non ha mandato in onda alcun replay perché nessuno credeva che tutti fossero usciti senza nemmeno un graffio. Le Formula E di terza generazione, e soprattutto le scocca realizzata da Dallara, hanno dimostrato una grande solidità, superando indenni il violentissimo crash. In questi casi, però, tra il non farsi niente e lasciaci le penne è un attimo. Quando una monoposto è ferma per traverso sulla strada e le altre sfrecciano a piena velocità, la vulnerabilità è massima poiché fra le frecce lanciate ed il pilota fermo c’è solo qualche foglio di carbonio. Troppo poco per evitare il peggio. Tornano in mente le immagini di Zanardi in Germania e gli incidenti mortali avvenuti a Spa: macchina ferma centrata sulla fiancata da un’altra lanciata al massimo.

Ora che hanno a disposizione una vera macchina da corsa, i piloti danno spettacolo, mettendo a dura prova i tracciati cittadini e le loro protezioni. Come ha detto il guru delle formula Alejandro Agag, quando scenderanno in pista i bolidi della “Gen4” bisognerà rivedere alcune cose. Soprattutto nei circuiti cittadini perché le performance di quelle auto saranno veramente mostruose e potranno mettere in crisi strutture che non sono permanenti anche se montate con rapidità e competenza dagli organizzatori. Tutto ciò, però, avverrà solo nel 2027, poiché la “Gen3” ha fatto il suo esordio proprio quest’anno e resterà sulla scena per quattro stagioni, proprio come è avvenuto per le generazioni predenti.

Il balzo dalla “due” alla “tre” è stato forte, la potenza è arrivata a 350 kW, corrispondenti a quasi 500 cavalli elettrici, quindi molto più pronti e gestibili di quelli termici (nello scorso appuntamento di Portland la velocità massima a sfiorato i 280 orari). Con l’arrivo della “quattro” il salto in alto sarà ancora più acrobatico, con le power unit che quasi raddoppieranno la potenza, arrivando a 600 kW (oltre 800 cavalli) tanto che sarà necessaria la trazione integrale.

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Domenica 16 Luglio 2023 - Ultimo aggiornamento: 17-07-2023 09:39 | © RIPRODUZIONE RISERVATA