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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La Ferrari sulla pista cittadina di Singapore

Sainz “matador” a Singapore. Red Bull alla deriva, la Ferrari in lotta per la vittoria con la Mercedes

di Giorgio Ursicino

Carlos junior sta diventando anche lui “matador”. Proprio come il tostissimo papà che, il prossimo gennaio, alla tenera età di 62 anni, partirà all’assalto della quarta vittoria alla massacrante Dakar. Un prestigioso trofeo che vorrebbe mettere in bacheca a fianco dei due Mondiali Rally vinti quando era giovane. “Junior” è più raffinato e meno plateale del genitore, ma non per questo meno coriaceo. E ieri, per la seconda volta di fila dopo Monza, si è acchiappato la pole mettendo in fila tutti i piloti più forti del mondo. E, soprattutto, il compagno di squadra Leclerc, il predestinato che abita a Maranello da molto più tempo di lui. La performance è arrivata su un tracciato quasi opposto al Tempio della Velocità che era annunciato quasi ostico per il Cavallino.

Un cittadino fatto di allunghi e curve a novanta gradi dove è molto importante la trazione e richiesto un forte carico aerodinamico al posteriore che la Ferrari finora non riusciva trovare. L’affondo dello spagnolo è un bel messaggio, non c’è che dire. Che Vasseur, da grande esperto di motorsport, ha fatto finta di non notare, essendo anche lui, come il predecessore Binotto, un estimatore del ragazzo di Madrid. «Sorpreso per le performance di Carlos? Niente affatto. Conosco il suo valore. Ed ora che la vettura sta andando meglio tira fuori il massimo. Anche Charles ha fatto bene, i distacchi sono di millesimi...».

Ma a sorprendere non è tanto il comportamento dei piloti, sono quasi tutti concordi che quando la SF-23 non bisticcia con i Pirelli sanno farsi valere. È quello della Rossa che ha fatto saltare sulla sedia. Al Gran Premio d’Italia la nazionale dei motori aveva dimostrato di essere un fulmine in qualifica sui tracciati rapidi e di saper gestire anche le gomme sulla distanza, almeno con poco carico. Questo rispetto a tutta la concorrenza perché la Red Bull restava di un altro pianeta. Ora manca l’ultimo tassello. Far vedere che il feeling con i pneumatici anche sul ritmo di gara su quei circuiti che pretendono un notevole carico.

L’occasione per dimostrarlo è ghiotta perché, contemporaneamente, c’è la chance di vincere la gara e diventare la prima squadra non Red Bull a farlo. L’equipe diretta da Chris Horner, stranamente, temeva la gara nella città stato per conservare la propria imbattibilità stagionale, ma nessuno avrebbe pensato che i campioni del mondo si sarebbero sciolti sotto i riflettori della baia. Entrambe le Red Bull sono rimaste fuori dalla Q3 che ha accolto la due Haas e il fenomeno Verstappen non ha assolutamente graffiato andando quasi in tilt. L’olandese, molto nervoso per le inaspettate difficoltà, si è a lungo lamentato con il suo muretto per l’assetto.

Il tulipano criticava un avantreno «troppo preciso» che, secondo lui, mandava in crisi il posteriore. Una critica al tipo di guida che lui di solito preferisce, una “lotta fra gli assi” che abitualmente interessa la Ferrari, ma sembrava non riguardare un’astronave perfetta come quella di Adrian Newey. Oggi si apre un pagina nuova perché le speranze che la RB non ritiri la coppa più grande appaiono consistenti. Singapore non è Monza. E neppure Hungaroring, che qualche speranza di sorpasso in fondo al rettilineo dei box la lascia. In Oriente evitare il trenino è complicato e per gli austriaci sarà difficile recuperare.

Su questo spera molto anche Sainz che scatta davanti a tutti, a fianco della Mercedes di Russell e con alle spalle il compagno monegasco. Poi Norris, Hamilton e Alonso. Tutti driver che hanno vetture più forti in gara che in qualifica. George si sbilancia: «Proverò a vincere. Venerdì avevamo un ottimo passo gara e siamo gli unici ad avere due treni di medie nuovi...».

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Domenica 17 Settembre 2023 - Ultimo aggiornamento: 18-09-2023 07:06 | © RIPRODUZIONE RISERVATA